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Annecy 2005 parte quarta: da giovedì a sabato

Giovedì
10:30 Cortometraggi in concorso 4
Senza dubbio il migliore dei cinque programmi in concorso, Corti 4 offre uno dietro l’altro una serie impressionante di bei lavori. Si parte con City Paradise, britannico, di Gaelle Denis (a sinistra), opera in tecnica mista 2d, 3d, riprese dal vero e disegni tradizionali (olè!), che ci racconta di come per imparare una lingua bisogna immergersi in una nazione. E la deliziosa giapponesina Tomoko protagonista del corto prende alla lettera questo principio. Segue Maestro, dell’ungherese Géza M. Toth, in 3d, che raccontando di un musicista che si prepara ad un concerto sviluppa una gag a sorpresa davvero azzeccata e una regia perfettamente adeguata allo scopo (non dico altro per non rovinare la sorpresa…ma i movimenti di macchina apparentemente assurdi non sono a caso!). Morir de Amor (a destra), prodotto in Germania da Gil Alkabetz era uno dei miei favoriti personali per la vittoria generale, e ho sofferto che sia stato ignorato. Due pappagalli si annoiano in una gabbia in una casa in bianco e nero e si ricordano della coloratissima giungla in cui vivevano prima di venir catturati. La loro storia si incrocia con quella del loro padrone e della sua poco fedele moglie. Commovente e divertente allo stesso tempo. Buono anche Imago…, di Cédric Babouche, francese, storia di aviatori a metà tra Hergé e Miyazaki, un po’ già visto ma esteticamente molto bello, e Chahut, franco-belga di Gilles Cuvalier, opera surreale su una città deserta durante un carnevale.
14:00 TV 4
Quest’anno sono riuscito a vedere molta poca TV, per difficoltà ad incastrarla con tutta la roba da vedere e perché in effetti non ha grande priorità rispetto ad altri programmi più importanti. Ho anche avuto sfortuna, avendo mancato quasi tutti i programmi con un premio vincitore. Questo programma era definito "per adulti", e di solito si tratta delle opere più valide o per lo meno più stimolanti per un pubblico critico. E però non è stato nel complesso esaltante; da ricordare è il lungo speciale dell’inglese Angry Kid, ad opera della Aardman Animation (Wallace & Gromit, Galline in fuga), vincitore del premio come miglior especiale, che tutto sommato regge abbastanza sulla distanza (il dubbio era legittimo, essendo la serie di Angry Kid costituita da micro-episodi di un minuto o due), il demo di Co2 della durata di soli due minuti, francese, che parla del backstage di una rock band (il soggetto perlomeno è originale!) e lo spassoso americano Green Screen Show, un’idea davvero curiosa. Un gruppo di attori recita improvvisando su un tema, mediante interazioni tra di loro e col pubblico, di fronte ad uno green screen. In fase di post-produzione viene aggiunta animazione in qualià di effetti speciali alle gag. E’ molto divertente, ma si basa unicamente sulla bravura degli attori, e in fondo l’animazione è solo un orpello aggiuntivo. Confesso di avere ronfato su Suppostar contre Mechantor, ma mi dicono che era una serie superoistica per bambini ricca di idee.
18:00 Frank & Wendy
Oh, che peccato. L’animazione estone, pur essendo estremamente monocorde come stile, aveva fatto vedere cose interessanti negli anni scorsi, e quindi ci si aspettava qualcosa di interessante da questo primo lungometraggio della nazione baltica. Purtroppo le speranze sono andate deluse: il film non è altro che un collage dei pochi episodi prodotti della serie di Frank & Wendy, praticamente giustapposti con una labilissima cornice. La serie, vista l’anno scorso, appariva incoraggiante, ma il tratto volutamente sgradevole, l’estremo cinismo e le trame surreale di satira sui film di spionaggio stancano in fretta: è uno stile adatto alle serie, in un lungo è davvero fuori posto.
21:00 Canadesi indipendenti 2
Solitario mi son visto questo programma alla sala Pierre Lamy, fortunatamente in ottima posizione. Si tratta di una serie di corti canadesi al di fuori del solito National Film Board, il quali offronotutto sommato visioni anche alternative. Infatti si son visti ben quattro astratti (di cui uno buono, Pssst di Anne-Marie Sirois e uno particolarmente molesto, Movements of light di Karl Lemieux) oltre ad altri tre o quattro non narrativi. Tutto questo rende il programma piuttosto pesante anche se interessante, e non poche persone hanno abbandonato la sala durante la proiezione. Stolti, perché l’ultima proiezione, Mr. Reaper Really Bad Morning di Carol Beecher e Kevin Kurytnik, è invece uno spassosissimo corto umoristico sulla Bieca Mietitrice che se la passa male un lunedì mattina.

Venerdì:
10:30 Avoid Eye Contact 2
"Avoid Eye Contact" è il nome del progetto, coordinato da Bill Plympton, che riunisce gli animatori indipendenti di New York e pubblica una serie di dvd con le loro opere. L’anno scorso era uscito l’ottimo primo dvd e quest’anno è stato presentato il secondo, messo contestualmente in vendita. Curiosamente, però, se l’anno scorso era stata proiettata solo una parte del dvd e quest’ultimo costava di meno che da altre parti a comprarlo dalle manine sante di Sigme Baumane, quest’anno in proiezione c’erano corti non contenuti nel dvd il quale costava di più che nei circuiti normali!. Peccato, perché tra i corti mancanti c’erano forse le due cose migliori: Catch of the day, il nuovo corto questa volta non umoristico di John Dilworth (Dirdie Birdie), Guard Dog e una candidatura all’Oscar di Bill Plympton. Per il resto il programma era anche inferiore al precedente: Patrick Smith continua con le sue deformazioni di corpi, Sigme Baunane si dà all’umorismo sofisticato tralasciando la sua ormai mitica fissazione per il sesso orale, Micheal Overbeck ci delizia con un’apocalisse vista da Atlante.
14:00 Film di scuola 3
Ultimo programma di corti di scuola che sono riuscito a vedere, si pone come qualità a metà strada tra gli altri due. Da ricordare il franco-spagnolo Citoplasmas en medio acido, pupazzi e plastilina per le vicissitudini di uno studente che si annoia durante una lezione; Overtime, francese, (vincitore del premio come miglior corto di scuola, a destra) in cui piccole rane di pezza, simili a Kermit dei Muppet, prendono vita dopo la morte del loro creatore dando origine ad un corto ritmatissimo, divertente e anche con qualcosa da dire sul rapporto tra creazione e creatore; Born to be alive, ancora francese, che parla di un gatto brutto che vuole suicidarsi, con gag a volte già viste ma design 3d originale e piacevole; Plan B, assurdo belga che narra una complessa storia di spionaggio e viaggi nel tempo un po’ inconcludente e soprattutto con un tipo di disegno assolutamente non adatto alla trama.
16:00 TV 2
Avevo poco entusiasmo per questa visione, piazzata perché in concomitanza c’era davvero poco da vedere, e tutto sommato penso di non avere avuto torto. Un programma dedicato ai bambini in cui nulla è veramente degno di nota. Salvo, giusto per il design, Chalk Zone, storia di un bambino i cui disegni prendono vita in un mondo parallelo. All’iniziare dell’ultimo programma, un canadese a pupazzi sulle renne di Natale della durata di 45′, io e i miei compagni ce la siamo svignata.
18:00 Alosha Popovich
Qualcuno mi ha convinto a saltare Politically Correct 2 per vedere questo supposto ottimo film, dicendomi che si tratta di un Astérix in animazione. Bah, doppio bah! Qualcosa di vaga ispirazione al capolavoro di Goscinny e Uderzo c’è, ma inglobato in un film tutto sommato piuttosto noioso e, soprattutto, privo di verve e di gag riuscite. Insomma, non si ride con Popovich, e non è un difetto da poco in un prodotto di stampo classico/Disneyano.
21:00 Cortometraggi in concorso 5
E con questo programma si conclude anche il concorso principale di Annecy 2005. Pur non avvicinandosi alle meraviglie del programma 4, offre tuttavia una varietà di stili e di tecniche che si vedono raramente. Notevole è L’èlèphant et les quatre aveugles, prodotto in Francia ma realizzato dal russo Vladimir Petkevitch, che riprendendo una favola indiana anima la sabbia in immagini molto spettacolari. Troppo lungo, però. Non si può ignorare il vincitore parzialmente inaspettato del Cristallo di Annecy, The Mysterious Geographic Exploration of Jasper Morello (a destra), che unisce la vetusta tecnica delle silhouettes a spettacolari immagini in 3d per narrare una storia molto articolata (quasi da lungometraggio) in stile Jules Verne con venature steampunk. Il polacco Tomek Baginski, candidato all’Oscar nel 2003 per The Cathedral, presenta il suo nuovo corto Fallen Art, in cui suggerisce una nuova tecnica di animazione molto particolare. Speriamo che Paul Bush non prenda esempio. Dies Irae, del francese Jean-Gabriele Périot, è un’assurda sequenza di foto di strade una dietro l’altra la cui colonna sonora è costituita da musica orientale piuttosto soporifera invece della consueta techno sparatissima di opere del genere. È stato non poco deriso, e sulla strada del ritorno ho fatto diverse foto all’autostrada per poterlo imitare.

Sabato:
10:30 Internet
I corti per internet sono tutto sommato uniformi. Piuttosto brevi (chi sta per oltre cinque minuti di fronte ad un monitor a guardare un’animazione?) realizzati in Flash (quindi con animazione fluida ma oggetti di solito rigidi e colorati uniformemente) e quasi tutti umoristici. Qualche eccezione, in tutti i campi, c’è, ma questa sorta di monotonia rende il programma a volte un po’ noioso. Tuttavia, qualche spunto interessante c’è. Intanto, il programma si apre e si chiude con i celeberrimi Happy Tree Friends, probabilmente considerati fuori concorso perché di livello superiore (avevano trionfato già nel 2003), con il pubblico che fa il coro sulla sigla. Di notevole c’è il fatto che i due corti italiani in concorso erano più che buoni: al di là dell’inevitabile campanilismo, io avrei premiato almeno uno dei due. Già un italiano, Stefano Buonamico l’anno scorso aveva vinto, e i lavori più recenti di Bozzetto sono in Flash: insomma, questo sta a testimoniare come dalle nostre parti ci siano più talenti tra gli animatori che fondi a disposizione. Di questi, John the Brave di Andrea Castellani è una specie di Samurai Jack, con grossi debiti a Tartakovski sia come regia che come stile di disegni, mentre il secondo Si tu n’étais pas là, di Mattia Francesco Laviosa (a sinistra) è sostanzialmente identico alla pubblicità della Campari con i due personaggi androgini, sebbene ambientata a fine ‘800 e, diciamolo, girata meglio. Vincitore è stato Long Distance Relationship, australiano di Bernard Derriman, che però mi è parso logorroico ma senza sostanza, pur con un inserto onirico abbastanza valido. Piccola segnalazione per l’americano Fleeced, molto stilizzato per una specie di favola esopica umoristica, e per il nippo-canadese Perestroika sulle vicissitudini di tre russi sempre affamati.
14:00 Cinémathèque Québécoise 2
Tanto era bello e interessante il primo programma della Cinémathèque Québécoise tanto è stato noioso e faticoso da seguire il secondo. Che strano! Ma forse si è anche trattato del fatto che il sabato, dopo oltre venti programmi seguiti, si tende ad essere più stanchi. Confesso di essermi brutalmente addormentato di fronte ad uno dei capisaldi della storia dell’animazione, The sinking of Lusitania di Winsor McCay (a destra), e di aver sopportato a fatica sperimentalismi come Histoire grise (Histoire verte) di Pierre Hébert, per non parlare dell’assurda opera messicane degli anni ’30 El tesoro di Moctezuma di Andrade e Alfonso Vergara. In compenso ci si poteva consolare con un delizioso Tex Avery, Rock-A-Bye Bear (ma quali Tex Avery non sono deliziosi?), un bel Fritz Freleng di propaganda Private Snafu: The three brothers e lo spassoso Brek! in plastilina del russo Garri Bardine.
18:00 Panorama 3
Sono rimasto scottato coi "Panorama" nel 2003, quando in una Pierre Lamy incandescente (era l’estate più calda del millennio, ricordate?) avevo visto una serie assurda di porcate. Visto anche che sono proiettati in sale minori e in orari poco agevoli, finisce che ne ho visto uno solo nel 2004 (non malaccio, dal poco che ricordo) e uno solo anche nel 2005. Peccato, perché, tutto sommato, non c’è tutta quella differenza rispetto ai corti in concorso…e addirittura scopro alcuni nomi noti tra gli autori, cosa che non mi sarei aspettato. Segnalo, di questo programma, Viaje a Marte, argentino di Juan Pablo Zaramella (a sinistra), che in tecnica mista plastilina/marionette racconta della piccola grande ossessione per gli astronauti di un bambino, con un inaspettato ed esaltante finale a sorpresa; KaBoom di PES (noto per la sua collaborazione con Avoid Eye Contact) è una specie di parodia della guerra, tanto surreale quanto efficace; Max entre ciel et terre, temutissimo perché realizzato da 35 bambini belgi, è invece un’apologia della diversità meno stucchevole di quanto temuto; cNote, del canadese Christopher Hinton (già vincitore qualche anno fa ad Annecy con Flux) che tenta la via dell’astratto assoluto ma con scarso successo; Kaze, ghost warrior, americano di Timothy Albee, realizzato in una grafica 3d molto, troppo curata da un otaku dei samurai che è andato in esilio in Alaska per realizzare questa soporifera roba di 23 minuti. Me la sono svignata a metà, e mi han detto che ho fatto bene.
21:00 Premiazione
L’anno scorso, in omaggio alla nazione dell’anno (la Corea) il direttore artistico del festival e presentatore delle serate Serge Bromberg si era vestito con un abito tradizionale coreano. Per scherzare, dicevamo che quest’anno si sarebbe vestito da giubba rossa. Entrato nella sala, col sipario ancora abbassato, scorgo alcuni lenzuoli bianchi che spuntano dai tendoni e capisco: lenzuoli bianchi – neve – foreste innevate – Canada – giubba rossa. Ho azzeccato. Per movimentare la premiazione viene escogitato il trucco che, nel discorso di accettazione, i premiati non devono dire "grazie" in nessuna lingua, pena la perdita del premio. Inevitabilmente, magari anche per l’emozione, ai premiati sfuggiva un "merci" o un "thank you" e allora il premio diveniva uno pneumatico o una boccia per pesci rossi o un coniglio vivo, che è finito nelle mani di quel crucco disgraziato di Stephan-Flint Muller. Povera bestiola.

E così, con una spassosa premiazione, si chiude anche Annecy 2005. All’anno prossimo, e che ci sia anche qualcuno di voi!

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