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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Scusi, dov’è…

Sappiamo bene che è in fondo a destra, ma qual è la nomenclatura più corretta per il posto dove fare la pipì, la popò e lavarsi le mani? Il discorso è assai affascinante. Posso io perdere quest’occasione per parlare, seppure prendendola alla lontana, di escrementi?

Toilette
Toilette è il termine francesizzato, e ai francesi piace farsi belli, quindi per loro la funzione principale del locale in questione è, appunto, la toeletta. Ci si può lavare se proprio si vuole, ma anche coprirsi di profumo può andar bene. Inoltre spesso in Francia la "tazza" non è nella stessa stanza del lavandino, quindi l’uso in italiano ha anche meno senso. Purtuttavia, è uno dei termini più usato e quello considerato più elegante. La lingua d’oltralpe rende tutto più fine.

Bagno
Il termine più comune, quello che io uso quotidianamente, in realtà anch’esso non è molto efficace. Non è ben chiaro se sia una metononimia (la parte per il tutto, "bagno" per "luogo in cui si trova la vasca da bagno"), o una semplice abbreviazione per "sala da bagno". Se non che la presenza della vasca non è affatto garantita, e, ovviamente, tutti i bagni pubblici non ce l’hanno. Volendo si potrebbe anche interpretarlo come "luogo in cui si bagna". Ma io posso bagnarmi anche in cucina con lavandino, in sala da pranzo rovesciandomi l’acqua addosso, in camera da letto con un bukkake. Come la mettiamo?

W.C.
Stupidi inglesi! WC, Water closet, il cassetto dell’acqua. Alla faccia della metononima! Qui chiamiamo un’intera stanza con una parte di uno degli oggetti lì presenti! Sarebbe divertente, in un locale pubblico, indicare a tutti gli avventori che chiedono dov’è il W.C. un cassetto divelto da un armadio riempito d’acqua. Chissà le matte risate!

Servizi
La nomenclatura più tecnica, quella utilizzata di solito a scuola. "Maestra, posso andare ai servizi?" chiede il bambino al suo mentore. "No, essa risponde, oggi ci sei già stato". Pur essendo una terminologia corretta e precisa, ha però una sfumatura fastidiosamente utilitaristica. Ci si reca ai servizi perché proprio non si può tenerla più, perché purtroppo non possiamo fare a meno di avere funzioni corporali. Ai servizi non si può defecare leggendo un giornaletto, sarebbe un ossimoro.

Ritirata
La ritirata è la versione più divertente. Ogni volta che scorgo l’insegna, purtroppo ormai limitata a stazioni bisognose di restaturo e vecchi treni, non posso fare a meno di immaginarmi qualcuno che, impegnato in qualcosa di importante, suona la tromba e scappa a fare la cacca.
– E quindi possiamo ottenere un sostanzioso aumento del budget se…
Peperepepè!
– Vado in ritirata.

Il Posticino
In un fumetto sarebbe obbligatorio costellare il baloon contenente questa locuzione con una serie di fiorellini. È l’espressione più bacchettona di tutte, quella che afferma implicitamente che bisogna vergognarsi delle proprie deiezioni, a tal punto che è bene non nominare il luogo dove esse avvengono.
La cosa risulta ancora più comica se si pensa che chi la usa si sente comunque in dovere di annunciare dove va, laddove basterebbe dire "vado ad incipriarmi il naso" o "mi alzo a sgranchirmi le gambe".

Sanitari
Poco usato, questo, è anch’esso una metonimia per "luogo dove sono i sanitari", che a loro volta hanno un nome ridicolo, che sottende "per essere sani, bisogna lavarsi le mani, farsi il bidé ed espellere tutti gli escrementi" (in quest’ordine).

Cesso
E quindi "cesso" è la parola migliore. La prossima volta che siete al ristorante, non astenetevi dal chiedere al cameriere "Scusi dov’è il cesso? Devo fare la merda!"

(direi che, a meno di lampi di genio, ci risentiamo a settembre. Godete forte!)