Luci e ombre sull’edizione 2009 del Festival di Animazione di Annecy. E ora che ho creato tensione, permettetemi un cappello introduttivo sul mio rapporto con questo festival. Giunto ormai alla mia settima presenza consecutiva, il festival di Annecy è diventato un’abitudine annuale a cui non riesco più a fare a meno, tanto che l’idea con cui gigioneggiavo gli anni scorsi di saltarlo per fare più ferie in estate ormai mi è diventata estranea. Non riesco più a immaginare il mio giugno senza tutti i piccoli riti della settimana di Annecy: la tartiflette, gli aerei di carta, i siparietti di Bromberg, i croissant di fronte alla Pierre Lamy, il prato vicino al lago, il pranzo dalle vecchiette, la spesa di cadeaux al Monoprix, i piccoli riti del viaggio, la biretta a prezzi paurosi dal Pirate Pub, le fumetterie da esplorare. E i cartoni animati, certo. Sì, lo so che è un termine improprio e sminuente, che bisognerebbe dire “cinema di animazione”, ma lo trovo un termine troppo freddo, dove invece cartoni animati è più affettuoso, più vicino allo spirito che io attribuisco all’animazione. Insomma, io non mi vergogno di dire che ad Annecy vado a vedere i cartoni, che diamine.
Luci e ombre, si diceva. Togliamoci il sassolino dalla scarpa e proclamiamo pure che le giurie hanno fatto dei gran pasticci, quest’anno. Il corto vincitore del Grand Prix per il cortometraggio, il cui nome e i cui autori non citerò per ripicca, era proprio brutto ed è stato scelto, evidentemente, solo per il suo contenuto sociale: era infatti un documentario sul dramma dei bambini rapiti e ridotti in schiavitù in Sudan. Un grosso problema, per carità, che è giusto affrontare e non è di principio sbagliato farlo in animazione (per quanto sia inutile usare questo mezzo), ma premiarlo in virtù del messaggio e non in virtù della qualità del lavoro (che, come si sarà capito, era meno che mediocre) mi ripugna. Possiamo quindi dire che l’edizione 2009 di Annecy non ha avuto un vincitore nei cortometraggi. Un immagine del non-vincitore è comunque qui a destra, così vi fate un’idea anche voi.Ma non è l’unico guaio. Sempre nei cortometraggi, è stato premiato l’ottimo Runaway di Cordell Baker. Nulla da eccepire sulla scelta, se non che le musiche del corto sono opera di un certo Benoit Charest, che era anche giurato. Mi risulta impossibile concepire come un festival della serietà e dell’importanza come quello di Annecy abbia commesso una simile leggerezza. E ancora: non è stato proclamato un solo film vincitore del premio per il lungometraggio, ma si è scelto di attribuire un ex-aequo a Mary and Max (a sinistra) di Adam Benjamin Elliott e a Coraline di Henry Selick. E’ palese che una giuria che non riesca a scegliere abbia fallito il suo compito; tuttavia, da come è stato attribuito il premio (Cristallo a Elliott, e poi, a sorpresa, ex-aequo a Selick) si sospetta che il vincitore in effetti sia Mary & Max, e salvataggio delle chiappe nei confronti delle major hollywoodiane che stanno lanciando il film in questo momento e potrebbero essere generose in futuro nei confronti di un festival sempre affamato di sponsor. Puzza anche molto l’attribuzione del premio del pubblico a Brendan et le secret de Kells di Tomm Moore e Nora Twomey, vista la pioggia di applausi e le ovazioni che hanno seguito Mary and Max (e anche Coraline, suvvia). Ah, e giusto per chiudere, nella giuria dei corti c’era Elliott, autore di uno dei lunghi in concorso. Non un vero conflitto di interessi, ma comunque una situazione poco pulita. Va detto, comunque, che c’è stata la fondata impressione che Elliott fosse radicalmente contrario alle decisioni dei suoi colleghi giurati.
Per la prima volta, durante il pomeriggio di sabato i vincitori dei premi sono stati divulgati alla stampa, con una preghiera di non diffusione che solo gli svizzeri e i giapponesi avranno rispettato. Io non mi sono spoilerato, ma avevo intuito che c’erano dei grossi problemi: questo “leak”, probabilmente era per preparare il pubblico e ridurre le contestazioni, che comunque un po’ ci sono state. E, comunque, è mancata l’atmosfera di festa e la pioggia di applausi che seguono la proclamazione del corto vincitore.
Ma parliamo d’altro. Nove lungometraggi in concorso, ne ho visti sette e gli ultimi due è come se li avessi visti (Battle for terra e Monster & Aliens), grande varietà di temi, di tecniche e di qualità. Si è passato dalla stop-motion dei due vincitori, Mary and Max e Coraline, al 3d un po’ primitivo della satira sociale del norvegese Kurt turns evil (mi aspettavo un po’ di più dai norvegesi, dopo l’ottimo Slipp Jimmy Fri di due anni fa), allo spasso dell’ultraviolenza in cut-outs di Boogie el aceitoso (un’immagine qui a destra), e persino l’animazione tradizionale su rodovetro per My dog tulip e Brendan et le secret de Kels. Fuori concorso invece non c’era moltissimo di interessante. Citerò solo per farvi venire un po’ di curiosità la follia di Edison & Leo, un pasticciaccio di avventura molto più spassoso da raccontare che da vedere, e la tradizionalissima ma molto divertente storia di riscatto sociale Sunshine Barry & the Disco Worms. Parlerò di entrambi in seguito.
Una volta tanto, per quanto riguarda i cortometraggi, è mancato davvero qualcosa che spiccasse sugli altri: se ricordate, infatti, c’è un mantra che si ripete ogni anno “Quest’anno i corti non erano male, ma mancava il capolavoro ricco di spessore”. Ecco, forse l’edizione 2009 ci si è avvicinata un po’. Il sabato mattina, tradizionalmente, riguardiamo la lista dei corti proiettati ed è abbastanza facile restringere i candidati a quei 5-6 lavori che meritano di più, e qualcuno di questi vince sempre qualcosa. Quest’anno la cosa è stata pressoché impossibile, ma non necessariamente per la mancanza di bei lavori: anche per la mancanza di corti particolarmente fetidi. Quelli proprio brutti saranno stati tre o quattro, uno dei quali, ricordiamolo, è stato il vincitore.
Va però detto che la giuria, con l’eccezione del Grand Prix, ha premiato dei bei lavori, in particolare quello che è stato il mio personale vincitore: L’homme à la Gordini, una storia di libertà d’espressione un po’ surreale ambientata in un mondo ideale degli anni ’70, ha preso il premio per l’opera prima (nonché quello dei bambini, ma quello conta di meno). Potete vedere quant’è ganzo qui a sinistra. Il Premio Speciale è andato al già citato Runaway di Cordell Baker, un corto tradizionale canadese ricco di ritmo e di gag visive (e di qualche metafora sociale), mentre la Menzione Speciale è finita all’apprezzato (da me, almeno) e stravagante Please Say Something di Davide O’Reilly, stora d’amore tra gatti e topi con un design particolare e un po’ “difficile” e narrata a blocchi narrativi slegati.
Un po’ moscetta anche l’offerta delle anteprime: Panique au village, che è divertente in episodi da tre minuti, è assolutamente insopportabile nella forma di lungometraggio. Credo che nessuno, in sala non abbia dormito almeno un po’, maledicendo le grida stridule dei personaggi del film. E’ stato presentato inoltre un altro lungo francese, Les Lascars, tratto da un fumetto che non conoscevo. Non l’ho visto.
I film di scuola sono sempre difficili da vedere, un po’ per la programmazione (spesso alle 23, lo spettacolo che io sono uso saltare) e un po’ perché molto popolari, e i biglietti finiscono subito. Ne ho visti tre su cinque, e ho anche visto quasi tutti i vincitori. Che culo. Il vincitore assoluto, For Socks’ sake di Carlo Vogele, l’ho visto (animazione di oggetti in modo creativo, un po’ alla PES: immagine qui a destra), mi è piaciuto, ma il secondo, Ex-E.T. di Benoît Bargeton, Yannick Lasfas, Rémy Froment e Nicolas Gracial non mi colpito un granché, tanto che me lo sono mezzo sonnecchiato. Il terzo premio, The Soliloquist di Kuang Pei Ma, l’ho mancato. L’impressione, comunque, è di un calo della qualità. Non è un buon segno.
Discreta invece la selezione dei corti fuori-concorso. Ho sempre più l’impressione che questi programmi non contengano gli “scarti”, cioè i migliori corti non selezionati dal comitato apposito, ma piuttosto siano frutto di una selezione parallela (da parte di qualche altro oscuro comitato che agisce nell’ombra), e contemporaneamente racchiudano prodotti che non sono andati in concorso magari perché l’autore non lo voleva, o ha consegnato oltre il termine di scadenza, o ha qualche conflitto d’interesse con la giuria (vabbè, si dirà, questo evidentemente non è un problema…). Questo per dire che si assiste a qualche bella fetecchia, ma comunque non si tratta di programmi di “scarti” e quindi in quanto tale per forza inferiori al concorso. Ad esempio, cito qua e approfondirò in seguito The Spine, il nuovo corto di Chris Landreth e Madagascar, carnet de voyage, entrambi i quali avrebbero potuto anche essere vincitori di qualche premio.
Infine, una parola sui programmi speciali: questo era l’anno della Germania. I programmi ad essa dedicati non erano molti, ma nel complesso di buona qualità. Ne ho visti tre: un’ottima selezione di corti, una discreta selezione di corti di scuola, e un coraggioso programma dedicato solamente a opere astratte. Quest’ultimo, prima visione del lunedì, è stato un po’ pesante ma comunque nel complesso interessante. Va però detto che non si percepiva “Germania” dappertutto come è successo in altre annate, come la Corea, l’India, il Canada o persino l’Italia. Altra serie di programmi in rassegna era dedicata alla danza. E’ un argomento che non mi interessa molto, e quindi non le ho dato priorità: cioè, non ho visto nulla. Completano la rassegna i soliti Spike & Mike, Politically Incorrect e un programma per il quarantennale dello sbarco sulla luna. Complessivamente, comunque, non è parsa un’annata in cui i programmi di rassegna attirassero molto l’attenzione.
Altri appunti sparsi:
- La sigla dell’anno, che utilizza i personaggi della serie animata Chouette, era discreta, ma priva del mordente di quella dell’anno passato. Il sirtaki con velocità progressiva che la caratterizza ha coinvolto il pubblico già dalla seconda proiezione, ma a lungo andare non ci sono state le ovazioni che si son viste in altre annate.
- Il manifesto dell’anno, che vedete in cima all’articolo, l’ho decifrato per primo io. Bravo, Luca.
- Risolti, invece, in generale, i problemi tecnici che l’anno scorso erano stati davvero troppi. Con qualche piccola eccezione, proiezioni puntuali e buona qualità.
- Di contro, le sale del Bonlieu iniziano a mostrare un po’ l’età. E’ giunto il momento di rifare la moquette nella Grande Salle e di aggiustare le sedie ballerine della Petite.
- Spike aveva, come cappello buffo dell’anno, un copricapo da faraone. Però ci è parso un po’ abbacchiato. Povero Spike. Qui a fianco, un fotogramma di un filmato che mostra il nostro eroe.
- Ho mangiato la tartiflette una sola volta, e inizio ad avere il sospetto che mi impedisca di dormire. Diamine. In compenso, ho mangiato una tartare col reblochon fuso che era nettare degli dei. Si gioisca, a questo proposito.
- A causa della dieta Harry Potter (burro-birra) ho preso quasi 2 kg, nonostante le due corsette sul lungo lago. Quest’anno queste ultime dovevano essere tre, ma arrivati al venerdì si inizia a essere un po’ stanchini…
(Ok, le ombre le abbiamo capite… ma le luci quali erano? Beh, mi sono divertito un sacco come al solito, che si vuole di più?)
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45 Comments »
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la tartare al reblochon fuso è puro heavy metal… ho ammirato il tuo coraggio
Comment di golosino • 22 Giugno 2009 11:31
Per birra a prezzi paurosi intendi come a Siviglia o la sua nemesi?
Seconda domanda: Come si fa una tartiflette? Mi piacerebbe?
Terza domanda: come si fa una tartare al reblochon fuso? Mi piacerebbe?
Comment di serir • 22 Giugno 2009 19:27
Il manifesto è le lapin sur la lune, giusto?
Comment di Carlo • 23 Giugno 2009 09:42
Golo: quella tartare era buonerrima!!
Serir: la nemesi – non lo so spiegare – sicuramente – non lo so spiegare – sicuramente
Carlo: oh, yeah!
Luca: Madagascar ha vinto qualcosa, in effetti. Il premio offerto da Canal + (anche se non ho capito come inquadrarlo e definirlo)
Comment di Botty • 23 Giugno 2009 09:56
beh, il premio Canal Pus dava un sacco di soldoni, quindi tanto male non è…
Comment di golosino • 23 Giugno 2009 09:58
Si`, sicuramente! Probabilmente, tenendo in conto quello, e` il premio migliore di tutti!! :)
Comment di Botty • 23 Giugno 2009 10:06
Madagascar ha vinto pur essendo fuori concorso: questo era uno dei punti chiave del mio secondo articolo, che voi avete spoilerato senza pietà. Possa venire un bambino sudanese a farvi il solletico ai piedi mentre dormite.
Serir: la tartiflette è un tortino con patate, burro, formaggio, burro, pancetta, burro, e burro.
La tartare al reblochon è una normale tartare (cruda, non poilée) con sopra del reblochon (che è un formaggio, per la cronaca) fuso. Ed è heavy metal.
Comment di xx • 23 Giugno 2009 13:29
propongo un thread su “cosa scrivera’ il nostro xx nel secondo articolo su Annsi’?”
A parte Madagascar e il film di Landreth (gia’ annunciati qui), secondo me parlera’ di polipi innamorati, di vaselina per cani e di film grezzi (Mr. puppetboy, per intenderci)…
la tartare al reblochon e’ per uomini veri.
Comment di Paolo • 23 Giugno 2009 14:25
da segnalare, ad Ansì, anche la presenza dei croissant al doppio burro.
@paolo: la vaselina per cani son molto contento di essermela persa…
Comment di golosino • 24 Giugno 2009 15:38
E comunque L’Homme A La Gordini spacca!! Vero vincitore anche per me!
La vaselina per cani e` stata la migliore perdita che tu abbia potuto avere… non si sopportava! Mi son fatto ingannare da una foto di un rodovetro che pareva interessante… Maledizione! (invece i bambini sudanesi si vedeva lontano chilometri che sarebbe stato tremendo, ma tant’e`…)
Comment di Botty • 25 Giugno 2009 12:14
continuiamo con gli spoiler del secondo articolo prossimo venturo:
Brusli’ e lumache
Comment di paolo • 26 Giugno 2009 10:15
Il secondo articolo è la lista dei vincitori, ciccibelli! :)
Quello di cui parlate è il terzo.
Comment di xx • 26 Giugno 2009 10:29
Cerume!!
Comment di Botty • 26 Giugno 2009 11:03
Come, vuoi dire che non consideri vincitore (anche se fuori concorso) il film col pupazzo di Brusli’???
Botty: e’ vero, avevo dimenticato il cerume
A questo punto vorrei proporre un altro tema: che senso ha la distinzione tra “concorso” e “fuori concorso”? A parte motivi del tipo “film presentato fuori tempo massimo” o “regista non vuole andare in concorso”, non vedo perche’ bisogna selezionare due gruppi di film: se entrambi i gruppi sono degni di essere visti, possono essere presentati nella stessa sezione. Che siano due sezioni o una piu’ grande, lo spazio occupato dal programma e’ lo stesso.
Comment di paolo • 26 Giugno 2009 11:32
special delivery!
Comment di golosino • 26 Giugno 2009 12:31
Paolo: Grat, grat.. non capisco bene il senso della tua osservazione. Al di là dei due casi, il senso dei “fuori concorso” è “non sono abbastanza ganzi per essere in concorso”. Sì, si potrebbe fare un cocnorso più ampio, con 100 film invece che 50, ma poi sarebbe più difficile riuscire a vederli tutti.
Comment di xx • 1 Luglio 2009 14:29
Beh, io personalmente sono riuscito a vedere entrambi i programmi interi (e anche tutti i fin d’etudes).
Il senso era questo: che senso ha dire “questo e’ abbastanza ganzo da essere mostrato, ma non abbastanza da essere in concorso”? Non basta gia’ dire “e’ ganzo per essere mostrato”? Perche’ fare gradazioni di “ganzitudine” che poi dipendono dal comitato di selezione? A essere sincero, se fossi un animatore sarei gia’ contento se il mio film venisse selezionato per Annsi’, indipentemente dall’essere in concorso o no.
Comment di Paolo • 1 Luglio 2009 16:56
Parte prima significa che ci sarà una parte seconda?
Comment di kotekino • 1 Luglio 2009 19:10
“Parte prima” e’ una velata minaccia
Comment di Joril • 1 Luglio 2009 21:04
Oppure intendeva. Parte prima così arriva prima e finisce in fretta: in questo caso sono abbastanza rinfrancato
Comment di kotekino • 1 Luglio 2009 21:18
questa e’ la mia versione dei fatti:
(verra’ pubblicata su la barriera di luglio – se non e’ gia andata in stampa)
Comment di Andrea Spacca • 2 Luglio 2009 00:28
vedo che solo golosino ha citato l’anti-cristal!
io l’ho cercato su youtube e ho scoperto che in realta’ e’ uno spin-off di un mockumentary su di un animatore di pupapzzi.
quanto al concorso/fuori concorso: sara’ che sono abituato a venezia, ma non ci vedo nulla di male. esistono selezioni distinte, nel caso di annecy una e’ competitiva l’altra no.
Comment di Andrea Spacca • 2 Luglio 2009 00:32
I recenti commenti di Andrea Spacca mi hanno indotto la seguente riflessione: cribbio, sembra interessante. Alla fine quindi mi sono detto: beh glielo devo a xx. Leggo il suo blog più o meno regolarmente, mi piacciono i cartoni animati (neanche io mi vergogno a chiamarli così! eh no!), adoro la francia e il suo burro e spesso mi ritrovo a fare una pennichella proprio nel pratone antistante il laghetto di Annecy. Per cui ho preso il coraggio a due mani e ho letto tutto (!). Articolo e commenti.
Note in ordine sparso:
– ehi, ma qui si parla di cibo! Mmmh tartiflette (a proposito hai dimenticato di citare un ingrediente fondamentale della tartiflette: il burro)
– perchè prendi la birra supercostosa, quando hai a disposizione il magnifico sidro brut che dalla Normandia viene gentilmente esportato in tutta Francia (ma non in Italia, maledetti sciovinisti!)?
– le pastoie politiche ci sono in tutti i contesti, rassegnatevi. Anche nel magico mondo dell’animazione. Anche in Francia.
– i miei commenti precedenti sono out-of-date. Nella discussione già si era parlato delle parti seconde e terze. Sussurrano i bene informati che siano in lavorazione anche una parte quarta e una quinta riassunto di tutte le frequentazioni ad Annecy del Nostro. Chiedo venia.
– Suggerisco ai più temerari le fantomatiche caramelle tipiche della bassa-normandia al burro di capra salato (girano voci che il burro salato di capra origini dal latte di quelle capre che, brucando le sabbie oceaniche erbose tra Mont St. Michel e il Cotentin, abbiano tale concentrazione di sale nel sangue che producano latte naturalmente salato. Da cui il burro. Da cui le poderose caramelle).
– la tartare spacca. il reblochon pure. immagino il connubio…
Comment di kotekino • 2 Luglio 2009 09:03
a Spacca: per l’anti-crystal intendi Mr. puppetboy?
Comment di paolo • 2 Luglio 2009 10:48
paolo, mi e’ stato intimato di tacere, mi spiace, non posso rispondere
Comment di Andrea Spacca • 2 Luglio 2009 22:04
ti hanno censurato????
Comment di paolo • 3 Luglio 2009 09:09
Ma i nomi degli autori li sbagli tutti appositamente come scelta stilistica? :-)
D’altro canto anche Spacca lo fa, e scrive pure “piccole” anziché “pellicole” e “ex eaquo”. Il giornalismo corrompe. ;-)
Sulle tecniche: “Boogie el aceitoso” (e a qualcuno, tipo MCP, interesserà sapere che è tratto dal fumetto argentino omonimo di Fontanarrosa, ben noto anche in Italia) non è affatto in cut-out, checché ne dica il catalogo. E’ soltanto un 3D un po’ manipolato per appiattire i personaggi e farli assomigliare al fumetto, e che per gli elementi “mecha” regredisce a una terrificante computergrafica da videogioco anni Novanta (e neanche a livelli di Full Throttle).
“Brendan and The Secret of Kells” non ha visto un rodovetro neanche da lontano, è fatto al 90% in Flash con qualche ritocco con programmi più avanzati.
E il problema di “cartone animato” non è soltanto per lo svilimento, ma principalmente perché non ha senso usarlo in senso onnicomprensivo: come fa un film in plastilina o in animazione d’oggetti a essere un “cartone animato”? Al massimo è un sinonimo di “cartoon” o di “disegno animato”. Ma tu diresti che Annecy è “un festival di disegni animati”?
Comment di Kumagoro • 3 Luglio 2009 15:35
O salve Kuma! Se vuoi puoi anche mugugnare circa il fatto che fa molto caldo :P
Comment di kotekino • 3 Luglio 2009 15:40
No, qui ho l’aria condizionata, grazie.
Comment di Kumagoro • 3 Luglio 2009 15:45
Non è troppo fredda però?
Comment di kotekino • 3 Luglio 2009 16:32
No, si sta bene, grazie. Se non fosse per gli errori di trascrizione di Spacca e XX, e per l’esistenza degli MTV Movie Awards, potrei quasi sentirmi felice. Ma d’altro canto le delusioni aiutano a crescere, e solo grazie a queste interferenze riesco a definire e apprezzare la vera serenità dell’animo. Quindi sono grato a Spacca, a XX e all’intero cast di Twilight.
Comment di Kumagoro • 6 Luglio 2009 01:03
K27: ah, Boogie, quanti ricordi… in italiano era l’Oleoso. In Ispania hanno una certa confusione conditoria!
Comment di MCP • 6 Luglio 2009 21:09
E’ “oleoso” anche in inglese (oily). Sai che non avevo pensato al “cambio di condimento”? Oltretutto “oleoso” e “oily” (che per qualche ragione sembra seguire la traduzione italiana) non mi sembrano granché come traduzione. “Oleoso”, che è poco o mai usato in senso metaforico, sembra suggerire qualcosa come “untuoso”, “viscido”, in realtà l’opposto del carattere del protagonista, che è brutale e diretto. A naso, “aceitoso” è qualcosa che si dice del vino, e insieme qualcosa che suggerisce una scarsa condizione igienica, quindi qualcosa come “acido”, “aspro”, e anche “bisunto”, “lurido”.
BTW, vatti a cercare il lungometraggio: benché essenziale dal punto di vista visivo (a tratti in modo sconfortante), è divertente e rende molto bene il personaggio. Chi non lo conosceva ha purtroppo pensato che estremismi, cinismo e ultraviolenza fossero farina del sacco dei realizzatori del film, e non del buon Fontanarrosa già ai suoi tempi!
Comment di Kumagoro • 6 Luglio 2009 21:37
Confesso, avevo gia’ usato goggle translation, e pare proprio che in ispanico sia: olio = aceite, aceto = vinagre
Ecco perche’ la cucina spagnola a volte vi lascia spiazzati! ;)
Quindi oleoso e’ giusto alla lettera, ma in effetti e’ ben poco usato e sembra entrarci anche meno con il personaggio (lo gia’ pensavo un par di decenni fa quando lo leggevo sull’Eternauta – rivista). Ma forse c’e’ qualche ulteriore riferimento o inside joke che ci sfugge…
Comment di MCP • 6 Luglio 2009 23:48
C’è sicuramente qualcosa che ci sfugge. Wiktionary per “aceitoso” dà appunto “oily”, poi nella definzione di “oily” recita: “Excessively friendly or polite so as to sound insincere”. Il che non mi sembra proprio attinente al personaggio. :-)
Da qualche parte (ma non lo ritrovo) avevo anche visto un fan angloispanofono del film lamentarsi dell’insensato aggettivo inglese dicendo che in realtà aveva qualcosa a che fare con “capelli unti”.
C’è anche da dire che potrebbe essere usato per ironia (come se fosse “Boogie il damerino”), ma mi pare che il significato di “untuoso” contenga in sé troppi elementi negativi per poter essere ironico volendo significare l’opposto (che non sarebbe il contrario di “gentile”, ma di “viscido”, quindi diverrebbe un complimento).
Comment di Kumagoro • 7 Luglio 2009 23:09
Anche l’Oxford, per Oily, da “unpleasantly smooth and ingratiating”.
E il merriam webster e` dello stesso tenore.
Io voto per l’ipotesi dell’ironia…
Comment di Botty • 8 Luglio 2009 10:19
Altra ipotesi, suffragata da una pagina web su Fontanarrosa:
http://www.negrofontanarrosa.com/boogie/fpb_fp.asp
Li’ si dice che “Boogie el aceitoso” nacque come parodia di “Harry el sucio”, versione ispanica di “dirty Harry”, i.e. l’ispettore Callaghan. Suppongo quindi che l’aggettivo “aceitoso” = “oleoso” voglia rimandare all ‘aggettivo “sucio” = “sporco” (una cosa oleosa e’ unta, ovvero sporca d’olio)
Comment di paolo • 8 Luglio 2009 11:17
Sempre dallo stesso sito, poco piu` in la`:
(che tradotto con google fa “Boogie is an oily: things you (sic! NdBotty) slip, do not leave marks.”
Direi che potrebbe essere la risposta definitiva…
Comment di Botty • 8 Luglio 2009 11:29
Dichiariamo quindi chiuso questo Mistero della Vita fuori sede.
Comment di Kumagoro • 8 Luglio 2009 22:12
Gente, scusate se la rimeno con Annsi’:
ho trovato per caso sul blog di Bill Plympton
il seguente capoverso su Annecy (scorrete col maus finche’ non vedrete un tambneil col faccione di Spike, il capoverso sta li’ accanto):
“In the main Annecy Animation Festival the big prizewinners were “Western Spaghetti” by PES, “Runaway” by Cordell Barker, “Brendan and the Secret of the Kells” by Tom Moore, “Mary and Max” by Adam Elliot and “Coraline” by Henry Sehich.”
mi sembra abbia dimenticato qualcosa…
Comment di paolo • 31 Luglio 2009 15:12
Vero! L’homme a la gordini non viene minimamente citato! >:(
Comment di Botty • 31 Luglio 2009 16:17
Belin, Botty, hai pienamente ragione!
Forse l’homme a la gordini non era abbastanza violento per il Plympton…
Comment di paolo • 31 Luglio 2009 16:43
Ha anche scritto “Henry Sehich”. :-)
Comment di Kumagoro • 3 Agosto 2009 12:06
Quello e’ solo un errore di battitura…
Comment di paolo • 3 Agosto 2009 12:41
No, è il suo nuovo nome d’arte.
Comment di xx • 4 Agosto 2009 11:56