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La mossa del fesso

Ogni città ha il suo carattere, nei riguardi del rispetto delle regole della strada. A Genova, ad esempio, i parcheggi sono molto fantasiosi (più che a Milano, ad esempio), i limiti di velocità piuttosto aleatori e, nel caso delle motorette, anche il concetto di “corsia” è piuttosto oscuro. Invece, nel complesso, la gente non passa mai col semaforo rosso. Non mi so spiegare il perché di questo atteggiamento, ma è rarissimo vedere qualcuno transitare col rosso anche nel caso di semafori pedonali deserti funzionanti di notte, caso in cui il buon senso potrebbe suggerire che fare uno strappo, pur tenendo alta l’attenzione, potrebbe non essere così grave.

Tuttavia, appena viene verde, le motorette, accumulatesi in prima fila durante il vermiglio periodo, scattano ratte. E non solo: i motorettisti spietati sanno che il via libera arriva quando scatta il rosso del semaforo “nemico” (cioè quello complementare al proprio); spiando quello, è possibile anticipare di un picosecondo la partenza. O almeno, questo è quello che i motorettisti più stolti credono. A Genova, infatti, diversi semafori hanno una seconda anomalia (oltre questa): c’è un periodo di latenza di un secondo o due in cui è rosso per tutti, probabilmente escogitato perché chi passa col giallo avanzatissimo non si scontri col motorettista troppo lesto a sfrecciare. La conseguenza è che, allo scattare del rosso corrispondente, molti motorettisti danno di gas: BRUM!, però, resosi conto che il proprio verde non è ancora attivo, e non volendo passare col rosso, rimangono con le pive nel sacco e non partono. Io chiamo questo atteggiamento mossa del fesso, e rido mentalmente molto forte ogni volta che mi capita di assistervi. Cioè, praticamente a ogni semaforo. Che ci volete fare, mi diverto con poco.