xxmiglia.com's
uFAQ
Scrivermi?
Categorie
Ricerca

Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Moi, le gaijin

Credo che la mia prima uscita fuori dall’Italia sia avvenuta alla fine degli anni ’70, ed abbia avuto come modesta meta la Costa Azzurra, con particolare riferimento all’Acquario di Monaco. Non ho un ricordo vivido di quest’ultimo, se non per lo scheletro di balena che campeggia in una sala. Più avanti, quando diventai un fan dei dinosauri, mi autoconvinsi di aver visto un fossile di plesiosauro, ed ero esaltatissimo all’idea di aver visto un dinosauro vero. In realtà dovettero passare oltre vent’anni prima che potessi ammirare un fossile di dinosauro vero e proprio, e ho dovuto trascinare le mie pesanti chiappe fino a New York per lo scopo.

Ma torniamo in Francia (o nel Principato di Monaco, vabbè, non formalizziamoci). Non ebbi lo shock culturale che ci si può aspettare dal trovarsi per la prima volta in un posto dove tutti parlano una lingua diversa. Fu una concomitanza di più fattori a mitigare il trauma: innanzitutto la consapevolezza che avevo dell’esistenza di lingue straniere (cosa lungi dall’essere automatica), poi la presenza costante e protettiva dei miei che facevano da filtro e scudo verso i malvagi autoctoni, il paesaggio sostanzialmente identico a quello a me familiare della Riviera Ligure di Ponente, e, ultimo ma non meno importante, persino il cibo. Infatti dopo la visita ci recammo a pranzare in un ristorante, e probabilmente mangiai qualcosa di non troppo estraneo ai miei gusti: in fondo, la cucina ligure e quella nizzarda hanno poche differenze.

L’innocenza fu perduta quando, dopo mangiato, uscii nel giardino del ristorante mentre i grandi si attardavano a tavola. Antistante al locale un piccolo parco giochi era a disposizione dei giovani clienti, e io mi trastullai allegramente. All’improvviso, il dramma. Si avvicinò un bimbo francese che attaccò a parlarmi, ovviamente in francese. Dopo un monologo accorato, si rivolse a me e mi chiese qualcosa, rimanendo in attesa di una risposta. Io, un po’ in panico, capii che mi stava parlando in francese, e decisi di rispondere con l’unica parola in quella lingua che conoscevo: Bonjour. Lui mi guardò come si guarda un imbecille e se ne andò.

Mi rimarrà per sempre la curiosità di sapere che cacchio aveva detto quel piccolo mangiarane.