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La maledizione della puntualità

Io sono puntuale. Complimenti, sento dire le schiere dei miei fan, vuoi una medaglia? Sì,invero me la meriterei, poiché essere puntuali è un’attitudine ed è tremendamente complicato e faticoso.

La persona puntuale non si accontenta di calcolare i tempi per arrivare nel luogo giusto all’ora giusta secondo i parametri medi di percorrenza ("ci vogliono dieci minuti in macchina"): no, egli considera il caso peggiore nei limiti della ragionevolezza, con un concetto di "ragionevolezza" che probabilmente è più contorto del dovuto. Io, in quanto uomo puntuale,  non considero quindi la possibilità di bucare una ruota, ma il fatto che una corsa di un autobus possa saltare o che ci sia traffico molto superiore alla media sono casi per me perfettamente possibili e quindi da tenere presenti. Persino quando non ho mezzi di trasporto da prendere mi preparo molto prima: non si sa mai, potrei rompere una stringa allacciandomi una scarpa o potrei dimenticare qualcosa a casa e dover tornare indietro.
Il problema è che, per definizione, i casi peggiori non si verificano quasi mai, e pertanto arrivo nel luogo previsto con un anticipo considerevole. Agli appuntamenti con le persone arrivo di solito 5-10′ prima (e non parlo di appuntamenti "galanti", per il quale magari l’anticipo per i maschietti è socialmente accettabile, ma anche andare al cinema o a bersi una biretta con quei soliti quattro figuri che conosco da una vita), mentre per i treni tendo a giungere 15′ prima. Come mi han fatto notare, se avessi perso un treno una volta ogni tanto avrei comunque passato meno tempo in stazione rispetto a quanto ho atteso in stazione in anni di uso regolare dei treni.
Come sarà chiaro, il corollario di questa maledizione è il dover aspettare, e poche cose sono antipatiche come stare in attesa senza far niente, soprattutto se si pensa alle cose interessanti/utili/remunerative che ho dovuto lasciare per venire in antic…ehm, orario. Se sono in macchina magari ascolto la radio o addirittura leggo qualcosa, a volte telefono o riesco ad incastrare una piccola commissione, ma la sensazione di star perdere tempo è comunque asfissiante.
Purtroppo, inevitabilmente, ho a che fare con gente che, stupida gente, non arriva in orario, o se lo fa ha semplicemente avuto fortuna e tutto è filato liscio (quindi, secondo i miei canoni, non è puntuale). È veramente frustrante dover interrompere qualcosa di interessante o dover uscire prima dal lavoro per arrivare 10′ in anticipo, e dover attenderne ancora di più poiché il compagno di appuntamento "ha trovato traffico". Non stupitevi quindi se vedete una persona sbattere la testa contro un muro gridando "Sono le sei del pomeriggio di un giorno feriale in una grande città! C’è SEMPRE traffico!".

Le persone che mi frequentano presto o tardi si rendono conto di questa mia mania. Alcuni di esse curano maggiormente la puntualità, altre tendono a fregarsene ma magari avvertono anche per ritardi di 5-10′, cosa che non farebbero per le persone normali. Mi rendo conto che tutto questo è un indizio di un approccio poco rilassato e disinvolto nei confronti della vita, e che se facessi come tutti gli altri e arrivassi a volte puntuale e a volte in ritardo di poco non succederebbe nulla. Ma è più forte di me: l’orologio è un mio nemico!