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Sassello, fine anni ’80
Nonna Amelia parla con un’ignota interlocutrice.
– È arrivata quella giostra, come si chiama, il vaffanculo.

C’era una volta un giostraio di Albenga che, ad agosto, quando la Riviera di Ponente si riempiva di turisti danarosi, decideva astutamente di abbandonare quei lidi affollati per "fare la stagione" a Sassello. Saliva sul suo enorme camper, si faceva mezz’oretta di autostrada fino ad Albisola, poi inforcava la statale verso il Piemonte e, giunto nella patria degli amaretti, lì si installava con la sua giostra luccicante coi seggiolini, il cosiddetto Calcinculo, corredato della versione più piccola per bimbi, il punchingball ("Ehi bimbo, torna dalla mamma!") e ammenicoli minori.
Cambio di scena. Luca è un fresco teen-ager. Va alle medie, al massimo al biennio del liceo. È un’età sgradevole, sia per chi la vive che per chi ha a che fare con quelle personcine piene di ormoni. I ragazzi hanno i baffetti e passano ore chiusi in bagno, le ragazze leggono Cioé e si credono già grandi. Difficile capire chi sia peggio, e tutto sommato, io non costituivo un’eccezione.
La mia infanzia in campagna era fatta di scorribande con gli amici, interminabili partite a pallone, passeggiate nei boschi, l’occasionale passatempo inconcludente: quand’ecco che all’improvviso si profila un’attività che appare più interessante; non esiste altro modo di passare una serata differente dallo stare intorno alla giostra che gira, facendovi un giro o due per serata, raramente prendendo il "fiocco" e ascoltando sempre le stesse hit del tempo. Non so quante volte ho sentito Zucchero e il suo mare impetuoso, Vasco Rossi e le sue antipatie per il lunedì, Samantha Fox che implorava di essere toccata e Michael Jackson che dichiarava di essere cattivo.
Certo, per chi ha qualche anno in più e frequenta le città con tutto ciò che esse offrono, può apparire ridicolo che un’attività così ripetitiva e inutile fosse così dominante, e ancora più ironico che la vita di un gruppo di adolescenti girasse intorno ad un oggetto che si chiama CALCINCULO, ma ricordiamoci di inquadrare la cosa nel contesto: un paese di campagna senza nessuna possibilità di aggregazione al di là di qualche bar, un’età in cui si tende a fare gruppo intorno a qualunque cosa (meglio una giostra di un muretto, quindi). E, non nascondiamolo, una certa tendenza a sopravvalutare le proprie esperienze. Qualche sciocco ha detto che il bello dell’adolescenza è che la maggior parte delle cose che si fa la si fa per la prima volta. Ad esempio, passare due mesi intorno ad un calcinculo! [1]
Non sono più stato su un calcinculo da quegli anni. Le mie chiappe ne sono grate.

[1] No, non amo l’adolescenza. Trovo sia un periodo della vita davvero sopravvalutato.

1 commento »

  1.  MonsterID Icon

    Ricordo che tanti anni fa mio nonno mi avesse fatto notare come non bisognasse chiamare quella giostra con il nome di ‘calcinculo’, che era una brutta parola, ma che il nome corretto era ‘giostra a pedate’.
    Penso fosse un opportuno contrafactum per stroncare l’incipiente volgarita’ del nipote, perche’ non ho mai piu’ sentito usare questo termine da chicchessia.
    E poi, sai, “chi frequenta le citta’”, come dici tu, secondo me e’ piu’ un luogo comune che non altro: a parte le partitelle pomeridiane all’oratorio o in cortile e – gia’ allora – tanti pomeriggi passati a suonare (le medie e il biennio del liceo erano gia’ epoche di grandi prove e grandi sogni…), non e’ che le distrazioni abbondassero da queste parti. Infatti quando arrivava qualcosa su in montagna, non c’era cittadino o paesano che tenesse, ci si ritrovava tutti attorno, esattamente come voi :-)
    Bei tempi…

    Comment di Cente • 23 Febbraio 2006 15:45

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