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Analisi della Settimana Enigmistica: seconda parte

2. La Pagina della Sfinge

La Pagina della Sfinge, che è pagina 3, e le sue appendici (fisse a pagina 6 e a pagina 40, ma anche altrove) sono uno dei grandi misteri dei non iniziati. Altro che logge massoniche. Si tratta dei cosiddetti enigmi in versi, quelli, diciamo, in stile "indovinello": indovinelli propriamente detti, cambi di lettera, crittografie mnemoniche, zeppe, lucchetti etc., e se non sapete la differenza tra un monoverbo e un monoverbo sinonimico non sarà la Settimana Enigmistica ad insegnarvelo. E nemmeno io, se è quello che stavate sperando. Questa è putroppo la ragione per cui questi tipi di enigmi d solito riscuotono poco successo, ed è un peccato, perché forse è il tipo di giochi che danno più soddisfazione da risolvere. Suggerirò comunque che sullo pseudo-sito della Settimana Enigmistica vengono spiegati questi giochi, purtroppo in maniera poco chiara e in un’area del sito accuratamente nascosta.

Stabiliamo un po’ di tassonomia. Esistono grosso modo tre tipologie principali di enigmi in versi: quelli a incognita, quelli classici e quelli crittografici.

Gli enigmi in versi classici sono relativamente poco frequenti e di solito non semplicissimi. Ogni enigma di questa tipologia è strutturato mediante tre parti: un’intestazione, un titolo e una definizione. L’intestazione indica il tipo di enigma, seguito dal numero di lettere che compongono le diverse parti. Ad esempio, possiamo avere un Falso accrescitivo (4/6) che indica che la soluzione è composta di due parole, una da quattro lettere e una da sei, oppure Cambio d’antipodo (4), in cui, per definizione del gioco, la soluzione è data da due parole entrambe di quattro lettere.
Il titolo è spesso molto sottile: si tratta infatti, negli enigmi migliori, di una lettura non enigmistica della definizione. E’ quindi interessante da leggere, ma inutile e anzi dannoso per la soluzione. Diabolici inventori di giochini!
La definizione vera e propria è costituita da un poemetto di solito in due o quattro versi di otto o nove sillabe, a volte in rime baciate o alternate. Inutile dire che, dal punto di vista letterario, queste composizioni sono quasi sempre meno che spazzatura: d’altra parte non è il loro scopo. Se l’enigma prevede una soluzione in due o più parti, esse sono separate nella composizione dai puntini di sospensione. Di solito una parte dell’enigma riempe almeno un verso, ma a volte basta una parola per definire una parte della frase.
Vediamo un esempio, il numero 803127 (sic!) del numero 3803 della Settimana Enigmistica:

Spostamento di vocale (7)
Una tazza di camomilla
Azione sedativa ha certo fatto…
col gradimento pur del mio palato.

Non è facilissimo ma nemmeno impossibile: la soluzione è "paciere/piacere". Si noti come il titolo sia poco legato alla soluzione. A meno che il paciere non si beva la camomilla, ma questo non rientra nel contesto! La rima mal riuscita è abbastanza patetica.

Gli enigmi in versi a incognita sono forse i più celebri, i più frequenti e, in linea generale, i più facili. La composizione è simile a quella degli enigmi classici: intestazione, titolo e composizione, ma con alcune differenze. Innanzitutto, nell’intestazione non compare il numero di lettere, perché implicite nella morfologia del gioco. Il titolo è legato alla soluzione, ma, a differenza del primo tipo, non è fuorviante ma è parte integrante dell’enunciato, e spesso aiuta nella soluzione. La chiave di questo comportamento apparentemente strano è dovuto a come è definita la composizione: essa infatti ha alcune parole mancanti sostituite da lettere incognite, x, y, z, w secondo la tradizione matematica, che però completano in modo corretto la poesiola, conservandone il senso. Essendo dunque parole interne alla composizione, e non esterne, è giocoforza che non possa esserci contrasto tra titolo e soluzione. Sempre per questa ragione, alcuni enigmi come gli indovinelli puri non esistono in questa forma. Sì, insomma, sono gli enigmi citati da Elio nelle immortali parole: "La vita in fondo è una sciarada, all’inizio sembra xyx e invece è xzxyx"
Le x e le y non sono utilizzate in modo rigorosamente matematico: non è vero infatti che ad ogni incognita corrisponde una certa lettera. Piuttosto, ogni parte della soluzione è composta da tante lettere quante sono le incognite, che costituiscono quindi dei blocchi che in qualche modo si combinano: xxxx indica quindi una parola di quattro lettere: per questa ragione nella struttura non è indicato il numero di lettere della soluzione. Questo meccanismo aiuta il solutore mostrandogli la struttura della risposta, e, in alcuni casi, un lettore dotato di intuito può capire come funziona un gioco di cui non conosce il funzionamento solo osservando come si combinano le "incognite". Il poemetto con le x e le y spesso è meno rigoroso per quanto riguarda la metrica e le rime, appunto perché la lettura della composizione è rovinata dalle incognite. Meno male, almeno ci risparmiamo alcuni esecrabili esperimenti pseudo-poetici. In alcuni enigmi, tuttavia, la struttura poetica può aiutare nella soluzione: per la metrica, per propendere tra diverse soluzioni per accenti e numero di sillabe, per le rime, nei rari casi in cui c’è una parola "in chiaro" che fa rima con una incognita. Ma questo è troppo lusso!

Ad esempio, vediamo la sciarada alterna n. 803129:

Sciarada alterna
Un accompagnatore turistico
A far la xxxxx dei partecipanti
più volte fu costretto alla yyyyyyyy
una chiara, per lui, xxxyyyxxyyyyy
dell’impegno che dan tanti gitanti.

Personalmente non avevo mai sentito questo tipo di gioco, ma osservando come si incastrano le incognite è facile intuirlo. La soluzione è particolarmente semplice: conta, stazione, constatazione. Osservate come il titolo sia utile per la soluzione, e di come, in questo caso, la rima ABBA non sia utile per il solutore perché entrambe le terminazioni "B" fanno parte della stessa incognita.

Il terzo tipo, gli enigmi a crittografia, è il più difficile e il più ermetico. Fanno parte di questa categoria sostanzialmente le crittografie e i monoverbi di vario tipo. Come struttura, ci sono evidenti differenze rispetto ai due tipi precedenti. L’intestazione rimane ma, ogni tanto, compaiono anche segni di punteggiatura per indicare come legare le varie parti della soluzione. Il titolo scompare, divenendo inutile. La definizione è su una sola riga scritta tutta, per qualche strana convenzione, in lettere maiuscole, e, in alcuni casi, con alcune lettere sostituite da un punto.
Personalmente so poco su questi giochi. L’idea generale delle crittografie (e dei monoverbi, che sono la stessa cosa ma con la soluzione in una sola parola) è che siano una sorta di rebus in lettere, in cui, basandosi sulla struttura della frase più che sul suo significato, bisogna inventare una frase (o una parola) sensata. Confesso che secondo me si tratta di giochi più divertenti da inventare che da risolvere, perché riuscire ad entrare in sufficiente sintonia con l’autore per immaginare quello che lui pensava è davvero difficile. Ad esempio:

Monoverbo (2,1,3,1)
NN

Soluzione: Lincoln. Sì, proprio Lincoln: secondo l’inventore, da quelle due lettere dovevo capire che "Lì N col N". Ma sei scemo?!? A posteriori è un giochino elegante e grazioso, ma trovo che sia semplicemente impossibile risolverlo. O forse sono io che non ho presente i meccanismi e le convenzioni di questo tipo di giochi.
Conosco abbastanza bene invece le crittografie mnemoniche, dato che con alcuni amici ogni tanto ci si diletta a proporcele a vicenda. Sostanzialmente possono essere definite come un doppio senso particolarmente acuto che definisca una frase fatta. La mia preferita, ad esempio, ha la definizione che recita mestamente "CUCCHIAINO" e la cui soluzione è "Mezzo minuto di raccoglimento", in cui ogni singola parola è utilizzata in un senso differente.

Come si sarà intuito, trovo questi tipi di giochi più stimolanti dei cruciverba, perché fanno lavorare aree del cervello ben diverse dal bieco nozionismo richiesto dalla parole crociate, però è anche vero che sono più "enigmi" e meno "passatempi", quindi meno adatti da fare in spiaggia o in treno, che poi, diciamocelo, spesso sono i luoghi maggiormente destinati alla Settimana Enigmistica, e sono anche meno condivisibili con persone intorno. Però la soddisfazione per una soluzione particolarmente ostica non è davvero paragonabile a quella per la risoluzione di un cruciverba, anche di quelli difficili. Bartezzaghi, tiè!