xxmiglia.com's
uFAQ
Scrivermi?
Categorie
Ricerca

Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Dall’albero di Sbomballa

(Haiku, breve composizione poetica giapponese in tre versi da 5, 7 e 5 sillabe. Deve contenere un riferimento ad una stagione e deve succedere qualcosa. )
Come i miei affezionati lettori sanno, esiste una rara specie di scimmia che compone haiku; in particolare la scimmia Sbomballa è specializzata nel comporre haiku da utilizzare nella vita di tutti i giorni. Il vostro eroe, arrampicandosi sul suo albero e schivando i proiettili di cacca, ne ha rubato alcuni esempi.

Comprare il pane
Cala il freddo,
la dispensa è vuota.
Due biove, prego.

Inveire contro un automobilista indisciplinato
La meretrice
che fornicò d’estate
è la tu’ mamma.

Svignarsela dalla visita a casa della zia Mariolina
Guarda su il cielo:
le rondini migrano.
E così pur io.

Invitare i colleghi a prendere un caffè alla macchinetta
La neve copre
i pensieri, letargo
bianco. Un caffè?

Sgridare proprio figlio per un insufficienza a scuola
Fiume leggiadro
mormora. Un ramo si
muove. Su di te.

Chiedere dov’è la farmacia più vicina ad un passante
Gelo di marzo.
Messer, l’ossa dolgono,
dove il rimedio?

Se non vi piacciono, prendetevela con Sbomballa.

Pony pony pony

Mi son detto: “No, dai, questo non lo posso scrivere. E’ troppo simile a qualcos’altro che ho scritto di recente”. Poi mi son risposto: “Ma vaffanchiappe, scrivo anche un po’ quel che strapicchio mi pare!” (non letteralmente). Infine ho pensato: “Uh, è quasi mezzogiorno, tra un po’ si mangia”. Ma questo non c’entra.

Beh, dicevo. In quarta elementare alle femmine della mia classe era venuta una mania: per diverso tempo, nell’ordine di settimane, forse mesi, le bambine passavano l’intervallo a cantare questa canzoncina:

Oh, Pony pony pony
Zaccaria mustafà
Mustafà-fa-fa
Baccalà-la-là
Tu mi emi emi emi
Tu ami ami ami
Tu mi vuoi vuoi vuoi
Tu mi vuo-o-i

La filastrocca era cantata e suonava così (questa non ve l’aspettavate, eh?) , ed era accompagnata da una specie di balletto da fare a coppie. Non sono in grado di ricostruirlo, ma non era nulla di complesso, era basato su battere le mani, toccarsi i talloni o gesti simili.
Io, che ero (e sono) un maschio non potevo partecipare, ma ero ipnotizzato dalla canzoncina quasi quanto le femmine che vi si dedicavano. In particolare ero affascinato dal testo, e cercavo di trarne un senso. Evidentemente un senso non l’ha, è solo una filastrocca nonsense per bambini, ancora più dadaista di Ambarabaciccicoccò o del ponte di Baracca. Un cavallo, qualcuno che ricorda un nobile mediorientale, un pesce essiccato, una dichiarazione d’amore al contrario, balbettata e dislessica.

Completerò la trattazione ricordando la parodia dei primi due versi che avevo composto: “Oh, miss Pony miss Pony miss Pony/ Suor Maria mustafà”, ovviamente ispirata da Candy Candy. Avevo anche cercato di andare oltre sfruttando “emi” del quarto verso per introdurre Magica Emi, ma non ero approdato a nulla. Che peccato.

Misteri della vita LXI: Benzinai

(E con questo mi attiro l’odio feroce di migliaia di esercenti, ma non posso credere di essere l’unico ad averci fatto caso)

Perché ci sono più gay plateali tra i benzinai che tra gli stilisti?

Enciclopedia Stronza XIII: Speciale scimmie

Scimmia minchiona: la scimmia minchiona vive sugli alberi, si percuote le balle e tira la cacca ai passanti.

Scimmia minestrone: la scimmia minestrone vive sugli alberi, cucina il minestrone e tira la cacca ai passanti.

Scimmia haiku: la scimmia haiku vive sugli alberi, compone haiku e tira la cacca ai passanti.

Scimmia dormigliona: la scimmia dormigliona vive sugli alberi, cade a terra addormentata e si caga addosso.

Scimmia golosona: la scimmia golosona vive sugli alberi, si nutre di banane fritte e tira la cacca ai passanti.

Scimmia ragno: la scimmia ragno vive sugli alberi, è stata morsa da un ragno radioattivo, e tira la cacca ai passanti.

Scimmia fashion: la scimmia fashion vive sugli alberi, fa shopping quando ci sono i saldi e tira la cacca ai passanti.

Scimmia tiracacca: la scimmia tiracacca vive sugli alberi, tira la cacca ai passanti e tira la cacca ai passanti.

uFAQ – (un)Frequently Asked Questions

E ora qualcosa di completamente diverso, qualcosa di cui non si sentiva affatto la mancanza: domande e risposte semiserie su questo sito, la maggior parte delle quali non sono mai venute in mente a nessuno. Questo articolo sarà linkato permanentemente in alto a sinistra sotto il Pinguino e aggiornato se necessario.

Domande generiche

Da dove viene il titolo del blog?
Leggi qua il primo post, nel lontano ottobre 2004. Lì spiego tutto.

Non ne ho voglia. C’entra Linux? C’entra Evangelion? C’entra l’ornitologia antartica?
No.

E allora da dove viene?
Ma vattelo a leggere e non rompere!

Uffa. Certo che è un titolo davvero imbecille, eh.
Non sarò io a negarlo.

Ma tu sei di Ventimiglia?
No, mi chiamo Ventimiglia.

E quelli di Ventimiglia non si arrabbiano?
Secondo me quelli di xxmiglia.net mi detestano. Ma se mi volessero pagare abbastanza, potrei anche cedere loro il dominio.

Perché scrivi così poco? Gli altri blogger fanno almeno un articolo al giorno!
Sì, e poi raccontano che ieri sera sono andati a mangiare la pizza. Io prediligo la qualità alla quantità, e visto che la qualità è così bassa, la quantità dev’essere minima. Però è regolare!

Ma perché il rosa? Di’ la verità, sei un po’ ricchione.
No, almeno, non che io sappia. Il rosa è però il mio colore preferito.

Perché viviamo?
Per amarci gli uni con gli altri e costruire un mondo migliore. Ma perché lo chiedi a me?

Così, mi è venuto in mente.
Ah, allora va bene.

Il tuo sito funziona male col mio browser!
Fai in modo che il tuo browser, risoluzione del monitor e sistema operativo corrispondano ai miei (Firefox 2.0, 1280×1024, Ubuntu 7.04). Oppure scrivimelo e può darsi che io provi a risolvere.

Sezioni del sito

L’Enciclopedia Stronza mi fa cagare!
A te e a metà dei lettori del sito. L’altra metà invece la adora. A me piace, quindi va avanti.

Quanti Misteri della vita farai?
Finché non finisco le idee, il numero è solo per fare fico.

E perché ci metti il numero romano?
Perché fa più fico. Oh, insomma, devo proprio dirti tutto?

Come faccio a proporre/commissionare un Mistero della vita?
Questo è un Mistero della vita. No, dai, scrivilo nei commenti o in mail privata a me e se lo ritengo degno lo rielaborerò e lo pubblicherò. C’è già un precedente proposto da Serir.

Perché non escono più gli articoli della serie Odia gli stupidi?
Per più ragioni, ma se vuoi una capra espiatoria prenditela con Amuzani. Comunque prima o poi credo che qualcos’altro arriverà ancora.

E la categoria Pinguini nel salotto cosa mi rappresenta?
In origine era destinata strettamente al concetto omonimo, cioè all’osservazione con occhi nuovi di quello che mi circonda, ma poi è finita per essere una specie di jolly, di categoria “tutto quello che non va nelle altre categorie”.

Ma allora perché non fai una categoria jolly apposita?
Fatti i cazzi tuoi.

Perché hai così pochi link?
Perché linko praticamente solo i siti degli amici che conosco dal vivo, e pochi di loro hanno un sito. Inoltre, perché sono un misantropo.

E perché nessuno ti linka?
Perché io non linko nessuno.

Perché gli aneddoti inconcludenti riguardano solo la tua infanzia?
Cito da un mio vecchio post:
“Suppongo qualche aneddoto inconcludente degno di essere raccontato ci sia anche nei diciotto anni successivi al conseguimento della licenza media. Ma sono eventi dai colori brillanti, privi di quella patina di ingiallimento e di relativa nostalgia agrodolce che me li rende più gustosi da raccontare. E’ sostanzialmente roba un po’ contro lo spirito con cui racconto i miei aneddoti: non ho ancora (e non so se mai l’avrò) rimpianto per gli anni del liceo e dell’università, e poi è roba troppo, troppo fresca.”
Detto in soldoni, fanno meno ridere.

Quindi non racconterai mai che ieri sera sei andato a mangiare la pizza?
Potrei cambiare idea. In fondo gli aneddoti dell’infanzia sono limitati, prima o poi finiranno. Anzi, son già finiti. Ieri sera ho preso una prosciutto e funghi.

Commenti

Il mostrillo che campeggia accanto ai miei commenti è orrendo! Voglio un avatar personalizzato!
Hai due possibilità: ti crei un “globally recognized avatar” (gravatar) in questo sito, cosa che dovrebbe permetterti di avere un avatar qua e in un bel po’ di blog, oppure mi mandi via mail un’immaginina più o meno della dimensione giusta (50×50 pixel) e appena ho tempo la metto su. Comunque il tuo mostrillo è bello.

Come faccio a commentare?
Clicca su “Commenti” per accedere alla pagina apposita o sulla nuvoletta pei commenti pop-up. Dai, ci potevi anche arrivare da solo.

Ma perché dovrei commentare?
In effetti non c’è nessuna buona ragione. Non commentare.

Perché quasi tutti i vecchi post sono privi di commenti?
Perché a gennaio 2006 ho cambiato piattaforma di blogging (da plog – no, non lo conosci – a wordpress), e non ho avuto voglia di migrare anche i commenti. Comunque credimi, erano pochi e poco significativi (e con questo mi son attirato l’ira dei miei commentatori di vecchia data).

Non è comparso un mio commento!
Se hai messo quattro o più link dentro viene trattenuto come sospetto spam e devo processarlo io a mano, e se sono andato a trovare la zia Luigina magari lo faccio solo il giorno dopo. Oppure ho deciso che non mi piacciono i tuoi commenti e allora ti impedisco di scrivere qui.

Cos’è ‘sta storia? Qui possono commentare solo i tuoi amici?
No, chiunque è il benvenuto, ma è comunque casa mia. Se qualcuno si comporta male, aizzo il mio cane da guardia e sono guai! Mordi, Quick, mordi! No, Quick, non è ora di cena. Stupido cane…

A cosa servono gli ultimi commenti e le varie statistiche di commenti?
E’ un bieco trucco per far commentare di più la gente. E funziona!

Ma si vince qualcosa ad essere il top commentatore?
Si suol dire che che non esistono domande stupide, ma solo risposte stupide. Beh, non è vero: questa è una domanda stupida.

Hai finito di sparare cazzate?
Per ora sì.

Giù da un ponte

Durante uno dei primi giorni di terza elementare, la maestra ci diede da fare alcune operazioni come compito a casa. Ancora intontito da un’estate di spasso, ne sbagliai una di troppo, e lei mi diede come voto Bene – (bene meno). Sbuffavo, anche se sicuramente Alessandro e Cristina avevano preso Male. No, la mia maestra non era una di quelle che distribuivano a piene mani Bravo e Bravissimo tanto da inflazionarli, i suoi voti erano piuttosto concreti. Il mio compagno di banco di allora, Emanuele, mi si avvicinò e sibilando come Salvatore, il serpente tentatore mi suggerì: “Se aggiungi una stanghetta verticale il voto diventa bene +“. La cosa mi ha illuminato nella sua semplicità, e allora presi la mia penna rossa dall’astuccio e, come per miracolo, il voto divenne in linea con le mie aspettative, senza lasciare alcuna traccia del misfatto.
O almeno, questo è quello che pensavo. Non ho minimamente considerato il fatto che la maestra aveva tracciato il voto con una biro rossa, mentre la mia stanghetta era stata fatta con un pennarello rosso: balzava quindi agli occhi di chiunque fosse vagamente un po’ meno ingenuo di me. Infatti appena a casa la mamma ha guardato il quaderno e mi ha sgamato subito. Alla sue richieste di spiegazioni mi son difeso con la verità: “Me l’ha detto Emanuele”. Lei, probabilmente sconfortata dalla mia imbecillità è ricorsa al classico argomento: “Se Emanuele ti dice di buttarti giù da un ponte tu lo fai?”. No, che c’entra, mica mi conviene buttarmi da un ponte, mentre invece trasformare un meno in un più è cosa desiderabile.

Comunque, quel giorno mi resi conto che un’altra carriera mi si chiudeva: non sarei mai stato un falsario. In effetti non lo sono.

Dopo »