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Dei titoli di coda

Quando ho iniziato ad andare al cinema regolarmente e seriamente (si fa per dire…) mi è stato insegnato che bisogna vedere i titoli di coda. Perché? Perché a) fanno parte del film b) è una forma di rispetto a tutte le persone che vi hanno lavorato.
La cosa mi è sempre stata abbastanza bene, tanto più che aggiungo a quei due sacrosanti motivi il fatto che in alcuni film c’è il pezzettino dopo i titoli di coda che a volte è un controfinale o un’aggiunta (I Pirati dei Caraibi, Il giorno degli zombi, Wayne’s World), e, molto più importante, permette di distinguersi dal popolo bue che sente il dovere di correre via come topolini appena si accendono le luci (è più forte di me…).

Ultimamente, però, sto diventando un po’ insofferente a quest’abitudine a causa dell’eccessiva verbosità dei titoli di coda. La mia opinione è che questo accada per due ragioni: prima, la spregevole ed imbecille abitudine di far scorrere i titoli di testa al contrario alla fine del film. Inizia con una parvenza di logica per le prime due-tre schermate: “Pirati dei Caraibi” “Diretto da Gore Verbinski”. Segue poi gente relativamente meno interessante (direttore della fotografia, montatore etc.), gli attori minori e infine gli attori maggiori. Non ha senso! Tanto più che i nomi degli attori maggiori vengono ripetuti subito dopo all’inizio dei titoli di coda veri e propri. E ora parliamo di questi. Mi sta bene che si citino tutti gli attori comprese le comparse, tutti i revisori della sceneggiatura, tutti i tecnici ivi inclusi i best boy. Ma mi ribello quando mi segnalano chi ha fatto il catering, i falegnami, i programmatori dei software di effetti speciali, le segretarie. Non sono artisti che hanno lavorato al film, si tratta di gente che fa un altro mestiere e che per caso ha avuto una produzione cinematografica come cliente. La differenza è ancor più evidente se si pensa che questi riconoscimenti non sono tributati in nessun altro tipo di lavoro, nemmeno in ambito artistico-creativo. Avete mai trovato i revisori delle bozze in un libro? O avete mai visto una targa in una casa che reciti “I muratori hanno mangiato la focaccia di Mario”? O ancora, più semplicemente, i nomi dei programmatori di un software senza ricorrere ad easter eggs? Ecco, un’eccezione credo possa essere costituita dai videogiochi, ma in questa forma di intrattenimento la convergenza col cinema è sempre più evidente.

Io vado al cinema di solito al primo spettacolo e mangio dopo. Alle 22 ho quindi fame, il culo piatto e mi scappa la pipì. Se volete che rimanga a vedere i vostri nomi, cari lavoratori nell’industria cinematografica, selezionateli meglio.

30 Comments »

  1.  MonsterID Icon

    caro fratellone, direi che ti sfugge un’aspetto fondamentale del mondo in cui viviamo….ossia che sia ben possibile che comparire nei titoli di coda sia una parte del compenso dei suddetti lavoratori, i quali possono inserire nel loro curriculum detta attività e farsi pubblicità. Non parte dunque del diritto morale d’autore, ma puro e semplice corrispettivo per la prestazione d’opera. Così va la vita. (colta la citazione?)

    Comment di tua sorella • 25 Giugno 2007 18:01

  2.  MonsterID Icon

    Di sicuro fa parte di un sistema di riconoscimento del lavoro molto antico (relativamente all’esistenza del cinema) e radicato. Ma l’ipotesi del curriculum regge in un senso particolare: normalmente un curriculum dichiara le esperienze lavorative, per verificarle basta chiedere a chi di dovere, non è necessario che l’opera stessa dichiari la presenza del tal collaboratore. Però è sicuramente vera una cosa: gli adetti ai lavori guardano con attenzione i titoli di coda SUBITO DOPO il film. In qualche modo essere associati al film in quella posizione è una pubblicità notevole per chi lavora nel settore, anche nel caso di un’azienda di catering. Se Spielberg guarda “I Pirati dei Caraibi” e gli capita di leggere il nome della società di catering, penserà “Ah, chissà che mazzo si sono fatti a portare i cestini durante una lavorazione così complicata e con tutte quelle star schizzinose”. Così magari per il suo prossimo film ambientato in condizioni estreme si servirà di loro. L’impatto è comunque diverso dallo scorrere un catalogo di aziende di catering e leggere su che film hanno lavorato (la differenza che c’è fra guardare uno spot in TV e cercare sulle Pagine Gialle alla voce “Bibite gassate” o “Automobili Fighe”). Moltiplica questo con la quantità di volte che un’azienda o un professionista compaiono nelle varie produzioni, e si capirà perché Spielberg magari ormai sa già a chi rivolgersi (cioè conosce le aziende di catering più importanti) senza aver mai avuto bisogno di sfogliare cataloghi.

    Altre considerazioni:
    – in ogni caso, vedere il tuo nome in TV o al cinema è uno di quei privilegi infantili che nessuno si vuol negare. Vederlo citato in un software non ha lo stesso impatto emotivo.
    – un film ha per sua natura le caratteristiche più appropriate per questo tipo di cose, perché può far scorrere i nomi su uno schermo, non gli costa praticamente nulla e ha l’occasione adatta di farlo. Non ci sono altre forme espressive in cui sarebbe pratico o sensato fare lo stesso. Neanche i videogiochi possono, anche se ci provano: o ti vedi i credits a parte (e quindi non lo fai), o li vedi quando hai finito il gioco, evento ben più raro che arrivare in fondo a un film. In TV ci sono le bande a scorrimento orizzontale, sovrapposte agli ultimi minuti della trasmissione, ma di solito scorrono velocissime e non le legge mai nessuno.
    – quello che dici vale soprattutto per il cinema americano, o quello che lo scimmiotta. Se fai caso, nel cinema italiano (soprattutto fino agli anni Ottanta) i titoli di coda sono molto più stringati.
    – i titoli di coda del cinema classico (fino agli anni Cinquanta) erano a loro volta molto più stringati, anche perché avevano un sacco di titoli di testa (per fortuna poi si è capito che i titoli di testa lunghi e menosi ammazzano l’inizio del film).
    – chiaramente il digitale ha fatto crescere a dismisura i titoli di coda, perché richiede un sacco di competenze tecniche e artistiche. E guarda che i programmatori dei software non sono citati (si cita il nome del software per motivi di copyright e di contratto), sono citate solo persone che hanno effettivamente creato o animato gli effetti, e che hanno tutto il diritto di essere citati, perché parte di team artistici o tecnico-artistici.

    E no, gli attori secondari non possono mai comparire prima delle star. Johnny Depp è un tipo tranquillo, ma se il suo nome comparisse dopo quello di “Pirata n.13” farebbe una strage. I titoli al contrario vanno per settore.

    Comment di Kumagoro • 25 Giugno 2007 18:32

  3.  MonsterID Icon

    In ogni caso, non credere di poterla scampare: i titoli di coda te li guardi tutti senza fare storie. Sono anche un momento di ilarità conviviale: si possono fare commenti sui nomi buffi che compaiono statisticamente in tutti i credits.

    Comment di Kumagoro • 25 Giugno 2007 18:35

  4.  MonsterID Icon

    Mia sorella: mi pare palese che si tratti di un’adempienza contrattuale, probabilmente ottenuta dai sindacati che ad Hollywood mi risultano essere piuttosto potenti. I produttori non hanno alcun vantaggio a far durare di più i titoli di coda, è un costo (anche se basso) inutile per loro. Mi lamentavo solo del fatto che rimetto io. :) Così va la vita.

    Kuma: la tua ipotesi su Spielberg che si guarda i titoli per decidere chi usare non mi convince per nulla. A parte l’esempio chiaramente iperbolico (Spielberg, o chiunque altro potente come lui, non si occupa di dettagli amministrativi come il catering), sono convinto che le scelte vadano per conoscenze e per raccomandazioni. Nel tuo esempio, Spielberg non avrebbe guardato i titoli di coda, ma avrebbe telefonato a Verbisnky o il suo produttore per chiedere “Senti un po’, ma chi ti ha fatto il catering per quella rugaballe di Keira Knightley che non mangia mai niente?”
    Altre considerazioni:
    – il piacere infantile non ha senso quando si parla di lavoro, suvvia!
    – i titoli di coda di una volta erano più corti anche perché ci lavorava meno gente. E quelli di testa, se ben costruiti, fanno veramente parte del film.
    – è raro che si usino software precostituiti. E’ ovvio che non si citato tutti gli sviluppatori di Maya, ma comunque ci sono competenze tecniche (e non puramente artistiche) che sono richieste per adattare i software all’uso di ogni produzione. Oltre a, ovviamente, i software ad hoc.

    Comunque sì, so che continuerò a vederli tutti. La ragione che hai detto è il quinto motivo ed è valido anch’esso. Moan, che fame!

    Comment di xx • 26 Giugno 2007 10:09

  5.  MonsterID Icon

    Ho scritto Spielberg tanto per dare un nome all’esempio. Il concetto è che il nome “circola” nel posto dove è più visibile, raggiunge il target, e resta in mente. E’ un concetto valido in pubblicità. Ma questo è solo il motivo per cui i sindacati di categoria non acconsentiranno mai al taglio dei titoli di coda, e i produttori acconsentiranno sempre a mettere tutti (perché costa un valore approssimabile a zero: i titolisti li pagano comunque, e qualche metro di pellicola in più è veramente zero, meno del costo di uno dei party per salutare un attore che ha finito le riprese). (E tanto in TV i titoli li tagliano, quindi per i palinsesti non c’è problema).

    Inoltre, non sottovalutare l’aspetto di orgoglio infantile che permea tutto lo showbiz. Nel mondo del doppiaggio c’erano comparse che sembrava avessero vinto la lotteria quando scoprivano che era nostra politica mettere nei credits i nomi di chi aveva doppiato anche una sola battuta. Mi venivano a ringraziare, al settimo cielo. E nelle aziende che producono showbiz ci sono lotte serrate per avere il credit in posizione buona, anche per mansioni amministrative tipo “paghe e contributi”. E’ un misto del desiderio che ti venga riconosciuto pubblicamente il tuo lavoro (giacché in questo caso esiste il sistema per farlo a costo nullo, mentre una banca non può scrivere il nome di tutti i suoi impiegati sulle polizze), e del piacere di far parte di una cosa tanto visibile, popolare e riconosciuta, un elemento positivo, di vanto sociale. Chiedere e concedere questo genere di cose è uno strumento di equilibrio fra le parti.

    Gli sviluppatori di software non sono comunque citati nei titoli di coda (se non raramente, in casi pionieristici), perché il loro prodotto è il software, non il film che ha usato quel software. Per dire, la Pixar ha una divisione di sviluppo software in cui lavora tanta gente quanta nelle altre divisioni. Producono una nuova versione di RenderMan, ad esempio (software che concedono anche in licenza). Ma nel film che la usa ci sarà scritto solo che è stata usata quella versione di RenderMan, e basta. Altrimenti probabilmente i titoli di coda aumenterebbero di un altro 50%!

    Comment di Kumagoro • 26 Giugno 2007 13:38

  6.  MonsterID Icon

    ciao xx!
    per una volta, commento, oltre a leggere (anche se mi aspettavo un rendiconto dettagliatissimo da Annecy, e lo aspetto ancora, à vrai dire)

    confesso di essere anche io una di quelle che guarda i titoli di coda fino all’ultimo sgocciolare, soprattutto quando al cinema ci vado da sola (una benedizione). mi piace un sacco crogiolarmi nella poltrona e aspettare finché non resta più nulla sullo schermo. consumare il consumabile lo trovo non solo etico, ma anche estetico e decisamente cinéphilico; uscire subito dopo la fine del film sarebbe una violenza psicologica non indifferente, il ritorno alla realtà avviene in modo troppo brusco per il mio modo di concepire il cinema.

    il cinema è un’industria, quindi mi sembra giusto che a tutti i reparti siano riconosciuti i propri crediti, persino al runner più sfigato, ché senza di lui non si porta a casa un fico secco. i titoli di coda, oltre ad essere un riconoscimento formale e il primo indiscusso mezzo di promozione e visibilità nell’ambiente, sono la forma con cui il cinema racconta le sue modalità di creazione e produzione industrializzata – un ritorno, se vogliamo, all’antico collettivismo delle botteghe d’arte (benché venga a mancare, in lavorazione, l’unità della creazione stessa, ma questa è un’altra storia) – ovvero l’istituzione di una divisione del lavoro più che mai specializzata (come in fabbrica, sì).

    tutto questo discorso, profondamente moriniano, per dire come anche lo sviluppatore di software debba essere accreditato, godersi il giusto riconoscimento (con moderata vanità) e sentirsi a tutti gli effetti creatore del film pur non essendone chiaramente l’autore: le sue competenze non sono solo tecniche, ma anche artistiche, la sua cultura figurativa, oltre che scientifica, concorre in modo determinante a strutturare il suo lavoro e quello dei reparti creativi.

    nel caso specifico RenderMan è un software proprietario, perché mai Pixar non dovrebbe accreditare tutti i suoi dipendenti? non sono sicura che non lo faccia (anzi, credo che il reparto R&D goda di una ‘discreta’ considerazione), comunque verificherò con il topastro :)

    oddio, magari ho detto un sacco si idiozie… :)
    facciamo che ne approfitto per salutare tutti quelli che mi conoscono?
    my2c

    Comment di parigina sberluccicosa • 27 Giugno 2007 09:53

  7.  MonsterID Icon

    ps1: saluto anche chi non mi conosce, claro :)

    ps2: mi scuso per il periodare, ma non sono ingegnere e i discorsi lineari non fanno per me, mi perdo nei meandri di non so dove.
    (ammesso che gli ingegneri facciano discorsi lineari, eh)

    ps3: ma che razza di avatar mi è uscito? hummm…

    Comment di parigina sberluccicosa • 27 Giugno 2007 10:00

  8.  MonsterID Icon

    Louuuuuuuu! Ciao!!

    Butto li` anche i miei due penny, da appassionato seguace (o seguitore?) dei titoli di coda… Io aderisco, almeno in parte, alla tesi di Kuma… Non credo tanto all’ipotesi della pubblicita`, quanto al senso di orgoglio infantile che ti rende fiero di essere li`, sotto gli occhi di tutti, a fianco (mentalmente sei a fianco, anche se in realta` passi mooooooooolto sotto) di nomi di calibro ben superiore al tuo…

    Lo dico per esperienza diretta… Quando con la mia banda/orchestra abbiamo partecipato a una produzione teatrale piuttosto importante, il fatto che ci fosse scritto sui cartelloni “Musiche eseguite da…” (e non c’erano neanche i nomi di tutti gli esecutori) era una soddisfazione che poche volte ho avuto…

    Resta sempre l’ipotesi (la certezza?) che io _sia_ fondamentalmente un bambino e per questo il mio ragionamento basato sull’esperienza diretta va a pallino…

    Pero` e` bello… ;-)

    E poi, comunque, mi manda in bestia la gente che schizza in piedi appena il film (ma anche il concerto, l’opera, il balletto) e` finito… Ci sono ancora le luci spente e gia` sono in piedi, spaccano il ca**o chiedono di spostarsi a 53 persone, perche` devono prendersi le giacche, raccogliere il cellulare che gli e` caduto (se lo spegnevi e lo mettevi in una tasca / borsa, invece che farlo suonare 15 volte e sbriciolarmi i maroni mandare sms con un display che fa piu` luce della lanterna, mentre sullo schermo c’e` un’area illuminata di 12×12 cm, perche` e` l’istante topico in cui nel cuore della notte si svela l’arcano…), raggiungere l’uscita… Ma chi sei? ERmedico in prima linea e hai finalmente il cadavere per l’espianto????

    Riprendiamoci i titoli di coda!!!!! (e cacciamo a pedate i rompiballe)!

    Anche perche` cosi` potremo continuare a prendere in giro Gino La Froscia, Clotilde La Vacca, Cazzoni Umberto, Roso Lia, Sempronio Lardo, Dolores La Vanga, Felice Schiuma, Teresio Piscia, Iride Tozza, Gerardo Petardo, Giordano Strumolo, Eleuteria Caccapava Cortellazzo, Ulisse Troia, Benedetto Schifone, Vitaliana Cagozzi e Telemaco Repullone.

    (Non ho resistito alla tentazione della citazione… domando perdono al tenutario e ai miei compari commentatori… :-))

    Comment di Botty • 27 Giugno 2007 10:42

  9.  MonsterID Icon

    ma ciao Botty!! :)

    ehehe, capisco bene quando dici che è una gran bella soddisfazione leggere il proprio nome nei titoli e capisco questo aspetto ‘bambino’: figurati che io mi gongolo (ma solo tra me e me, in gran segreto) persino quando leggo nomi a me familiari…

    dubito però che i titoli – per la produzione almeno – siano una mera questione di(auto)celebrazione e compiacimento :)
    ammetto che molte volte, come nel caso Pixar ed altri succitati, arrivino ad essere un minifilm con un certo senso, ironia e humor, un cammeo, un vezzo elegante che firma (quando ben fatti, beninteso) l’autorialità del prodotto.

    condivido in tutto la constatazione della cafoneria di certa gente, che di cinema non ci capisce una cippa (se li meritano proprio i Vanzina&Co – che sanno comunque il fatto loro, guadagnano soldi a palate con delle emerite ca**ate – rima! rima!) e aderisco alla campagna ‘aridatece li titoli de coda’ :)

    annoto a margine una cosa che non mi sfagiola del discorso di xx, forse perché fraintendo, nonostante la smorzatura: “segue poi gente relativamente meno interessante (direttore della fotografia, montatore etc.)” cit. e mi chiedo: ti sembra poco?

    saluti ecumenici*

    Comment di parigina sberluccicosa • 27 Giugno 2007 11:43

  10.  MonsterID Icon

    Benvenuta Lou. Belin, ma quanto scrivete!
    Vi lascio discutere e mi limito ad intervenire quando richiesto:
    – la prima parte del reportage di Annecy dovrei pubblicarla oggi o al massimo domani. Pazienta un pochetto.
    – “ti sembra poco”: mi sembra di meno, è diverso. Non mi sogno di andare a vedere un film perché ci ha lavorato un certo montatore o un direttore della fotografia, come fa chiunque che non sia professionista in quei campi. Rispetto il loro lavoro ma non trovo il loro contributo vincolante alle mie scelte.

    E’ inoltre vero, come dite voi, che qualcuno ogni tanto prova a rendere interessanti i titoli di coda integrando qualcosa di più. E’ una buona strategia. La Pixar l’ha fatto più volte (anche se ora temo stia esaurendo le idee a proposito…basta coi ciak sbagliati!), i vecchi film dei ZAZ scrivevano un po’ di cazzate in mezzo ai titoli di coda, e poi c’è l’espediente (che sta crescendo in popolarità) del pezzettino di film al termine dei titoli.

    Comment di xx • 27 Giugno 2007 11:58

  11.  MonsterID Icon

    oddio, questi commenti sono trooooppo lunghi. per fortuna che ci sono io a tirare giù la media-battute!

    Comment di golosino • 27 Giugno 2007 14:51

  12.  MonsterID Icon

    ps: ehilà Lou, ci si vede anche qui…

    Comment di golosino • 27 Giugno 2007 14:52

  13.  MonsterID Icon

    xx: grazie! scusa se ho scritto troppo, cerco sempre di non commentare e pasticciare i blog che leggo se non sono almeno un po’ in confidenza col tenutario, ma l’argomento mi premeva, ecco! :)

    golo: eheh, sì ma qui recito la parte della ragazza seria :) prometto che tornerò presto alle mie letture silenziose!
    come vedi sono innamoratissima del rank che mi hai regalato!

    somebody: dovrebbe dirmi come si cambia questa icona: c’est affreuse!

    Comment di parigina sberluccicosa • 27 Giugno 2007 17:04

  14.  MonsterID Icon

    Non guardare i titoli di coda e uscirsene verso la prima pizzeria è “burino”. Sorbirseli è “trendy”. Ecco un’ottima ragione per non guardarli (come farei d’istinto). Purtroppo visto che al cinema ci vado praticamente solo con xx e kuma me li devo sciroppare per non sopportare i loro sguardi di disapprovazione o, peggio, gli insulti che fioccherebbero contro la mia persona. Così va la vita..

    Una domanda: se in un cd l’ultima traccia contiene una “ghost track” dopo 12 minuti di silenzio (eventualità piuttosto frequente) voi ascoltate il silenzio in segno di rispetto della volontà dell’artista o mandate biecamente avanti (come fa il popolo burino) ? Io, burinamente, mando avanti.

    Comment di kotekino • 27 Giugno 2007 23:31

  15.  MonsterID Icon

    Hi LOu! L’iconcina te la puoi far cambiare da Mastro XX.. mandagliene una, piccina picciò (non so quanti pixel o whatever), e lui te la applicherà immantinente sul musetto! (PS: tengo a sottolineare che il vocabolario di firefox non riconosce “immantinente”: presa dal dubbio, sono dovuta andare a verificare sul vocabolario che esistesse davvero, per avere conferma che per anni ho utilizzato un avverbio italiano).

    Comment di Chicca • 28 Giugno 2007 10:27

  16.  MonsterID Icon

    Lou: ma no, scrivi quanto ti pare. Se poi non ho voglia di rispondere, non lo farò. Per l’avatar, leggi le uFAQ (c’è il link in alto a sinistra sotto il pinguino), se non ti è chiaro qualcosa chiedi pure.

    Kotekino: potresti anche andare fuori, ma poi dovresti aspettarci fuori dalla sala e non ci guadagni nulla. Quindi, rimani con noi a deridere gente come Giampaolo Pippa.
    12 minuti di silenzio li ha fatti John Cage o qualcuno con un nome simile. Gli altri sono tutti scemi (ivi compresi gli Elii).

    XX

    Comment di xx • 28 Giugno 2007 10:29

  17.  MonsterID Icon

    I silenzi non sono una scelta “artistica” ma sono derivati dal fatto che le ghost track sono in fondo al cd, che dura 74 minuti, e quindi se tutto il resto dell’album dura 50 minuti e la ghost track 4 si hanno 20 minuti di silenzio. O 25, come In Utero dei Nirvana. Ma io non ci penso nemmeno a stare a sentirmi tutti quei silenzi!

    Comment di Carlo • 28 Giugno 2007 10:47

  18.  MonsterID Icon

    xx: è ovvio, infatti non mi hai mai sentito neanche timidamente gemere durante i pallosissimi titoli di coda (anche se lo sguardo suppichevole di mia moglie, compagna delle nostre avventure cinematografiche, ogni tanto mi farebbe venir voglia di suggerire ai miei simpatici compagni di cinema che le informazioni chimiche riguardo alla marca della celluloide utilizzata per la realizzazione del film non fa più parte dell’opera d’arte ma è un’inutile appendice voluta dal cugino del produttore, amico fraterno della fidanzata del figlio dell’imprenditore che, effettivamente, produce tale celluloide).

    12 minuti di silenzio (o anche 11 o 7! il concetto erano i minuti, non la loro quantità) li praticano in tanti musicisti; cito a braccio: max gazzè, feeder, death cab for cuties, gli Elii già citati da te, Nirvana, addirittura i Beatles su vinile (con una raffinatissima tecnica di elusione del fondo corsa), e tanti altri. E’ un vezzo d’artista. E nonostante sia d’artista io lo “skippo” e ascolto la ghost track (come il 99% dei miei fratelli burini). Considerato ciò, figurarsi se non mi priverei volentieri di un vezzo di un produttore come la verbosità del titolo di coda! Ma non posso per i citati motivi di convivenza, e ne prendo mestamente atto!

    Comment di kotekino • 28 Giugno 2007 10:59

  19.  MonsterID Icon

    Carlo: sbagli, la distanza della ghost track è una scelta artistica. Una ghost track la puoi piazzare dove diavolo vuoi: non sei affatto vincolato dalla lunghezza del cd. Due tecniche diffuse per i cd: 1. allungare l’ultima traccia dei minuti che desideri e appiccicare la ghost alla fine (tecnica standard). 2. allungare il “gap” tra l’ultima traccia e la ghost del minutaggio desiderato (tecnica desueta: di fatto la ghost non è più ghost perchè aggiunge di una unità il numero delle tracce). Per il vinile: incidere un loop nel solco di fine corsa dopo qualche secondo di silenzio; gli impianti senza ritorno automatico eseguono il loop dopo qualche secondo.

    Comment di kotekino • 28 Giugno 2007 11:47

  20.  MonsterID Icon

    Chicca! ciao beleça!!

    grazie per le info, adesso medito se vale la pena scomodare il padrone di casa… ;)

    tu piuttosto, per commentare da te devo iscrivermi, sigh! lo sai che sono pigra quasi quanto Agu! allora, ci siamo? l’uni, il corso, tutto verso il sole? :)

    immantinente è un avverbio bellissimo, io lo uso sempre, l’ho dovuto aggiungere al dizionario di FF! pazzesco…

    xx: troppo buono! più tardi le sbircio, non avevo pensato ci fossero anche indicazioni a riguardo…

    saluti ecumenici agli altri*

    Comment di parigina sberluccicosa • 28 Giugno 2007 15:44

  21.  MonsterID Icon

    Parigina: sposo tutto quello che hai detto sulla fruizione cinematografica credito-correlata. E’ vero che RenderMan è un software proprietario della Pixar (l’ha sviluppato uno dei co-fondatori, Ed Catmull), ma i credits al riguardo non vengono messi nei film che lo usano, vengono messi nello stesso RenderMan.
    Come parigina non potevi non amare l’avverbio “immantinente”, che altro non è se non un calco del francese “maintenant”.

    Comment di Kumagoro • 28 Giugno 2007 21:05

  22.  MonsterID Icon

    Kuma :)

    d’oc, non andrò al Siggraph a lamentarmi della cosa direttamente con Edwin prima di aver verificato :)

    proprio oggi esce (non in Europa, sia mai) Ratatouille – i primi 10 min. sono deliziosi, mancava poco che renderizzassero anche casa mia -, quando lo vedrò ci starò attenta, chissà mai… ;)

    ah sì, è vero! anche se io tendo sempre a pensare certe etimo alla radice di tutte le romanze (ergo, in manu tenente).

    invece una roba che dico sempre in Italia è ‘tutto il mondo’ per dire tutti, che scema :)
    à+

    Comment di parigina sberluccicosa • 29 Giugno 2007 00:18

  23.  MonsterID Icon

    Ahimé, lo dicono anche alcuni supposti traduttori, cfr. Donjon Zenith, gli stessi che son riusciti a tradurre “Le roi de la bagarre” con “Il re del casino”. Moan.

    Comment di xx • 29 Giugno 2007 08:42

  24.  MonsterID Icon

    Lunedì scorso ho visto Harry Potter e l’Ordine della Fenice. Non ho guardato i titoli di coda!

    Comment di xx • 26 Luglio 2007 14:52

  25.  MonsterID Icon

    Sia tu maledetto dal sindacato dei best boy.

    Comment di Kumagoro • 26 Luglio 2007 18:18

  26.  MonsterID Icon

    Ripeschiamo il post per avere un’informazione (e premetto che non mi sono riletto tutti i commenti).

    Ieri sera sono andato al cinema a vedere (finalmente, shame on me!!!) Ratatouille. A parte che lo trovo un capolavoro di indiscutibile portata (ma non sono un grande intenditore, quindi non faccio piu` testo di tanto) ho guardato i titoli di coda finche` non ho sentito che spegnevano il proiettore. Mi sono sorte due domande…

    In fondo compaiono i “Bambini di produzione”. Che sono? E` un nomignolo simpatico di qualche ruolo? Sono i figli degli addetti alla produzione? Hanno un plotoncino di bimbi a cui fanno visionare il film per vedere se e` appetibile agli infanti?

    E la seconda: ma se un cinema tagliasse arbitrariamente i titoli di coda, potrebbe, per assurdo, incorrere in sanzioni?

    PS
    Chi sono i best boy??

    Comment di Botty • 26 Novembre 2007 11:58

  27.  MonsterID Icon

    I “bambini di produzione” sono una tradizione dei film Pixar già da diverso tempo, e, sì, sono i bambini nati a chi ha collaborato al film durante la lavorazione dello stesso.

    Se un cinema tagliasse i titoli di coda non credo che potrebbe incorrere in sanzioni, ma andrebbe letto il contratto tra i distributori e i cinema. Forse l’acquisto del biglietto vale come una sorta di contratto che implica che il film va proiettato per intero: in fondo, se si rompe il proiettore è ragionevole che ti ridiano i soldi.

    Non ripeterò chi sono i best boy.

    Comment di xx • 26 Novembre 2007 12:09

  28.  MonsterID Icon

    Trovato il post corretto… Mi cospargo il capo di cenere!

    Comment di Botty • 26 Novembre 2007 12:15

  29.  MonsterID Icon

    Do` la mia traduzione preferita a Best Boy (che e` sempre una sineddoche): “capo squadra elettricisti”.

    Comment di Halberdier • 26 Novembre 2007 14:12

  30.  MonsterID Icon

    non è una cosa carinissima questa dei BdP? :)
    (i nomi però preferisco non saperli)

    Comment di parigina sberluccicosa • 26 Novembre 2007 21:40

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