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Misteri della vita LXXXIII: Uno, due, tre…latino!

Nella prima lezione di latino al liceo, nel settembre 1988, la professoressa si sentì in dovere di dirci:

A cosa serve studiare il latino? Serve a sapere meglio l’italiano. Inoltre è una lingua molto difficile, quindi studiarla rende l’apprendimento delle altre lingue molto più semplice.

Almeno non ha detto che  “il latino apre la mente”. Innanzitutto, chiarisco un punto chiave: una cosa di cui sono profondamente convinto è che non sia necessario che ciò che si studia a scuola debba avere un utilizzo pratico, cioè “servire” a qualcosa. Penso che qualunque tipo di studio non puramente mnemonico renda le persone migliori fornendo abitudine a pensare e sviluppando un atteggiamento più critico nei confronti del mondo.  Però, in questo caso, è la prof ad avere iniziato, e mi sento in dovere di ribattere. Vent’anni dopo.

L’enfasi che viene posta nell’insegnamento del latino nei licei italiani mi risulta un mistero. Non sono sufficientemente preparato in linguistica per capire se è vero che la conoscenza del latino migliori la conoscenza dell’italiano moderno; a naso direi di no, sono lingue troppo differenti e con strutture profondamente diverse. E’ invece vero che la cultura latina fa parte delle radici di quella italiana e conoscere gli autori latini è indispensabile per capire il pensiero dei maggiori scrittori italiani. Ma lo stesso vale per la Bibbia, e nessuno si sogna di far imparare l’aramaico per conoscere meglio Dante! Si possono studiare benissimo Virgilio e Seneca senza leggerli in lingua originale.

L’altra argomentazione mi pare ancora più debole. Il latino non è difficile di per sé, sono difficili gli autori che si studiano perché scrivono in modo ricercato. Sono convinto che studiare una lingua moderna complessa e aliena come può essere un idioma cinese o l’hindi o anche l’arabo “apra la mente” assai di più, e ha risvolti pratici che, nonostante quello che ho detto, male certamente non fanno.

Insomma, perché si studia il latino? Semplicemente perché Gentile era un vecchio barbogio?