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La boum americaine

Ovvero, il remake americano de Il tempo delle mele, denominato The Party. In Italia, che non capiamo niente, l’abbiamo rinominato "Hollywood Party" invece di qualcosa di più sensato tipo "Il tempo delle fragole". Gli stupidi yankee, come al solito, stravolgono la trama e l’ambientano nel 1968 a Hollywood, ricreando anche uno stile cinematografico dell’epoca.
La deliziosa Vic diventa un indiano d’India (che abita dalle party
di Bombay), un certo Hrundi Bakshi, molto pasticcione, i cui antagonisti, invece di essere i genitori che non ricordano più che significhi essere tredicenni, sono produttori e registi che non vogliono farlo lavorare. Il film purtroppo si perde quasi subito: dopo un’inizio drammatico in cui i cattivi compagni di festa del buon Bakshi tendono ad ignorarlo, iniziano una serie di gag che se fossero volontarie sarebbero da scompisciarsi, ma sappiamo tutti che è impossibile tenere un ritmo comico così elevato mantenendo l’unità di luogo e senza far succedere praticamente niente. Bisognerebbe essere dei geni sia come regia che
come interpretazione. Ci saranno poi i soliti criticoni che vorranno per forza vedere le metafore sull’immigrazione e la partecipazione alla festa america, ma che noia!
Per fortuna il film si riprende sul finale,
quando Vic, pardon, Bakshi trova l’amore, che non è il bel Jean-Luc coi baffetti da tredicenne ma un’analoga francesina, senza baffetti per fortuna.

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