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LUPINI!

Che io abbia una mente un pochino malata è ben noto. Tuttavia dice il saggio: "E’ più folle il folle o il folle che lo segue?". Secondo me il folle. E’ il saggio che dice che è folle, e il saggio è saggio mica per niente. Dell’altro (quello che segue) non sappiamo nulla, se non che segue il folle. Magari lo fa perché pensa che, essendo l’altro un folle, potrebbe perdere il portafoglio e allora potrebbe farlo suo. Altro che folle!

Ho perso il filo. Dicevo, uno dei sintomi di tale mongolaggine è data dal fatto che alcune parole mi fanno ridere irresistibilmente. Mi basta sentirle pronunciare o leggerle per farmi una grassa risata interiore, ma se posto nel contesto giusto e prima che tali parole si logorino con l’uso, posso veramente trovarmi a sganasciarmi.
Tali parole, in questo momento, sono

…e ovviamente ora sto ridacchiando.

Analizzando la questione, al di là di quanto sono folle io (anche se non seguo nessun altro folle) c’è il fatto che si tratta di parole intrinsicamente un po’ comiche, e, in qualche modo, sono legati ad un episodio almeno blandamente divertente. Il resto del divertimento è anche un po’ autoreferenziale: probabilmente trovo comico il fatto che queste parole mi facciano ridere. Il richiamo al mondo vegetale che le accomuna penso invece che sia un caso.

Per quanto riguarda lupini, è ovvio che la mente corre ai Malavoglia. E’ inevitabile che si amino poco i romanzi che vengono imposti a scuola, ma io i Malavoglia proprio non sono mai riuscito a reggerlo. Quel suo prendersi così tremendamente sul serio, soprattutto se confrontato con la levità che nello stesso secolo Dickens utilizzava per trattare temi simili, mi scatenava una sorta di ilarità. La parola lupini, protagonista di alcuni delle fasi più drammatiche pur suonando in modo così ridicolo, risulta inevitabilmente comica.

Broccoletto ha anch’esso una storia. Andiamo sulle cattiverie: la moderatrice del newsgroup it.arti.animazione, Elena P., pur essendo una brava ragazza, ha spesso dei gusti a dir poco imprevedibili nel campo che dovrebbe essere il suo expertise, il cinema d’animazione appunto. In una discussione su Sen to chihiro no kamikakushi, noto anche come Spirited Away, noto anche come La città incantata, l’ultimo film di Hayao Miyazaki, premiato con l’Oscar (R), vincitore dell’Orso d’oro di Berlino, e ora la smetto con le apposizioni, lei disse che non era un granché e che Broccoletto era molto meglio. Dopo un po’ di indagini abbiamo scoperto che si trattava di un film cinese Grandma and her ghosts, che nella traduzione italiana ha proposto l’improbabile nome.

Le pepinèrie non hanno una storia comica (si far per dire) dietro, se non il riferimento al nome di Peppino, che è in effetti un nome che fa intrinsecamente ridere. Peppino. Grandioso! Come? Non sapete cosa sono le peppinerie? Fate un giro in Corsica. Eccone una qui.

E ora guardo verso il futuro luminoso, sicuramente foriero di altre parole comiche. Quale sarà la prossima? Spinacina? Noce moscata? Chi vivrà vedrà (a meno che non stia troppo appiccicato al folle davanti).