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Questa notte ho sognato che la prof di latino mi interrogava per decidere se darmi sette. No, fermi, non andatatevene, lo so che i sogni degli altri sono noiosi come le diapositive del viaggio della zia Enrichetta al Santuario di Padre Pio, ma io parlo d’altro.

Dicevo, mi interrogava ma io, per dimostrare di essere un tipo gangan che ne sa ben oltre il latino e quindi merita almeno il sette se non di più, mi mettevo a pontificare su Hemingway e giustificavo il fatto che picchiasse sua moglie. La cosa ha stupito due volte il mio “io lucido”, perché 1) non ho idea se Hemingway avesse una moglie e tantomeno se la picchiasse 2) ritengo che non esista nessuna buona ragione per picchiare la propria moglie. E comunque a questo punto l’io lucido ha preso il sopravvento e mi son reso conto che non mi ricordavo il titolo dell’unico romanzo di Hemingway che ho letto, che peraltro mi era piaciuto molto. La cosa mi ha fatto talmente arrabbiare che mi sono svegliato, e poi solo da sveglio mi è venuto in mente che si trattava di “Per chi suona la campana”. Detesto quando non mi vengono in mente le cose, pensate un po’ che ieri non mi sovveniva il nome di Isao Takahata! Che vergogna.

(sì, ho parlato soprattutto del sogno, ma intanto mi avete letto)