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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Just a perfect day
Quand’ero piccolo c’erano, ogni anno, almeno un paio di giorni di festa inaspettati: quelli in cui il termometro proclamava che era arrivata l’influenza. Si poteva allora stare a casa ad ingozzarsi di televisione, scoprendo quei meravigliosi quiz della mattina di Canale 5 che la scuola mi negava: Tuttinfamiglia, Bis, Il Pranzo è servito. Quando io gioivo per giornate del genere, mia mamma era lesta a sgridarmi: "Non bisogna mai essere felici di essere ammalati". Io annuivo, ma sotto sotto benedicevo quel 37.2 che, al prezzo di qualche colpo di tosse, mi permetteva tanto godimento.

Nell’adolescenza ho acquistato una salute di ferro e non ho più avuto una linea di febbre tra il 1989 e il 2004. Con l’avvicinarsi del trentesimo anno di età, il mio fisico ha ceduto e sia l’anno scorso che quest’anno qualche bacillo ha fatto breccia nella mia fortezza. Tuttavia, accanto alla triste consapevolezza del mio inevitabile declino fisico, è tornata la felicità di potermi prendere un giorno di "vacanza" dal lavoro. Quest’anno, in particolare, l’influenza mi ha colpito all’inizio di due giorni in cui ero fuori città per lavoro e non potevo proprio assentarmi; terminato questo sforzo, in cui ovviamente non ho fatto nessun passo verso la guarigione, finalmente ho passato una giornata a casa. Ed è stata una giornata bellissima. Sono riuscito a trovare il tempo per fare tantissime cose che relego a fatica nel tempo libero o che era tanto che rimandavo.

Ho guardato un intero dvd della 4. Stagione dei Simpson, episodi in inglese e poi commenti (8 episodi, quindi).
Ho fatto due lavatrici, una di cotoni colorati e una coi tappetini di bagno e cucina.
Ho montato una bellissima ruspa di Technic Lego (mi sono avanzati solo 5 pezzi, tutti piccoli e tutti diversi. Mi auguro che Mr. Lego li abbia messi di scorta in caso di smarrimento)
Ho scritto numerose mail, tutte brevi e che richiedevano scarso impegno, e ho cazzeggiato a lungo in internet.
Ho studiato un po’ di francese.
Ho cucinato un’ottima pasta col pescespada. Ho dimenticato di metterci le olive, peccato.
Ho rivisto un film che ho scoperto migliore di come lo ricordassi: Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio di Pedro Almodovar.
Ho chattato non poco con diverse persone, in particolare con una adorabile che però non mi legge. Pazienza.
Ho fatto una lunga doccia seguita da minuziosa toeletta.
Ho catalogato gli ultimi acquisti di libri e fumetti.
Ho visto la terza puntata di Desperate Housewives, la serie di moda al momento.
Ho persino dato una mano ai miei colleghi al lavoro che avevano bisogno di aiuto per alcuni problemi.

Per una bella coincidenza, ho rivisto proprio in quella giornata la puntata dei Simpson Homer l’eretico, in cui il buon panzone proclama "il giorno più bello della mia vita" quello in cui sta in casa a dedicarsi ad attività simili (dal suo punto di vista, ovviamente) invece che andare a messa. Già, il mondo è crudele, è bello lasciarlo fuori dalla porta. Ma prima o poi i viveri finiscono…

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