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Alle elementari studiammo l’arcobaleno. Non una spiegazione scientifica accurata, per carità, non ho ancora capito ora perché sia arcuato (anche se suppongo che sia una conseguenza della diversa densità dell’aria nell’atmosfera), ma piuttosto come una serie di nozioni siffatte: l’arcobaleno si forma quando esce il sereno dopo la pioggia, quando un raggio di sole attraversa una goccia sospesa; si può riprodurre l’effetto usando un prisma; non è vero che c’è una pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno (anzi, credo proprio che non esista la fine dell’arcobaleno); i colori dell’arcobaleno sono sette: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto.

Indaco? Che diamine di colore è l’indaco? Cioè, ora lo so, è una specie di viola tendente al blu, ma a scuola nessuno si prese la briga di spiegarlo e tantomeno io di chiederlo. Era una di quelle nozioni da imparare a memoria senza chiedere dettagli, un po’ come “oro incenso e mirra”. Però indaco mi faceva ridere perché mi ricordava “sindaco”, e i sindaci, nel mio mondo, erano signori panzoni e buffi, spesso con la faccia da maiale, con il cappello a cilindro e la fascia a tracolla sopra un vestito elegante di un certo colore. Questo colore, il color “sindaco”, era per me il color indaco. Vi dirò di più: dovrebbero fare una legge per la quale ogni sindaco deve vestirsi sempre di color indaco, che quindi diverrebbe in effetti color sindaco. Ciò semplificherebbe assai lo studio dei poveri bambini di oggi, che già hanno più province da imparare di quante ce ne fossero ai miei tempi, e soprattutto, così avrei ragione.

17 Comments »

  1.  MonsterID Icon

    C’è tutta una serie di cose che da bambina, e anche dopo, non capivo e da cretina non chiedevo. Per esempio, che cosa è una teoria di lampioni (in un romanzo di Dickens)o che accidenti erano i mitici lupini. Quel che è peggio è che non mi passava neanche per la testa di andare a cercare sul vocabolario, che invece consultavo per vedere se c’erano le parolacce, dal momento che, se non si potevano pronunciare, secondo la mia idea non si dovevano neppure scrivere. E invece c’erano. Forse è questa la ragione per cui adesso dico parolacce.

    Comment di mamma • 3 Marzo 2009 19:26

  2.  MonsterID Icon

    1) indaco e’ un colore stupido, ma e’ utilissimo: era la nostra “parola in codice” in Dungeons and Dragons. Alla ricerca di una parola che si potesse infilare in ogni frase, che passasse inosservata, ma che nessuno rischiasse di pronunciare per sbaglio siamo giunti a “indaco”.
    2) prima di fare gaffe: ma se ‘tuasorella’ e’ tua sorella, ‘mamma’ e’ tua mamma?

    Comment di inde • 4 Marzo 2009 15:04

  3.  MonsterID Icon

    Secondo me la tua idea di sindaco viene da Richard Scarry. Controllare per credere.

    Comment di sua sorella • 4 Marzo 2009 15:05

  4.  MonsterID Icon

    Si è nostra mamma!!

    Comment di sua sorella • 4 Marzo 2009 15:06

  5.  MonsterID Icon

    Mia mamma: ma in effetti ha senso. L’idea che il vocabolario, che è una cosa serissima e strettamente legata al mondo della scuola, contenga parole che non si possono dire è terribilmente controintuitiva per un bambino.

    Inde: mi sfugge la necessità di una parola in codice per D&D, ma è anni che non giuoco più. Da quando c’è il daudo, però, vorrei provare a riprendere a giuocare!
    (sì, mia sorella e mamma sono rispettivamente mia sorella e mia mamma)

    Comment di xx • 4 Marzo 2009 15:07

  6.  MonsterID Icon

    Mia sorella: beh, anche il sindaco di Paperopoli ritratto da Carl Barks ha di solito le fattezze porcine. E Barks ha segnato la mia immaginazione molto di più di Scarry, credimi. :)

    Comment di xx • 4 Marzo 2009 15:09

  7.  MonsterID Icon

    Io da bimbo pensavo fosse un arancione mattone un pò pastelloso, perché era il colore della Diane di mia madre. Non so come mi sia venuta questa associazione ma ancora oggi mi sbaglio. Sarà colpa di mia madre.

    Comment di serir • 4 Marzo 2009 17:50

  8.  MonsterID Icon

    Oppure il sindaco, dalle tue parti, si veste di arancione pastelloso.

    Comment di xx • 5 Marzo 2009 13:15

  9.  MonsterID Icon

    quel sindaco andrebbe incriminato per violazione dei contratti indacali!

    Comment di golosino • 5 Marzo 2009 15:01

  10.  MonsterID Icon

    Golo, fa pena ‘sta battuta. Ti indaco l’uscita, va’. Pedalare.

    Comment di Cementino • 5 Marzo 2009 15:18

  11.  MonsterID Icon

    Non so perché , ma mi fa ridere pensare Golosino in bicicletta. Non credo di averlo mai visto pedalare, ma in effetti non credo di averlo mai compiere nessun atto fisico, se non saltare e sfasciarsi la testa su uno stipite. Ecco, per tornare IT, quello stipite era indaco.

    Comment di xx • 5 Marzo 2009 16:31

  12.  MonsterID Icon

    in effetti vado molto raramente in bicicletta. non mi fido, si potrebbero imbizzarrire da un momento all’altro…

    Comment di golosino • 6 Marzo 2009 10:50

  13.  MonsterID Icon

    Io invece da bambino mi chiedevo a cosa servisse l’indaco, e perchè non ci fosse invece il blu nell’arcobaleno! Chi ce l’aveva messo? Voglio dire, 6 colori su 7 erano noti e molto usati, ma l’indaco chi lo conosceva? Chi mai direbbe “oggi mi vesto d’indaco”? (tranne il sindaco di XX, che probabilmente e’ anche la mente dietro l’avere messo l’indaco nell’arcobaleno).

    Comment di Garion • 6 Marzo 2009 18:39

  14.  MonsterID Icon

    In realtà credo che la divisione in sette dei colori dell’arcobaleno sia pretestuosa. Volendo ne puoi trovare molti di più o anche di meno, è solo che la nostra lingua ha inventato un certo numero di nomi per i colori che quadra abbastanza col farne sette. Il problema è che, dividendo in sette lo spettro, il sesto colore è inusuale. Ed è qui che entra in gioco il sindaco.

    Comment di xx • 9 Marzo 2009 14:58

  15.  MonsterID Icon

    XX 14: quel che dici ha un fondo di verità, ma la linguistica non c’entra nulla (intervengo solo per difesa della categoria, che potrebbe mediamente fornire parole per indicare un migliaio di colori differenti). Lo spettro è ovviamente divisibile all’infinito (quello dell’arcobaleno come qualunque altro), ma a suddividerlo in sette bande (per motivi per lo più massonici) in base alle lunghezze d’onda e a dargli i vari nomi fu [starting research] Isacco Niùton, che usava parole inglesi che sono poi state tradotte in italiano in maniera diretta. Ma per un inglese del XVII secolo, “indigo” era il nome di un colore usato dai tintori, ricavato dalla pianta omonima, per noi meno nota.
    Oggi peraltro pare che gli scienziati non lo usino più, associando le lunghezze d’onda dell’indaco alle fasce vicine. Se n’è occupato anche Isacco Asimov. Ma la notizia più importante è che abbiamo l’indaco disponibile in oggetti a noi vicini quotidianamente: si può infatti vedere nel riflesso della parte inferiore dei CD e DVD non masterizzati. [ending research]

    Garion: nell’arcobaleno non c’è il blu? Ne sei proprio sicuro?

    Comment di Kumagoro • 6 Aprile 2009 19:45

  16.  MonsterID Icon

    Appendice: Garion forse intendeva che il blu dell’arcobaleno in italiano viene chiamato “azzurro”, che mi rendo conto solo ora è una gran bella cazzata, perché la lunghezza d’onda giusta è quella del colore che noi chiamiamo “blu”, non dell’azzurro! Perché si sia creata questa traduzione sballata per la parola inglese “blue” meriterebbe qualche ricerca.

    Comment di Kumagoro • 6 Aprile 2009 20:43

  17.  MonsterID Icon

    Segnalo che al momento il sig. Garion e’ in viaggio per il Giappone. Il motivo ufficiale e’ ovviamente avviare una fabbrica di Misteriosi Paperi-pupazzo, ma a questo punto non si puo’ escludere che sia anche per meditare sulla Questione Blu.

    Comment di Joril • 6 Aprile 2009 21:26

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