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Dei soprannomi

Marge (rivolta ad Homer): "I bambini possono essere crudeli…"
Bart: "Davvero possiamo?"
Lisa: "Ahia!"

Una delle prerogative che ho sempre invidiato ai bambini consiste nel poter prendere in giro i propri coetanei e sbeffeggiarli senza provare alcuna restrizione morale nel farlo né doversi preoccupare di farlo per bene. In realtà io da piccolo ero troppo timido e perbene per poter prendere in giro i miei amichetti, quindi subivo e basta, e per di più ho ricevuto negli anni davvero tanti soprannomi, la maggior parte dei quali irriferibili o quasi. Per vendetta ho raggiunto una straordinaria esperienza ed abilità nell’inventare pseudonimi per le persone. Provateci anche voi con questi semplici consigli.

a) Le rime sono verità. Un soprannome che contiene una semplice rima non solo è più facile da ricordare, ma acquisisce anche un’autorità non trascurabile. La somma delle componenti di Suocero Facocero è assai maggiore delle due prese singolarmente.

b) Siate pretestuosi. Aggrappatevi a qualunche minimo appiglio per infestare le vite delle vostre vittime. Se un vostro (ex) amico una volta ha raccontato di aver fatto un peto, chiamatelo pure Scoreggia di Versailles, se una sfortunata è a malapena capace di cucinare, che diventi Culatta Pignatta.

c) Si eviti il riferimento a personaggi famosi, reali o inventati. Se qualcuno ha molti nei, può essere chiamato Bruno Vespa, ma la cosa è terribilmente insipida. Similmente, chiamare un appassionato di pesca Sampei merita non dico la pena di morte, ma almeno la tortura. C’è da dire che la maggior parte dei soprannomi di questo tipo che si trovano sono nickname in rete, e in quanto tali sono autoimposti.

d) Le storpiature dei cognomi funzionano molto meglio di quelle dei nomi. Questi ultimi o sono troppo comuni (e i relativi soprannomi quindi usurati: Pippo per Giuseppe) o troppo rari (e allora il nome stesso è una maledizione: che gusto c’è a chiamare Sanbernardo uno che si chiama Albelardo?). I cognomi permettono di sbizzarrirsi di più, ma è fondamentale essere creativi. Ad un poverello, per fare un esempio a caso, che si chiama Ventimiglia, non affibbiate Trentamiglia o Sanremo, ma piuttosto il surreale Millemetri o il discreto Ventiminchia. È concesso di deformare anche oltre il conoscibile se il risultato è valido: Caprioli che diventa Caccaruoli funziona bene.

e) I riferimenti al carattere di solito non funzionano molto bene, e paradossalmente tendono ad offendere le persone molto più di soprannomi pretestuosi e volgari. Quelli sul fisico possono andare, ma sono banali e quindi sconsigliati.

f) La regola più importante: siate i più volgari possibili, sia in senso scatologico che sessuale. Per le signore funzionano meglio i suggerimenti: gli aggettivi Sbrodolona,Bagnata, Mutandalisa associati a qualche epiteto sono particolarmente efficaci ed offensivi. Per gli uomini, invece, si consiglia piuttosto una combinazione di turpiloquio e la buona vecchia omofobia che non tradisce mai, anzi, aggiunge quel je-ne-sais-quoi a pseudonimi per il resto meno interessanti. Derviscio Culoliscio, al di là della potenza della rima, è un gioiello per ciò che suggerisce, mentre Ugo Sborrasugo è senza alcun dubbio particolarmente disgustoso (e questo è un bene!).

g) Il soprannome va usato con moderazione, e non deve mai sostituire il nome vero ma diventarne un complemento, pena la sua perdita di consistenza. L’uso deve quindi arrivare nei momenti più inaspettati, e non con continuità. Esistono però due tecniche che contraddicono la precedente asserzione: la prima consiste nel variare continuamente il soprannome secondo uno schema preciso. Così, se uno ha la disgrazia di chiamarsi Alberto lo si può apostrofare come Roberto, Lamberto, Adalberto, Gianberto, Bomberto, Huyukkuberto e così via. Per esperienza so che questo approccio funziona molto bene. La seconda ne è l’opposto: prevede l’utilizzo del soprannome in funzione di "epiteto", magari apponendolo al nome vero, e implica un uso continuo ed asfissiante. In tal caso, il soprannome dev’essere corto e denso, possibilmente anche astratto. Il mio ex-coinquilino Il Sire sa bene quanto questo approccio sia potente.

E ora potete divertirvi a farvi un mucchio di nemici anche voi!