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Il mistero della esse impura

Alassio, 1982

Era un giorno di terza elementare, e la maestra ci stava spiegando gli articoli determinativi. Il punto più spinoso della lezione, come potrete immaginare, era quando usare “il/i” rispetto a “lo/gli”.
-L’articolo “lo” e relativo plurale vanno utilizzati davanti a zeta, esse impura, gn e ps (*), asserì la pinguina con energia mentre scriveva alla lavagna.
-Suora, chiese Silvia, cosa significa “esse impura”?
-Adesso ve lo spiego, rispose Suor Maddalena mentre terminava di armeggiare coi gessetti.
Ma al momento di  dare l’agognata risposta a una classe che pendeva dalle sue labbra, ci fu un imprevisto. La maestra fu chiamata fuori dall’aula, lasciandoci con un cliffhanger che nemmeno i season finale di Friends.
L’aula rumoreggiò: il mistero della esse impura era ancora tale, e ventidue giovani menti reclamavano una risposta! Susanna si rivolse a me e mi chiese:
– Luca, (sottintendendo: tu che la sai lunga) tu sai cosa vuol dire?
– Credo di sì, risposi.
La classe era in attesa del mio vaticinio. Stavo per esporre la mia teoria quand’ecco che la maestra tornò e sciolse ogni dubbio. Meglio così.
Già, perché la mia ipotesi era sbagliata, ma testimoniava il fatto che fossi un tipo molto attento. Ero convinto che “s pura” e “s impura” corrispondessero a “s sorda” e “s sonora” (o viceversa). E, concedetemi, il fatto che avessi notato tutto da solo che a una lettera dell’alfabeto corrispondessero in effetti due suoni differenti era un’osservazione di tutto rispetto. Bravo, Luca. Peccato che la risposta fosse sbagliata.

(Sì, questo è particolarmente inconcludente, ma mi piace bullarmi di quanto io sia stato ganzo!)

(*) Sì, la maestra non citò “pn”. Infatti ancora oggi devo pensarci un attimo prima di dire “lo pneumatico” invece di “il pneumatico”.