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Il mistero della esse impura

Alassio, 1982

Era un giorno di terza elementare, e la maestra ci stava spiegando gli articoli determinativi. Il punto più spinoso della lezione, come potrete immaginare, era quando usare “il/i” rispetto a “lo/gli”.
-L’articolo “lo” e relativo plurale vanno utilizzati davanti a zeta, esse impura, gn e ps (*), asserì la pinguina con energia mentre scriveva alla lavagna.
-Suora, chiese Silvia, cosa significa “esse impura”?
-Adesso ve lo spiego, rispose Suor Maddalena mentre terminava di armeggiare coi gessetti.
Ma al momento di  dare l’agognata risposta a una classe che pendeva dalle sue labbra, ci fu un imprevisto. La maestra fu chiamata fuori dall’aula, lasciandoci con un cliffhanger che nemmeno i season finale di Friends.
L’aula rumoreggiò: il mistero della esse impura era ancora tale, e ventidue giovani menti reclamavano una risposta! Susanna si rivolse a me e mi chiese:
– Luca, (sottintendendo: tu che la sai lunga) tu sai cosa vuol dire?
– Credo di sì, risposi.
La classe era in attesa del mio vaticinio. Stavo per esporre la mia teoria quand’ecco che la maestra tornò e sciolse ogni dubbio. Meglio così.
Già, perché la mia ipotesi era sbagliata, ma testimoniava il fatto che fossi un tipo molto attento. Ero convinto che “s pura” e “s impura” corrispondessero a “s sorda” e “s sonora” (o viceversa). E, concedetemi, il fatto che avessi notato tutto da solo che a una lettera dell’alfabeto corrispondessero in effetti due suoni differenti era un’osservazione di tutto rispetto. Bravo, Luca. Peccato che la risposta fosse sbagliata.

(Sì, questo è particolarmente inconcludente, ma mi piace bullarmi di quanto io sia stato ganzo!)

(*) Sì, la maestra non citò “pn”. Infatti ancora oggi devo pensarci un attimo prima di dire “lo pneumatico” invece di “il pneumatico”.

61 Comments »

  1.  MonsterID Icon

    Lo pneumatico non lo dico mai e mi suona pure male. Gli pneumatici invece mi suona molto e lo dico.
    Detto questo, bravo Luchino che ti sei accorto da solo di una delle più grandi incongruenze dell’italiano, ti meriti un buffetto e un gibòdh.
    Vorrei aggiungere che la stessa incongruenza che c’è con la z è la rovina di noi romani (che stupido il romanesco…. :-P)

    Comment di serir • 19 Maggio 2009 16:20

  2.  MonsterID Icon

    Io comunque per non sbagliare dico “la gomma”. :D

    Comment di xx • 19 Maggio 2009 16:23

  3.  MonsterID Icon

    Perché quante volte al giorno ti capita una discussione sugli pneumatici? (sugli)

    Comment di serir • 19 Maggio 2009 16:28

  4.  MonsterID Icon

    Non così spesso, in effetti. Però siccome voglio fare l’attore in ER mi sto allenando a dire “pneumotorace”.

    Comment di xx • 19 Maggio 2009 16:56

  5.  MonsterID Icon

    Staresti bene nelle vesti di infermiere capo, hanno il camice rosa.

    Comment di serir • 19 Maggio 2009 17:57

  6.  MonsterID Icon

    Quello è in Scrubs, no? In ER non si vestono di azzurro?

    Comment di xx • 20 Maggio 2009 10:05

  7.  MonsterID Icon

    la S impura è quella che si pasticcia…

    Comment di golosino • 20 Maggio 2009 12:19

  8.  MonsterID Icon

    Io credo sia rosa, e mi pare che in una puntata facessero sciopero per farsi cambiare il colore. Ai tempi della Hattaway.

    Comment di serir • 20 Maggio 2009 13:05

  9.  MonsterID Icon

    ma sono solo io il perverso, o qualched’un altro ha notato che e’ una “suora” che ha parlato di “s” “impura”? pensavo che le suore avessero piu’ ritegno a usare certe parole…

    Comment di Paolo • 20 Maggio 2009 13:45

  10.  MonsterID Icon

    Serir: è vero, mo’ ricordo.

    Paolo: Au contraire, ai preti e alle suore ci piace un sacco parlare di roba impura per stigmatizzarla. Anzi, forse la complicazione del doppio articolo maschile in italiano deriva dal fatto che così la gente non usa la s impura per non sbagliarsi, e quindi rimane pura.
    Sì, tutto questo non ha senso.

    Comment di xx • 20 Maggio 2009 14:17

  11.  MonsterID Icon

    Ma più importante della S impura è IL VATICINIO. Che secondo me è una contrazione “VACCINO in VATICANO”. Invece si tratta di “profezia, predizione”… che delusione.

    SDMF

    Comment di Tripplo • 20 Maggio 2009 14:54

  12.  MonsterID Icon

    Kuma: dobbiamo parlare. C’è qualcosa nelle lingue latine che riguarda la s che non riesco a spiegarmi.
    Francese: gli idioti non la pronunciano se finale.
    Spagnolo variante Andaluso: diventa una leggera aspirazione se finale o se impura (las casas= lah casah, pasta=pahta)
    Portoghese: diventa una sc se finale o impura (lasc casasc, pascta).
    Dialetti del sud Italia: come in portoghese.
    Rumeno: lo ignoro.
    Cosa voglio dire con tutto ciò? Non lo so, però so che tu mi hai capito.

    Comment di serir • 20 Maggio 2009 16:17

  13.  MonsterID Icon

    Be’, stai buttando sul piatto una questione di linguistica storico-comparativa. Se avessi continuato gli studi come linguista adesso magari non sarei qui, comunque vediamo di recuperare qualcosa… In origine c’è il latino cosiddetto volgare (e non il latino classico, bensì quello usato da tutti come lingua parlata). E’ da questa forma che derivano tutti i volgari, che si differenziano a seconda del sostrato, cioè del modo in cui lo pronunciavano gli scimmioni analfabeti da cui noi tutti discendiamo: gli scimmioni iberici diversamente dagli scimmioni gallici, e così via. Uno dei fenomeni morfolinguistici di questa trasformazione è la caduta delle consonanti finali delle parole, non solo la -s, ma anche la -m e la -t. La caduta avviene già in epoca classica (qui mi si cita un’iscrizione sul sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato, avo dell’Africano, che già nel 259 a.C. recita “optumo fuise viro” anziché “optimum fuisse virum”). Rimangono tracce fossili sia a livello morfologico (come in francese, dove la -s finale rimane scritta) sia a livello fonetico (sempre in francese, le liaison, e in italiano c’è quello che si chiama raddoppiamento fonosintattico: la maggioranza degli italiani (soprattutto i centro-meridionali, che sono poi i custodi dell’italiano più puro) non pronunciano “e poi” o “tre case” ma “eppòi” e “treccàse”, come vestigia del fatto che “e” deriva da “et” e “tre” deriva da “tres”. Oppure c’è la vocalizzazione come in “nos => noi” e “vos => voi”.
    Questo per quanto concerne le finali. Le altre regole di trasformazione della s sono tipo una cinquantina, a seconda del tipo di scimmione preesistente e della posizione della suddetta consonante.

    Comment di Kumagoro • 20 Maggio 2009 18:12

  14.  MonsterID Icon

    Ah, e naturalmente (e questo me lo ricordavo), la scarsità di finali in -s in italiano deriva dal fatto che i nostri scimmioni hanno usato l’accusativo come caso di partenza, e non il nominativo.

    Comment di Kumagoro • 20 Maggio 2009 18:15

  15.  MonsterID Icon

    Però guardando i plurali sembra che abbiamo mantenuto noi il nominativo e loro l’accusativo (casa-casae, casam-casas). Ho paura che mi sto mettendo in un ginepraio.

    Comment di serir • 20 Maggio 2009 18:44

  16.  MonsterID Icon

    “Casa” deriva dall’accusativo “casam”. So che sembra controintuitivo, ma la lingua si è evoluta così. E gli scimmioni iberici hanno fatto molte scelte simili a noi scimmioni italici, da cui il fatto che lo spagnolo ha più in comune con l’italiano di quanto lo abbia il sardo.

    E la formazione del plurale attiene quasi sempre allo sviluppo della lingua partendo dal singolare (cioè, se non in casi particolari, non s’importa mai una parola – numerabile – già al plurale). Ho trovato una cosa curiosa: può essere noto che in origine, nell’indoeuropeo (che è una lingua fittizia da cui si sono evolute tutte le lingue europee, latino incluso), esisteva anche il caso duale (singolare: una cosa, duale: due cose, plurale: più di due cose). Ebbene, esiste ancora oggi nello sloveno e nel lituano. Ne ho molta invidia.

    Comment di Kumagoro • 20 Maggio 2009 18:57

  17.  MonsterID Icon

    Càspita! Utile il duale. E perchè non il triale, il tetrale, il pentale, l’esale, l’eptale, l’ottale, il nonale, il decale, l’undecale, il dodecale e così via fino all’ennale (che poi è il nostro plurale)? :)

    Comment di kotekino • 21 Maggio 2009 16:56

  18.  MonsterID Icon

    Che chiurli gli sloveni e i lituani…

    Comment di kotekino • 21 Maggio 2009 16:57

  19.  MonsterID Icon

    Kote: almeno risparmieresti tempo nelle epressioni “che due palle”, “ho due occhi, due braccia e due gambe”, “facciamo due tiri a canestro”, “passami due salumi”.

    Comment di serir • 21 Maggio 2009 17:56

  20.  MonsterID Icon

    In effetti su “passami salumu” (Nuovo Duale Italiano) sarebbe comoda.

    Tagliami fettu di prosciutto
    Mi sbafo filettu al pepe verde
    Mi mangerei salsicciu

    Sì, è vero: è comodo.

    Comment di kotekino • 21 Maggio 2009 18:00

  21.  MonsterID Icon

    Chiurlo io che non l’ho capito…

    Comment di kotekino • 21 Maggio 2009 18:01

  22.  MonsterID Icon

    E l’uomo di Praga si permette di far notare che il duale esiste anche in ceco in parole che vanno a coppia come “occhi”, “mani”, “piedi”. Insomma, direi che il duale si sia mantenuto nelle lingue slave occidentali.

    Comment di Paolo • 21 Maggio 2009 20:03

  23.  MonsterID Icon

    Il duale era già scomparso nel latino, quindi i suoi retaggi si possono trovare soltanto nelle lingue meno legate al latino. Ma avere qualche forma fossile non conta molto, anche noi manteniamo ad esempio forme del caso neutro (tipo i plurali “braccia” e “uova”), ma non abbiamo consapevolezza di farlo.
    Invece trovo molto più raffinata la forma mentis di un popolo che non considera che esistano soltanto “uno e molti”. Mi pare un’involuzione eliminare sistematicamente almeno la prima sfumatura intermedia, per poi dover ricorrere a perifrasi (“coppia”, “paio”) per ovviare, complicando la struttura sintattica per semplificare di un pelo la grammatica. E’ facile che ci siano motivi insiti nel carattere di un popolo dietro a questa scelta.

    Comment di Kumagoro • 22 Maggio 2009 14:16

  24.  MonsterID Icon

    Tra l’altro io notai fin da piccolo (ma quante ne sapevo?!?) che non è vero che il plurale corrisponde a molti, ma piuttosto corrisponde a qualunque quantità diversa da uno, anche zero (“Ho mangiato zero mele”) con l’eccezione dell’espressione “mezzo” (“Ho mangiato mezza mela”).

    Comunque stasera sbaferò salsicciu, anzi, salsicce! Ho proprio fame!

    Comment di xx • 22 Maggio 2009 17:07

  25.  MonsterID Icon

    Domanda al Kuma: ma il duale indicava sempre e comunque due cose (due mele, due cammelli, due pirla), oppure era usato solo per le cose che vanno in coppia (come avviene nell’esempio che ti indicato sopra)?
    xx: e che mi dici di “un quarto di mela”? E ora mi fai venire voglia di un thuringer Bratwurst!

    Comment di Paolo • 22 Maggio 2009 18:53

  26.  MonsterID Icon

    Il duale indica quantità pari a due, non necessariamente coordinate in qualche modo. Ovviamente i residui permangono nei casi più frequenti, che sono appunto quelli in cui la coppia è tipica.

    Lo zero ovviamente non esisteva nell’indoeuropeo, quindi il caso che prevede una quantità pari a zero ha evoluzione linguistica del tutto diversa, lo stesso uso dello zero come aggettivo cardinale viene introdotto nella lingua comune in tempi relativamente recenti, associato al caso plurale solo perché è il caso delle quantità non definite. Il concetto “qualunque quantità diversa da 1”, da un lato è inesatto, perché dovresti dire anche “-1 mela”, dall’altro non ha alcun significato in linguistica, perché le parole che identificano i numeri e i casi numerici si sono evolute su base concreta prima che come principi astratti, e “mangiare zero mele” è una frase che non poteva nemmeno essere formata all’origine della lingua, essendo indistinguibile in questo senso da “mangiare una quantità zero di qualunque ente esistente nell’universo”. Così come non si poteva visualizzare una pila formata da zero monete, che semplicemente NON è una pila di monete. :-)

    Fin da piccolo avevi una forma mentis influenzata dalla futura professione scientifica, evidentemente. :-)

    Comment di Kumagoro • 26 Maggio 2009 21:15

  27.  MonsterID Icon

    D’accordo, ovviamente la mia osservazione non aveva senso quando le nostre lingue si sono formate, ma stiamo ripetendo da anni da queste parti che le lingue sono in continua evoluzione. Il concetto di plurale, in origine, si associa ai numeri ordinali, non cardinali, che quindi sono solo gli interi da 1 in poi. Ma nell’italiano moderno, in cui esistono altri tipi di numeri, è perfettamente corretto dire che il plurale si applica allo zero (“mangio zero mele”), ai numeri non interi (“mangio 1,5 mele”) e financo ai negativi (con le mele non funziona, ma posso dire “il mio bilancio finanziario è di -1 dollari”).

    Comment di xx • 27 Maggio 2009 18:18

  28.  MonsterID Icon

    Oppure, come fanno i cari amici musi gialli, si potrebbe abolire il concetto di plurale. Mangio 0 mela, mangio 1 mela, mangio 2 mela, mangio 44,5 mela. Il mio bilancio finanziario è di -12 dollaro. Ci sono forse ambiguità?

    Diavolo di giapponesi, in compenso hanno 38 tipi di numeri cardinali, sì avete letto bene: 38. Uno per contare gli oggetti rotondi, uno per gli oggetti piatti, uno per quelli vivi, uno per quelli pesanti, uno per quelli neri, uno per quelli allungati, uno per gli uomini, uno per gli animali, e così via. Tutta l’efficienza della mancanza di plurale vanificata dall’introduzione di 38 tipi di aggettivi numerali differenti. Stupidi musi gialli :)

    Comment di kotekino • 28 Maggio 2009 15:21

  29.  MonsterID Icon

    Che sarebbero equivalenti ai ‘classificatori’ cinesi? Tipo, in cinese Uno = yi, uomo = ren, tavolo = zhuozi (non vorrete mica anche i caratteri hanzi, vero?) e abbiamo yi ge ren = un uomo (ge = classificatore per persone), ma anche yi zhang zhuozi = un tavolo (zhang = classificatore per ‘cose piatte’)

    Comment di Botty • 28 Maggio 2009 16:45

  30.  MonsterID Icon

    Botty, scopri ora che i giapponesi non hanno inventato niente ma hanno solo copiato dai cinesi? :)

    Comunque qualche plurale qua e là in giapponese c’è: ad esempio si può distinguere tra “io” e “noi” (col suffisso -tachi) , e c’è una parola speciale per “due persone”: futari

    Per i classificatori, ricordo che c’era un classificatore speciale per le katana, che non potevi usare per altri tipi di spade, pena la morte per sbudellamento.

    Comment di xx • 28 Maggio 2009 16:49

  31.  MonsterID Icon

    Interessanti le annotazioni sui numeri giapponesi e i classificatori cinesi: visto che gli indiani hanno i migliori matematici, come funzionano i numerali con l’hindi, il bengali e le altre lingue indiane e/o dravidiche?

    Botty: si’, si’, dacci anche i kanji…

    Comment di Paolo • 28 Maggio 2009 16:50

  32.  MonsterID Icon

    AAAGHHHH I kanji sono japponesi! I cinesi usano gli hanzi :D (che pero` in ideogramma si scrive uguale, direi…) (l’urlo era solo per fare scena… In fondo sempre musi gialli sono!) Comunque, in un prossimo commento. Non ho qui il word processor cinese…

    XX: ne ho sempre avuto la certezza, ma non ho capito se era davvero cosi` o piu` complessa ancora… Anche in cinacomunque si distingue tra io e noi (tu e voi, lui e loro) con il suffisso -men e hanno anche un modo particolare di indicare il due per le cose che sono appaiate (liang), mentre due normalmente e` er.

    Comment di Botty • 28 Maggio 2009 17:39

  33.  MonsterID Icon

    I kanji sono japponesi! I cinesi usano gli hanzi :D (che pero` in ideogramma si scrive uguale, direi…)

    Botty, non e’ che la differenza tra “hanzi” e “kanji” stia solo nella trascrizione della pronuncia?

    E “piazza Tien-an-men” e’ quindi il plurale di “piazza Tien-an”?

    Comment di paolo • 29 Maggio 2009 09:29

  34.  MonsterID Icon

    Si`, il fatto e` che giapponesi e cinesi si leggono, ma non si parlano. Giappone si scrive allo stesso modo, ma si legge “riben” in cinese e “nihon” in giapponese.

    E no, il “men” di Tian An Men e` il “men” di porta (tian=cielo, an=pace, men=porta ==> la porta della pace celeste). Aiuta un casino, nello studio di una lingua, il fatto che la stessa sillaba abbia fino a 27 significati diversi… :D

    Comment di Botty • 29 Maggio 2009 11:27

  35.  MonsterID Icon

    Aiuta un casino, nello studio di una lingua, il fatto che la stessa sillaba abbia fino a 27 significati diversi…

    Se no, dove starebbe il divertimento?

    Comment di paolo • 29 Maggio 2009 12:20

  36.  MonsterID Icon

    Botty, precisiamo: pochi degli “hanzi” cinesi sono letti dai giapponesi con come “kanji” dal MEDESIMO significato. Il più delle volte vogliono dire tutt’altro.

    Comment di kotekino • 29 Maggio 2009 13:50

  37.  MonsterID Icon

    Hanzi, a volte vogliono dire il contrario!

    Comment di xx • 29 Maggio 2009 14:13

  38.  MonsterID Icon

    In arabo i verbi hanno il maschile ed il femminile (che cazzo, mica solo voi potete fare gli sboroni)

    Comment di serir • 29 Maggio 2009 15:33

  39.  MonsterID Icon

    Anche in italiano: “sono natO povero-sono natA povera”.

    Comment di xx • 29 Maggio 2009 15:35

  40.  MonsterID Icon

    paolo 35: mah… in un sacco di altre cose meno faticose? ;-)

    KK 36: ecco, questa per esempio non la sapevo… Probabilmente ho beccato l’unico caso… :D

    Comment di Botty • 29 Maggio 2009 15:52

  41.  MonsterID Icon

    Xx39: in spagnolo no, che sia Antonio Banderas o Penelope Cruz, entrambi direbbero: he nacidO pobre.

    E comunque in arabo è qualcosa come: io sono e io sona, tu sei e tu sea.

    Comment di serir • 29 Maggio 2009 16:28

  42.  MonsterID Icon

    Nelle lingue slave i verbi al passato nel singolare distinguono tra maschile (nessuna desinenza), femminile (desinenza in a) e neutro (desinenza in o). E per quanto riguarda l’accusativo dei sostantivi al maschile si distingue tra “animato” (uomo o animale, cavalli compresi), che ha l’accustaiovo diverso dal nominativo, e “inanimato” (tutto il resto, sassi e salsicce comprese), che ha l’accusativo come il nominativo.
    ora ho fatto lo sborone anch’io, anche se sono rimasto nella vecchia Europa

    Comment di paolo • 2 Giugno 2009 11:28

  43.  MonsterID Icon

    Best thread ever, come dicono i giovani anglofoni.

    XX 27: quello che intendevo dire è che il problema di quale caso associare ai negativi e ai non interi (fra l’altro in frasi tecniche o che mutuano l’uso tecnico) si è posto in tempi molto recenti (e per molto recenti intendo probabilmente non prima del XIX secolo), e a quel punto si avevano a disposizione solo il singolare il plurale. Essendo il singolare un caso univoco e il plurale un caso che abbraccia più possibilità, la scelta è stata ovvia, e la lingua è così evoluta associando al plurale quelle forme “nuove”. Ma il plurale italiano non è definibile come il caso “di ciò che è diverso dall’unità”, è e resta il caso “di ciò che è molteplice”, perché è questo che esprime quando lo si usa. Poi ci sono aggettivi ordinali particolari come “zero” o “1,5”, che si coniugano al plurale, ma è la *loro* regola specifica, non quella del plurale dei nomi.
    Poi non ho capito cosa intendevi dicendo che il plurale si è originato con gli ordinali anziché con i cardinali: si è originato contando con le parti del corpo, quindi con una successione “cardinale”, inizialmente neanche astratta. Fra l’altro ci sono un sacco di teorie interessanti sulla formazione delle basi numeriche legate al corpo umano, ad esempio su come si è originata la base 12 (e no, non è per lo zodiaco): vi siete mai chiesti perché diavolo ancora tutte le lingue si portano dietro le dozzine? Potrebbe essere un buon mistero della vita, no?

    Comment di Kumagoro • 5 Giugno 2009 01:09

  44.  MonsterID Icon

    ad esempio su come si è originata la base 12 (e no, non è per lo zodiaco)

    azzardo un’ipotesi: un anno (ovvero il periodo di tempo che intercorre tra una stagione e il suo ripetersi) e’ formato da dodici mesi, ovvero cicli lunari (e, tanto per fare lo sborone -notare l’uso del “lo” davanti alla “s” impura-, avete mai notato che in parecchie lingue “luna” e “mese” hanno la stessa radice? month-moon, Monat-Mond, mesic-mesic): non puo’ essere questo un buon motivo per l’importanza del 12 in tutte le lingue?

    Comment di Paolo • 5 Giugno 2009 09:16

  45.  MonsterID Icon

    Avevo letto da qualche parte che 12 (o anche 360, base quasi altrettanto diffusa) sono usati spesso perché hanno molti divisori, e quindi è più semplice fare le parti.
    L’ipotesi di Paolo mi puzza un po’ di più, perché altrimenti dovrebbe essere altrettanto diffusa la “base” 7, ovvero i giorni della settimana.

    (Tra parentesi, tutte le specie intelligenti contano in base 10, secondo il loro punto di vista)

    Comment di xx • 5 Giugno 2009 09:20

  46.  MonsterID Icon

    xx: hai ragione, in effetti 7 e’ un numero primo, i quali sono bestie difficili da trattare, mentre il 12 e’ molto piu’ docile… e il 7 e il 12 hanno pari importanza nella religione ebraica.

    E cosa vuoi dire con “base 10, secondo il loro punto di vista”? Alludi al fatto che “2=10” in base binaria?

    Comment di Paolo • 5 Giugno 2009 09:35

  47.  MonsterID Icon

    Ad esempio, sì. Se incontrassimo una specie aliena con 8 dita, loro direbbero che contano in base 10, dove ovviamente per loro 10 corrisponde al nostro 8. Non c’entra niente, ma volevo dirlo. :)

    Comment di xx • 5 Giugno 2009 10:16

  48.  MonsterID Icon

    e cosa mi dici dei turchi, che sono ottomani e hanno quindi 40 dita? (NB: questa cazzata c’e’ anche in una storia di Jacovitti!)

    Comment di Paolo • 5 Giugno 2009 10:39

  49.  MonsterID Icon

    La base 12 io la uso solo per le uova al supermercato. Istintivamente uso la base tre, per esempio se devo mettere in fila molte provette mentalmente conto di tre in tre. Ma forse perché non so contare da 4 in poi. E forse non ho capito che intendete per base.

    Gli alieni non hanno 8 dita, non ne hanno nessuna, se sosteniamo l’ipotesi che la vita “vertebrata” non possa essersi allontanata dalla terra. Ipotizzando un’origine indipendente su un altro pianeta è biologicamente impossibile che si sia formata anche solo una specie che possa vagamente somigliare a qualcuna del nostro pianeta. Spielberg diceva cazzate.

    Comment di serir • 5 Giugno 2009 11:28

  50.  MonsterID Icon

    Spielberg diceva cazzate

    Ho sempre sospettato che i nazisti fossero brava gente, in effetti!

    Anch’io tendo a contare gli oggetti 3 alla volta: tre sei nove dodici etc. Probabilmente abbracciare con lo sguardo (e quindi considerare con un insieme) 4 oggetti è molto più difficile che farlo con 3.

    Paolo: non travestire da citazione quella che è un’immonda stronzata! :P

    Comment di xx • 5 Giugno 2009 13:43

  51.  MonsterID Icon

    Il matematico di turno sottoscrive la tesi dei molti divisori del 12, che spiega anche l’uso del 60, che ha giusto un divisore in piu’.

    Sul filone linguistico aggiungo che la declinazione dei verbi si usa anche dalle parti di mia nonna (ascolana): a quanto pare nel solo comune di Ripatransone si usa concordare il verbo col genere del soggetto. La parte buffa dell’altrimenti insulso nozionismo e’ che dopo aver passato 32 estati a Ripatransone l’ho scoperta da una linguista Ticinese a Zurigo… (che pero’ ha sposato un ascolano, c’e’ il trucco)

    Comment di inde • 5 Giugno 2009 14:13

  52.  MonsterID Icon

    A rileggerlo cosi’ quello di prima sembra proprio un commento del c***o :(

    Comment di inde • 5 Giugno 2009 14:14

  53.  MonsterID Icon

    xx: certo che e’ un’immondissima stronzata! Ma ti giuro che si trova anche in “Joe Balordo” di jac!

    tanto per aggiungere un’ennesima osservazione sui generi: a Tolfa (VT) si usa solo il femminile, tanto che si dice “le cavalle maschie” per dire “i cavalli” (a Tolfa l’evento principale e’ “la giostra del buttero”, per questo tanta importanza ai cavalli)

    Comment di Paolo • 5 Giugno 2009 14:56

  54.  MonsterID Icon

    Paolo: a Viterbo città si dice le semaforA, le fiorA, le cavallA. Noi romani li deridiamo spesso, come ogni altro abitante del lazio fuori dal raccordo anulare, geneticamente inferiore…

    Comment di serir • 5 Giugno 2009 15:47

  55.  MonsterID Icon

    Qui il governo andaluso mi ha aiutato molto ricreandomi l’habitat. Infatti ha costruito una sorta di raccordo anulare sivigliano, così so a partire da dove devo deridere. Stupidi Dos Hermaniensi, Alcalani e Utrerini!

    Comment di serir • 5 Giugno 2009 15:51

  56.  MonsterID Icon

    serir: da ex-frequentatore dei campi del GAR, uno dei quali si svolgeva a Tolfa, conosco il rapporto tra Roma e la periferia… vuoi sentire qualche barzelletta sui Tolfataros (i.e. abitanti di Tolfa)?

    Comment di Paolo • 5 Giugno 2009 16:11

  57.  MonsterID Icon

    Riguardo al 12 (visto che XX non ha voluto creare un mistero della vita, per non farlo risolvere a me), è vero che è una base comoda con molti divisori, e questo ne ha decretato la diffusione e l’utilizzo per tutti questi secoli, ma l’origine antropologica è un’altra. E almeno all’epoca dei miei esami etnologico/antropologici (che avevo messo in piano di studi per aggirare i temutissimi nozionismi degli esami geografici), la teoria antropologica batteva in credenziale quella dell’osservazione astronomica (fasi lunari, passaggi di costellazioni eccetera), proprio perché riferita a una fase precedente della cultura umana, riosservabile e riosservata presso i soliti aborigeni polinesiani o giù di lì.
    In pratica l’uomo primitivo ha cominciato a contare osservandosi il corpo (è interessante anche il fatto che non riusciva ad astrarre: quelle popolazioni che conoscono solo i numeri da 1 a 4, dove 4 è già sinonimo di “molti”, non li sanno mettere in successione astratta: 2 è una coppia di oggetti, 3 è una coppia di oggetti e un altro oggetto, 4 è due coppie di oggetti, che diventano anche per approssimazione superiore “molteplici coppie di oggetti”).
    Ora, se si conta usando una mano sola, si svilupperà una base 5, con due mani una base 10, con le dita delle mani e dei piedi una base 20 (e chiaramente la base 10 risulterà la più efficace). Lasciando ad ambiti da caserma la possibilità di basi 6, 11 o 21, provate a guardarvi il palmo della mano tenendo le dite unite: ciò che avrete davanti saranno 12 elementi, divisi in 4 gruppi da 3, con quella buffa escrescenza carnosa esterna pronta a contarli toccandoli.
    La base 60 non è detto sia correlata, ricordo che era ancora dibattutissima la sua origine, antropologicamente non è pensabile che sia nata per associazione con oggetti fisici, perché sarebbero troppi, è probabile che sia una base sviluppatasi in ambiti culturali già più evoluti.

    Comment di Kumagoro • 7 Giugno 2009 01:12

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    Mi permetto di aggiungere un paio di cose che attingo da antiche letture: a quanto pare, ma è tesi dibattuta, con l’utilizzo sempre più articolato del linguaggio e poi della scrittura a scopo contabile, prevalse sempre più la base 10, come testimoniato da papiri egizi, etimologia, diffusione della base 10 presso tribù primitive etc. perchè è più pratica e semplice; si può ritenere che la numerazione ordinale a scopo di scandire rituali religiosi abbia preceduto quella cardinale a scopo contabile; la numerazione dei francesi in base 20 testimonia il loro imperterrito indugiare alla condizione bestiale di quadrumani; i conigli contano fino a 5 e dopo usano il “molti”; Werner Heisenberg era un grande scrittore.

    Comment di M2 • 8 Giugno 2009 11:06

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    basta con queste chiacchiere non avete altro da fare? rispondete alle mie esigenze alcune parole s pure o impure

    Comment di lisa • 27 Settembre 2012 15:55

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    No, zitta.

    Comment di serir • 16 Ottobre 2012 23:28

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    Bravo Serir, diglielo un po’ alla sorella di Bart. Abbiam scoperto come fa a essere brava a scuola, chiede in giro sui blog di caratura.

    Comment di xx • 17 Ottobre 2012 08:06

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