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Fermati Stear, fermati adesso

Oggi si parla di Candy Candy, e ne facciamo spoiler. Se non avete mai visto tutta la serie e, per qualche strana ragione, avete intenzione di farlo in futuro, andate altrove. Pussate via.

Staear

Candy Candy ha la fama di essere una serie ad alto tasso di mortalità, in cui, quasi la bionda rompiballe fosse una specie di Fleccèr, i personaggi rischiano la pelle solo per essere lì. In realtà non è proprio così, il bilancio finale della serie è di due morti e un mutilato: uno dei due defunti, come noto, è Anthony Andrews, caduto da cavallo, e quando succede tutti stappano la sciampagna e festeggiano la prematura dipartita di quella mezzasega coltivatore di rose. Il secondo, invece, colpisce di più, perché si tratta di uno dei personaggi di alleggerimento comico della serie, cioè Alistear Andrews, detto Stear.
Stear è presentato per tutta la serie come una specie di inventore pazzariello, le cui invenzioni non funzionano e portano a gag di raro umorismo, tipo lui che viene inseguito da un’automobile che prima non partiva. Risate! Vabbè, è una soap opera per ragazzine, non pretendiamo Woody Allen. E’ comunque un personaggio positivo, che non manca di dare il suo affetto e il suo supporto alla nostra protagonista. Visto il tipo di personaggio e il ruolo che ricopre, sorprende molto che, verso la fine della serie, decida di arruolarsi per combattere nella Prima Guerra Mondiale, per dare il suo comtributo allo sforzo bellico. E’ pur sempre un membro di una famiglia ricca, quasi nobile, quindi non lo mandano nel fango delle trincee ma a pilotare un aereo.

Eppure muore, ed ecco come: Star è in un duello aereo con un nemico, e a un certo punto si trova in una posizione di vantaggio rispetto al suo avversario, e può abbatterlo. Eppure, quando lo sta per colpire, guarda negli occhi il suo nemico, e si rende conto che non è altro che un uomo come lui, ed esita. Quell’altro,  imbracciata l’artiglieria, non gli ricambia la cortesia. E il carillon che aveva regalato alla sua fidanzata in quel momento si ferma.

Ok, non voglio dire che De André abbia copiato da Yumiko Igarashi, autrice di Candy Candy,  né tantomeno il contrario; sarebbe idiota anche solo pensare una cosa simile! Tuttavia, mi piace osservare come in due opere così diverse (non c’è nulla in comune tra la produzione di De André e Candy Candy!) un messaggio simile traspaia, a testimonianza della sua universalità. Riassumendo, non fate la guerra.