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Carnevale Bishoonico

Giacché per la prima volta da tipo trent’anni vado a una festa di carnevale, mi pare uopo pubblicizzarla qua. E’ organizzata dai tizi di sigletv.net, ci suonano i Bishoonen e il vestito consigliato è da zorro o fatina. Sono abbastanza pigro per non reinventarmi niente e quindi copio il comunicato ufficiale, ma non così pigro da non correggere gli errori di ortografia di quello originale. Ovviamente qualunque pinguinofilo (o anche Franceschetto) voglia venire sarà il benvenuto e potrà godere della mia compagnia. Ecco qua i dettagli:

Sabato 21 Febbraio Al Muddy Waters, a Calvari (GE) abbiamo organizzato una festa di fine Carnevale insieme ai Bishoonen con l’occasione di passare insieme anche un bel weekend in un raduno anche forumistico fuori città in un bellissimo posto in Liguria (una volta tanto non in Toscana).

Cosa offre la serata ? Prima di tutto una bella cena a prezzo fisso (20 Euro) con menù alla carta (anche per vegetariani) ed ingresso al locale già incluso.

Dato che si tratta di una festa di carnevale pensavamo di vestirci in maschera e dato nei mitici anni 80 le maschere più cult erano “Zorro” per i maschietti e le “Fatine” per le femminucce pensavamo che sarebbe stato divertente vestirci tutti così :-) (ma non è assolutamente obbligatorio né venire in maschera né vestirsi in questo modo).

Dopo la cena i Bishoonen ci faranno smaltire un po’ di calorie in eccesso con il loro concerto al quale seguirà in puro stile Forumistico il DJ Set della ritrovata coppia OFM & Calendarman con le sigle ed i brani cult & trash degli anni 80.

Per chi di voi volesse arrivare dopo la cena l’ingresso al locale sarà di Euro 8 se vi mettete in lista qua sul forum. Per assoluta trasparenza vi comunico che l’ingresso non comprende la consumazione che comunque non è obbligatoria.

Dato che la festa durerà fino a tardi e l’alcool non sarà poco abbiamo già individuato due agriturismi che potrebbero ospitarci e sono nella zona:

Locanda il Mulino (http://www.locandailmulino.com/prezzi.html) che si trova vicinissimo al locale ed ha prezzi abbordabilissimi (se vi prendete una camera in 4 sono 20 euro a testa) ma le camere a disposizione sono poche quindi affrettatevi.

L’altro Agriturismo, Le Terrazze sul mare (http://www.leterrazzesulmare.com), si trova un po’ più distante ma ha molta più capienza ad un prezzo sostanzialmente invariato (una camera/appartamento da 4 posti letto viene 25 euro a testa)

Per l’organizzazione delle notti vi lasciamo autonomi di scegliere i vostri compagni d’avventura e di fissare direttamente con i due agriturismi (che sono già stati preallartati del nostro sbarco in Liguria), mentre per la cena o il semplice ingresso al locale raccogliamo qua come d’abitudine le partecipazioni.

Riepilogo i costi:

– Solo ingresso al locale Euro 8

– Cena & Ingresso Euro 20

– Ingresso & Notte in Bed & Breakfast Euro 28 / 33 (in appartamenti o camere da 4 posti)

– Cena & Ingresso & Notte in Bed & Breakfast Euro 45/50 (in appartamenti o camere da 4 posti)

Quanto è distante Calvari ?

Da Firenze sono circa 2 ore e 30 di auto (205 KM) (fattibile quindi anche un rientro in nottata a casa..dal Filmore abbiamo fatto ben di peggio) http://maps.google.it/maps?f=d&saddr=Firenze&daddr=Calvari+Ge&hl=it&geocode=&mra=ls&sll=44.890904,9.091187&sspn=1.334833,2.471924&ie=UTF8&ll=44.073774,10.27771&spn=1.35366,2.471924&t=h&z=9

Da Milano sono circa 2 ore e 20 di auto (188 KM)http://maps.google.it/maps?f=d&saddr=Milano&daddr=Calvari+Ge&hl=it&geocode=&mra=ls&sll=44.074655,10.278635&sspn=1.35366,2.471924&ie=UTF8&ll=44.890904,9.091187&spn=1.334833,2.471924&t=h&z=9

Per chi viene dal Veneto o da Roma o da altre parti d’Italia ovviamente le distanze si allungano ma ci sono i tempi necessari per organizzarsi magari facendolo per tappe o organizzarsi in carovana.

Sentito Joril? Parla del Veneto, quindi puoi venire anche tu!

E questa è la locandina:

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Quattro Dita

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Il primo volume di ProGlo dopo le uscite di Lucca 2007 si è fatto attendere ma, per saturno, credetemi che ne è valsa la pena. Signori, da un mesetto abbondante è a disposizione Quattro Dita di Rich Kowsloski.
Confesso di trovarmi in imbarazzo, perché molto di quello che vorrei dire su Quattro Dita è già detto egregiamente nella cartella stampa. Una volta tanto non per pigrizia ma per umiltà vi incollo quello che i miei egregi colleghi di ProGlo hanno scritto.

L’opera

Quattro Dita ripercorre la vita di Dizzy Walters, indiscusso genio dell’animazione americana, attraverso mezzo secolo di storia Hollywoodiana. Ma Quattro Dita è anche la storia vera della vita di un topo di nome Rickey Rat, un tempo fulgidissima star del cinema animato, adesso vecchio e alcolizzato cartone che blatera di strane storie e ancor più strani complotti…

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Quattro Dita si presenta nella forma (del tutto inedita per un fumetto) di falso documentario (o mockumentary, come si dice in inglese), innestandosi sulla via già tracciata da capolavori cinematrografici come Zelig e This is Spinal Tap. Koslowski rielabora il genere del mockumentary per il medium fumetto, inserendo interviste esclusive, fotografie d’annata, eventi e personaggi che hanno fatto la storia del cinema e degli Stati Uniti: l’operazione di mimetizzazione è talmente ben riuscita che sembra di assistere a una puntata di Behind the music, lo show televisivo a cui l’autore si è ispirato, ambientata in un universo parallelo.

Il punto di vista che sottostà all’opera è, se non inedito, del tutto non convenzionale: Koslowski immagina che i cartoon siano dotati vita propria nell’America degli anni ’50 e ‘60, e racconta di una comunità ghettizzata che tanto ricorda quella afroamericana: un tema già suggerito in opere come Chi ha incastrato Roger Rabbit, ma qui reso con tutta la crudezza e il cinismo idonee a un’opera che pretende di raccontare una realtà, seppur fittizia (ma neanche tanto, se si pensa alla fonte d’ispirazione di un gran numero dei primi  personaggi dei cartoons. Questi ultimi derivavano, in effetti, da una visione  stereotipata delle minoranze etniche, tipica anche delle riviste di vaudeville).

Una graphic novel che riallaccia fili e temi della storia sommersa d’America (come la caccia alle streghe, i Kennedy e l’interazione razziale) e tesse un unico grande affresco al cui c’entro c’è lui, il topo più importante di Hollywood. Quattro Dita racconta di pettegolezzi e Storia, passioni e vizi, successi e fallimenti, che si stringono, come cerchi concentrici, verso la madre di tutte le teorie del complotto.

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Anche dal punto di vista del linguaggio l’opera offre degli spunti d’interesse,  non solo per la componente sperimentale offerta dalla particolare struttura del  lavoro, ma anche dal modo in cui questa struttura viene esplicitata. Ci troviamo davanti a due modulazioni diverse del linguaggio che interagiscono:  le sequenze ambientate nel passato narrativo, che presentano materiale  d’archivio raccontato in voce off, vengono rese tramite l’uso di fotografie e  collage, con una struttura libera della pagina e testo che si sovrappone alle  immagini, laddove le sequenze che illustrano il presente narrativo, le  interviste, sono completamente disegnate, con tavole prevalentemente in griglia  fissa di due righe (metodo che rende alla perfezione il tempo televisivo  dell’intervista), griglia che occasionalmente, in alcuni momenti di maggior tensione drammatica, viene scardinata. I due metodi interagiscono a meraviglia, imprimendo un senso di movimento a  un’opera che altrimenti sarebbe apparsa ingessata.

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Quattro Dita deve certamente buona parte del suo primo impatto al ben posizionato twist della trama, di stampo cospirazionista, che avviene nella  prima parte del volume, ma è anche un’opera che, alla rilettura, offre una serie di spunti di riflessione non banali non solo sui retroscena dell’industria dello spettacolo, ma anche sul rapporto fra fruitori e personaggi di fantasia.

Ecco qu, fine cartella stampa. E non dite che non vi è venuta voglia di leggerlo…
Personalmente vorrei rimarcare di non credere, come può apparire dalla descrizione, che si tratti di una riscaldatura di Roger Rabbit. L’idea di base è simile (i cartoon vivono realmente e sono attori dei film animati in un mondo di umani), ma la direzione presa, e il tono con cui viene trattato, è completamente differente. Sostenere che Quattro Dita è come Roger Rabbit sarebbe un po’ come dire che i “Promessi Sposi” è come “Se scappi ti sposo” perché entrambi parlano di matrimoni che non si riescono a concludere.

Retroscena: il titolo dell’opera
Il titolo originale di Quattro Dita è Three Fingers. Sì, “three”. In ProGlo nessuno è laureato in lingue, però sappiamo abbastanza l’inglese per sapere che “three” non si traduce con “quattro”. Però sappiamo anche che il fumetto parla della ragione per cui i cartoni animati hanno di solito quattro dita. E allora? La soluzione al busillis sta nel fatto che “finger” significa “dito che non è il pollice”: una traduzione letterale sarebbe quindi Tre dita più il pollice. Direi che Quattro Dita suoni molto meglio.
Ciononostante, il parto di questo titolo è stato molto dibattuto, poiché esiste già un Quattro Dita, opera di Milo Manara, e soprattutto perché in alcune regioni italiane è il modo con cui si indica una donna, ehm, “facile”. Si sottintende cioè che tale donna abbia una vagina che, a causa dell’usura, è sufficientemente larga da accogliere con facilità, appunto, quattro dita. La soluzione alternativa era di utilizzare il titolo originale Three fingers, al limite apponendo Quattro Dita come sottotitolo. Io ero per questo partito, ma poi a furia di ripetere il nome ha iniziato a suonarmi bene; se aggiungiamo che già troppi titoli di ProGlo sono rimasti col titolo originale, sono convinto che la scelta sia stata quella giusta.

Conclusioni
Quattro Dita è uscito a metà luglio, in ritardo rispetto al previsto a causa di qualche malaugurato problema con la copertina. E’ un periodo dell’anno editorialmente sfigato, a causa di vacanze di librai e distributori (e clienti!), ma ciò non toglie che al ritorno dalle vostre vacanze dovreste trovarlo senza grosse difficoltà, come al solito, nelle librerie più grosse o quelle più lungimiranti. E se non lo trovaste, le spese di spedizioni sono gratuite se lo ordinate sul sito di Proglo. Sì, costa 19 euro, che possono sembrare tanti. In realtà, visto il formato piuttosto grande, è in linea coi prezzi dei fumetti da libreria in Italia. Vi abbiamo abituato troppo bene coi volumi precedenti! Credetemi, date a Quattro Dita una chance e non ve ne pentirete!

Quattro Dita
di Rich Koslowski
Brossurato 25,5×21 cm – 144 pagine b/n – 19 euro
ISBN 978-88-903071-7-1
Disponibile da luglio 2008

Lucca Animation Festival

Ricevo ed inoltro questo articolo scritto dal prode Kumagoro che millanta 10 buoni motivi per venire a Lucca Animation dal 22 al 26 aprile 2008. Tuttavia, poiché sono pur sempre tra i primi in classifica in Google per la ricerca “malvagio”, mi pare obbligatorio smontare ogni singola argomentazione, affidando al mio lato Cartman questo compito. Dopo aver fatto questo, da bravo schizofrenico, mi contraddirò e il mio lato Angioletto dirà perché l’argomentazione è valida. E poi, come nei peggiori film americani, i due saranno d’accordo su qualcosa…leggete!

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1. Perché è la prima edizione di un festival internazionale dell’animazione che per dimensioni, metodi e intenti si pone già come l’Evento Fondamentale in Italia.

cartman.jpgMa questo non significa che lo sarà davvero.

avatarxx.png Ma vale la pena scoprirlo.

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2. Perché si svolge all’interno delle mura della città vecchia, così come la Lucca Comics di novembre, ma in maniera più concentrata: due grandi cinema a un paio di minuti l’uno dall’altro, tensostruttura con mostra+bookshop+zona incontri nell’annessa Piazza Napoleone (la piazza grande di Lucca, quella dei padiglioni editori dei Comics), e altri spazi contigui per mostre, incontri e quant’altro.

cartman.jpg Il che vuol dire che saremo tutti uno appiccicati l’uno all’altro e i bar della zona finiranno le pizzette alle 10 di mattina.

avatarxx.pngIntanto c’è da mangiare la zuppa di farro che spacca. E quella non finisce.

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3. Perché il concorso di quest’anno, chiamato Premio dei Premi, raccoglierà tutti i corti e i lunghi più premiati del decennio, ed è quindi l’ideale per chi se li fosse persi o non avesse frequentato molti festival in questi ultimi anni.

cartman.jpg Chi invece, come il sottoscritto, li avesse frequentati si rivedrà sempre gli stessi corti.

avatarxx.png E dai che Harvey Krumpet, Atama Yama e Jasper Morello non ti stanchi mai di rivederli!

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4. Perché la grande retrospettiva sulla musica (6 programmi) offre l’occasione di vedere in azione leggende come McLaren e Fishinger, ma anche altre cose che si inoltrano nel campo più ovvio del narrativo-descrittivo, da Bugs Bunny a Björk, partendo dal fondamentale Mazzuolo di Pietro Gabriele.

cartman.jpg Cioè come han fatto ad Annecy nel 2006. I soliti italiani che copiano i francesi!

avatarxx.png Se il Lucca Animation Festival riesce ad essere paragonabile ad Annecy, si stappa la sciampagna!

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5. Perché l’Estonia (altri 6 programmi di megaretrospettiva) è veramente uno dei posti più interessanti del mondo. E Mati Kütt e Priit Pärn (fra gli altri) sono dei geni assoluti.

cartman.jpgDove sei stato quest’estate in vacanza?” “In Estonia!” “Ah, beato te! Io ero al mare alle Maldive…”

avatarxx.png Perché, alle Maldive fanno animazione? L’Estonia è un paese giovane, dinamico, ricco di idee. E l’animazione ivi prodotta è originale e coloratissima. Più di quella maldiviana, almeno.

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6. Perché Aleksandra Korejwo, che ha realizzato la sigla e beneficia di una rassegna personale nonché di un workshop dimostrativo, anima in stop motion del sale colorato usando una penna di condor, con questi risultati.

cartman.jpg Su questo non si può ribattere. Una penna di condor è una penna di condor, i risultati si vedono.

avatarxx.png L’hai detto, fratello.

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7. Perché Gianluigi Toccafondo, che ha realizzato i manifesti e beneficia a sua volta di rassegna e di una spettacolare mostra, è senza dubbio il migliore animatore italiano degli ultimi trent’anni.

cartman.jpg Bella forza, è l’unico.

avatarxx.png Su, su, non è vero. C’è fermento in Italia, sta nascendo qualcosa e Toccafondo è, in ogni caso, un autore considerato valido a livello internazionale.

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8. Perché i film britannici contemporanei, raccolti nella sezione Animation Now di quest’anno, sono la dimostrazione che la Gran Bretagna ultimamente spacca.

cartman.jpg E per gli spettatori, dopo le proiezioni, assaggio obbligatorio della fine cuisine d’oltremanica: pudding e porridge per tutti!

avatarxx.png E haggis! (Ok, nemmeno io posso difendere il cibo inglese…)

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9. Perché chi non celebra il centenario della nascita di Tex Avery, festeggiato con il meglio del suo meglio, è un puzzone.

cartman.jpg Ma lo può festeggiare benissimo a casa sua, seduto comodo di fronte alla tv.

avatarxx.png Certo, e perché andare al cinema quando puoi scaricare i film in DivX? L’esperienza del grande schermo e la visione collettiva aggiungono sempre tantissimo alle visioni. E per un genio come Tex Avery…

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10. Perché tutto ciò è offerto (fra gli altri) da tre dei commentatori più assidui di questo ameno blog. E non è un pesce d’aprile.

cartman.jpg Non vedo perché dovrebbe esserlo, oggi è il 4 aprile!

avatarxx.png Sciocchino!

cartman.jpg & avatarxx.png E inoltre, ci dovete essere perché ci sarà gran parte dei commentatori assidui di questo blog. Volete scoprire che voce ha Kotekino? Volete sapere se Golosino è davvero bello come dicono? Vi piacerebbe verificare se Chicca è una bionda vera? E avere la gioia di scuotermi la mano? Beh, almeno tre su quattro li potrete avere al Lucca Animation Festival, che si terrà a Lucca dal 22 al 26 aprile 2008.

Il palazzo dei comici

COMICS' PALACE Dato che da queste parti si è parlato di recente dei webcomic, non posso non segnalare l’evento organizzato dall’ asscult Soggetti in movimento, dietro la quale si nasconde lastessaquantitàdipopòche una delle commentatrici regolari di questo blog. Si tratta di un evento sui fumetti in generale e sui webcomic in particolare che si svolgerà a Settimo Milanese il 15 marzo 2008. Lo so, è in Padania, ma che ci volete fare… I li dettagli potete trovare in questo maispeis dal color verde pisello di dubbio gusto (un po’ di rosa gli farebbe bene!). Lo so che siete pigri e non ci andrete mai, ma io sono più pigro di voi e non vi dico tutti i dettagli. Vi dirò soltanto, per stimolare la vostra curiosità, che io vi parteciperò in duplice veste: come editore di Proglo e come autore di Quomics che debutterà nell’inedita veste cartacea quando io e AlexKatsura arriveremo forniti di un numero di “Chi” e di un paio di forbici. Quindi, non mancate e già che ci siete comprate i miei volumi!

Quomics, ovvero fumetti quotidiani

Ok, lo so che ho proclamato in passato che avrei usato la rubrica “La faccia come il culo” per recensire i lavori di ProGlo, e con calma arriveranno anche altri articoli su questo argomento. Ma per questa volta vuolsi qui segnalare un web comic di rara intelligenza e originalità: Quomics.

La parola “Quomics” è una crasi di “quotidiani” e “comics”, ed è una serie di vignette, idealmente quotidiane ma più realisticamente a cadenza irregolare, che attua una sperimentazione sul mezzo fumettistico (quindi potrebbe essere pubblicata da ProGlo, se non che non la comprerebbe nessuno, e noi di ProGlo dobbiamo pagare le bollette).
L’idea sottostante a questa specie di fumetto consiste nello scegliere una foto in modo pseudocasuale ma riproducibile e costruirci sopra una vignetta in qualche modo divertente. A volte la foto si presterà a qualche tipo di battuta, a volte di meno. A volte c’è da impazzire per riuscire a piazzare i baloon, a volte basta una didascalia. Nondimeno, una volta che una foto è stata scelta per essere quomizzata, non può essere scartata. La conseguenza di questa tecnica è duplice: da un lato, la creatività degli autori viene stimolata dai vincoli posti, dall’altro, a volte, le battute fanno cagare. Non sempre gli autori riescono a trovare qualcosa di decente da foto che non offrono alcun spunto, ma d’altronde non sono mica Daw, sono comuni mortali.
Attualmente l’immagine scelta è la prima della prima galleria fotografica del quotidiano online “La Stampa” alle ore 11.
Visto che so che siete pigri, questa è una delle ultime vignette pubblicate:

Dai, un po’ fa ridere. E ora seguiteci. La pubblicazione è regolarmente irregolare.

(lo avete capito che io sono uno dei due autori, vero? Non siete mica così fessi! L’altro è il mio buon compare Alessandro Bellondi, chitarriere dei Bishoonen)

“A” come ignoranza

I lettori di vecchia data di questo blog forse ricorderanno che, all’inizio, tra i link qua a sinistra campeggiavano due web comics. Uno era rivolto ad Eriadan, ed è stato presto tolto poiché poco confacente allo spirito di questo blog (e anche perché il buon Aldighieri mi aveva un po’ triturato i marroni), il secondo rimane tuttora, e ha sempre avuto come descrizione “Il miglior talento fumettistico emerso in Italia nell’ultimo decennio”. (-Quale descrizione? – Passaci sopra il mouse, scemo!): “A” come Ignoranza, di Daw. Quindi, quando nelle prime riunioni di ProGlo è venuto fuori che uno di noi aveva il contatto del misterioso Daw, il consesso dei Progloditi ha deciso: possiamo rinunciare ad Alan Moore, a Trillo, a qualunque altra cosa, ma il nostro nome deve rimanere in eterno associato a quello di “A” come Ignoranza. E così è stato: il buon Davide Berardi è stato incontrato e messo sotto contratto a condizioni miserevoli approfittando della sua ingenuità. No, seriamente: non è carino parlare di cifre, ma sono convinto che contratti così potenzialmente favorevoli per un esordiente siano rari, e ciò testimonia quanto crediamo nel talento di Daw.

L’opera
Nella remota ipotesi che il lettore non abbia ancora seguito quel link e, dopo avero letto qualcosa, abbia deciso di dire “Lo voglio!”, proviamo a descrivere l’opera di Daw.
L’albo in questione è composto di una serie di storie brevi mutuate dal blog e da una lunga (“lunga” per gli standard del bergamasco) storia inedita. Le storie spaziano su diversi argomenti: si va dalla parodia dei film anni ’80, alle due storie sulla famiglia Dodio, una traboccante di ultraviolenza cartoonesca e una più sottile ma non meno crudele, all’introduzione del personaggio di Brullonulla (colui che detiene il dottorato), alla storia lunga di disgrazie amorose e secrezioni varie fino all’indispensabile comparsa del personaggio di Sbranzo. Mi rendo perfettamente conto che questo elenco non significa nulla, ma i soggetti, alla fin fine sono solo un pretesto: quello che conta in Daw è la battuta fulminante, il colpo di genio, il gusto della scelta inaspettata o della distorsione della parola. Sottovoce dico che, da questo punto di vista, il paragone appropriato non è Leo Ortolani come gli stolti potrebbero pensare (e tantomeno Eriadan…brr!), ma Andrea Pazienza. Un’opera meno colta di quella dell’autore cannibale, meno pensata ma altrettanto esplosiva, ricca di trovate e decorata da un certo cinismo. Quello che li differenzia è che Daw è ingenuo (almeno apparentemente), Pazienza disincantato. La supposta ingenuità dell’autore è uno dei temi sui cui si dilunga Brullonulla nell’introduzione: sì, lo stesso Brullonulla protagonista di una storia. Come dice lui stesso, è come se Paperoga presentasse un numero di Paperino Mese.
E come le prime opere di Pazienza erano godibilissime ma mancavano dello spessore di quelle mature, sono convinto che i prossimi fumetti di Daw saranno ancora migliori, una volta acquisita più tecnica, controllo ed esperienza. Lo aspettiamo coi fucili puntati.

Facciamo qualche esempio di come funziona “A” come ignoranza. Ecco il solito segnalibro promozionale:

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Ben più di una persona, dopo averlo ricevuto, è tornata indietro e ha comprato l’albo. Siamo particolarmente orgoglioni dell’idea dei segnalibri.

Oppure godetevi l’intera storia di Sbranzo, in una tavola (cliccare per una risoluzione leggibile).

sbranzo.jpg

L’autore
Daw in realtà si chiama Davide Berardi e Daw non manco è il nick che usa su internet; nessuno ha capito bene da dove venga fuori questo soprannome, ma ormai se lo tiene. Daw è bergamasco, e conferma la mia idea sui bergamaschi: essi sono o buffi o malvagi. Lui è buffo e assomiglia, in apparenza, ai suoi fumetti: vulcanico, geniale, ricco di inventiva, cambia idea sei volte al minuto, si innamora di tutte le gnocche che vede passare e nasconde il cibo come le marmotte. In realtà ha anche un lato più riflessivo e timidone, ma pare che ci tenga a tenerlo ben nascosto.
A Lucca Comics lui era l’Autore con la A maiuscola presente allo stand di ProGlo, colui che faceva i disegnini sugli albi. Ne ha autografati oltre 200, tutti con dediche diverse che inevitabilmente mandavano in sollucchero il destinatario. Questa è una vera prova di genialità, l’inventiva sul momento! La mia copia è la prima che ha dedicato, e io, per metterlo in difficoltà, gli ho chiesto di farmi Elektra e Wolverine. Li ha fatti, ma temo che non avrà un futuro alla Marvel. Ne avrà uno molto più luminoso alla ProGlo.

Backstage
L’idea originale di ProGlo era di pubblicare semplicemente su carta quello che il blog di “A” come ignoranza aveva da offrire, integrandolo magari con qualche storia inedita. Praticamente gli abbiam detto: “Fai quello che vuoi e noi te lo pubblichiamo”. L’autore non ha voluto che pubblicassimo il blog, perché, a suo dire, esso è disegnato malissimo. Invero un po’ lo è, ma ritenevamo che parte del fascino di “A” come ignoranza risiedesse nelle vignette sgangherate; Daw è stato irremovibile e bisogna ammettere che aveva ragione, le nuove vignette non perdono lo stile vagamente underground ma migliorano in leggibilità. La storia lunga ce l’ha fatta sudare, invece. Come ammette lui candidamente nel suo blog, l’ha iniziata senza sapere come l’avrebbe conclusa e ha rifatto il finale più volte perché non ne era soddisfatto. Non dovrei dirlo in quanto editore e in quanto autore de La faccia come il culo, ma pur essendo una storia pregevolissima un po’ si vede il cambio di tono e di ritmo durante lo svolgimento della storia.
Infine, la quarta di copertina è presenta un’efficace gag: come per Angeli e Demoni di Dan Brown, abbiamo scelto una serie di citazioni da altri libri, tra cui l’immancabile “Ormai è più bravo di me – Stephen King” che da decenni campeggia sui libri di Clive Barker. E’ stata una pura scelta editoriale che l’autore non conosceva e che, in quanto non sua, ha detestato. Beh, pazienza. Siamo noi a cacciare i soldi…

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