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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
General Motors

Dalle Alpi venne giù,
e nel traffico che intasa
egli pose la sua casa.
Ora non se ne va più.

Sul margine del mio libro di storia di quarta liceo campeggiano questi versi, composti da me in un momento di sconforto (e, probabilmente, di noia durante una lezione). Sono dedicati al compagno di classe GM, trasferitosi dal Piemonte quell’anno.

Nei cartoni animati giapponesi uno degli artifizi narrativi più diffusi è lo “studente trasferito che scombina le carte in tavola, e in qualche modo funge da motore per cambiare in meglio l’esistenza dei suoi nuovi compagni”. Purtroppo di solito la vita reale non è come negli anime (o qualcuno di voi guida un robottone?), e la mia non è stata resa migliore da GM.  Per inquadrare il tipo, si sappia che di GM si narra che:

Rileggendo la lista non posso fare a meno di provare a prendere le difese di GM, e di pensare che magari era solo un ragazzo un po’ strano e che la crudeltà delle malelingue di un paese di provincia abbia fatto il resto. Oppure, che col passare del tempo si tenda a ricordare solo certi aspetti delle persone e che durante le serate estive dedicate ai semplicissimi “Mi ricordo” si finisca solo per rievocare gli aneddoti più curiosi. Cioè,  che in sostanza GM sia assurto a livello di mito, e che  il vero GM abbia poco a che vedere col GM che ricordiamo.
Eppure io, allora come adesso, sono una persona estremamente tollerante e coll raro pregio di non giudicare mai le persone (sì, è il lato del mio carattere che preferisco). Quella poesiola è testimone del fatto che, dal vivo, trovavo quel povero signore davvero pesantissimo. La morale della storia è che GM può essere una leggenda, ma le leggende hanno sempre un fondo di verità. E che pescator che va in savana, magro bottino fa.