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Sommerso da nonsisamai, clandestini, ricorditi, invisibili, burodonti e scassavecchiotti

Pulizie d’autunno! No, tranquilli, non ho intenzione come in primavera di piazzare ai miei poveri lettori gli scarti degli articoli; oggi parliamo davvero di pulizie generali. Partiamo dall’abc: io abito da solo in una mansarda nel centro di Genova. Amo molto casa mia, ma ha un difetto innegabile: per la sua collocazione subito sotto il tetto risulta molto esposta alle intemperie, ed è fredda in inverno e torrida d’estate; è stata chiamata infatti “Casa dei pinguini” (guarda caso!) o “Fornace ardente” a seconda delle stagioni. Il freddo non lo soffro, fortifica il corpo e lo spirito, mentre invece il caldo mi fa patire un sacco. Per fortuna che, almeno in camera da letto, ho un ottimo condizionatore e dormo sereno. Prima o poi mi deciderò a condizionare anche il resto della casa, ma ancora quest’estate, quando ero in casa e la temperatura di sera era 34° (in casa!), vivevo in camera, mangiando, guardando la tv, usando il pc sempre lì, e uscendo solo per andare in bagno, cucinare o poco più.

La conseguenza inevitabile è stata l’accumulazione delle cose relative alla gestione della casa. Per fortuna per le pulizie pago una signora, ma gli oggetti sparsi e il disordine crescono un po’ alla volta. E, di ritorno dalle vacanze, quando la temperatura interna è finalmente 26° e, vedendo le condizioni dell’appartamento ti metti le mani nei capelli, ti rendi conto che è giunto un momento di rappel à l’ordre. E, già che ci sei, metti a posto anche cassetti, armadi e scaffali. Ma…quanta cazzo di roba ci ho? Abito qui da manco sei anni e ho accumulato tutte queste masserizie? Di solito si approfitta dei traslochi per sbarazzarsi di oggetti di dubbia utilità, ma io ho voluto darci dentro già da ora. Ma perché questi oggetti sono rimasti occultati in casa? Perché ho deciso di metterli in un armadio invece di gettarli via? Non è solo pigrizia, ma ci sono svariate casistiche, ben sei categorie di oggetti che  sembrano un po’ uscite da Harry Potter. Spero che la Rowling non mi faccia causa. Quella donna è pazza.

– I nonsisamai: ovvero “magari potrebbero servire prima o poi”. E, presi uno per uno, effettivamente hanno un’utilità potenziale non nulla: tecnologie leggermente obsolete, oggetti di uso non quotidiano, acquisti fatti per eccesso di prudenza, duplicati o addirittura regali. Ritrovati in questi giorni, ad esempio: un cavo telefonico, un francobollo da 5 centesimi, due cavi miniUSB non in uso, un cd RW. Sono assai insidiosi perché effettivamente potrebbero essere utili, ma è molto improbabile e anzi, nel caso servissero, è difficile ricordarsi di averli ed è probabile che si finisca per riacquistarli. Alla faccia del consumismo, via, nella rumenta!

– I clandestini: ovvero “non sapevo di avere questa roba qui”. Ma da quando ho una guida di vini economici del 2007? (beh, dal 2007, probabilmente, ma da dove viene?) E questa palla rimbazina? In qualche raro caso può essere una bella scoperta da tenere (quella mappa della Francia chissà da dove viene, però in Francia ogni tanto ci vado e detesto i navigatori, quindi teniamola!), ma nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti che sono stati dimenticati appunto perché inutili. Via!

– i ricorditi: ovvero “dai, non posso buttarlo via, è un ricordo”. Vecchie cartoline, biglietti di auguri, partecipazioni di matrimoni, bomboniere; variante: souvenir di vacanze o di viaggi. Sono i più difficili da buttare via, perché tra tutti gli oggetti inutili sono quelli che rappresentano qualcosa di più concreto in termini di affetto o di bei ricordi: li chiamo “ricorditi” appunto perché sono è facile personificarli e interpretarli come mostriciattoli. Il problema è che, buttando via la partecipazione di matrimonio dei miei carissimi amici a cui mi sono divertito un sacco, non sto buttando via loro:  è questo che è difficile da capire.  Però buttar via le borse dei vari Annecy (mai usate, mai le userò) è stato assai doloroso.

– gli invisibili: ovvero “ma davvero tu sei sempre stato qui?”. Ne ho un po’ già parlato, e sono parenti dei clandestini. Oggetti che sono rimasti in vista tanto di quel tempo che lo sguardo non li cattura più. Davvero sulla scrivania del pc c’è stata finora una spilla dell’anteprima di Igor vista 2-3 anni fa ad Annecy? E questa candela mezza consumata su una bottiglia di Ceres vuota da quant’è che è qui? Aaargh! Via!

– i burodonti: ovvero: “ma per quanto tempo devo conservarli?”. Qui è un po’ più delicato: i documenti ufficiali o semi-tali, per quanto tempo vanno tenuti o ha senso tenerli? Le ricevute delle multe pagate, o dei bolli auto, o delle assicurazioni, per quanto mi riguarda, per sempre. Non mi fido, anche per i mezzi di trasporto che non ho più. Per le bollette, in teoria, solo l’ultima, se è tutto a posto: c’è scritto che le precedenti sono state pagate, no? Fa fede quello! Gli estratti conto della banca o della carta di credito in teoria sono inutili, c’è tutto online e a che mi serve il cartaceo? E le garanzie! Ho trovato almeno una decina di garanzie scadute da cinque anni! Epperò c’è sempre il dubbietto che ti rosola nell’angolo della testa…”e se servissero”? Ciononostante, repulisti. Sono stato bravo.

– gli scassavecchiotti: ovvero “ehi, ho ancora questo? chissà se funziona!”. La tecnologia passa abbastanza veloce, e poi ogni tanto le cose si rompono, e ormai non conviene quasi mai aggiustarle. Finisce quindi che ogni tanto finiscono in un cassetto, magari funzionicchiando, con una certa sovrapposizione coi nonsisamai. Però se posso immaginare che magari in futuro il quinto cavo miniusb che ho trovato possa servire a qualcosa, sono certo che un videoregistratore non mi servirà mai. Se, casomai, dovessi trovare una VHS di qualcosa che al 100% non esiste in altri formati (magari un filmato amatoriale) e che devo assolutamente guardare mi rivolgerei a qualcuno che ne tiene uno, ne conosco diversi (ad esempio, me stesso ad Alassio!). E poi un mouse con la pallina (quante invettive prima che arrivassero gli infrarossi!), un lettore mp3 da 128 Mb (sic) che mi aveva regalato la mia amica Sara (ehi, un ricordita travestito!). Parenti degli scassavecchiotti sono i relativi imballaggi e manuali: quando si acquista qualcosa, ovviamente si tiene tutto perché per validare la garanzia serve restituire tutto. E i manuali magari qualche volta servono… Però il lettore dvd che ho preso nel 2004 funziona perfettamente e non credo di aver bisogno di un manuale che mi dica che devo schiacciare “on” per accenderlo. E le istruzioni del phon? Penso di potermela cavare!

Cinque sacchi pieni di carta, altri tre di oggetti sparsi. Casa mia adesso pesa la metà.