Alassio, prima metà anni ’80, inizio di settembre
Quell’estate degli anni ’80 si stava lentamente spegnendo, e gli acuti amministratori locali di Alassio escogitavano un trucco per far sentire i turisti tedeschi a casa loro: una copia locale dell’Oktober Fest tenuta a settembre, battezzata, con rara spremitura di meningi, September Fest.
Il September Fest ovviamente non è altro che una normale sagra paesana, ma al giovane Luca non importa. Lui è lieto di poter mangiare cibi malcotti su scomode tavolate di legno e di poter girare tra gli stand (tra parentesi, lo è ancora!). Mentre i parenti stazionano al tavolo dopo la cena a base di vitello tenace e calamari di caucciù, Luca ha il permesso di andare dal suo stand preferito: si tratta di una specie di tirassegno, gestito da Mario, fidanzato della cugina Silvia e bravissima persona. Luca tira, manca, e riceve come premio di consolazione un palloncino di quelli volanti. Luca è al culmine della felicità e si avvia verso il tavolo dei genitori.
Quand’ecco che arriva un Bambino Cattivo, che sbarra la strada a Luca e gli ordina: “Dammi il tuo palloncino!”. Luca, giustamente, rifiuta, e per ripicca il Bambino Cattivo gli sferra un colpo sulla mano e fa volare via il levitante balocco. Il nostro protagonista scappa via in lacrime dai parenti, che si prodigano per consolarlo. Silvia, che è una mente pratica, lo riaccompagna da Mario che è lieto di approvvigionarlo con un altro palloncino.
Lieto fine, quindi? Mah! Io non credo alle storie tragiche con finale felice, la gioia non cancella il ricordo della tristezza che c’è stata prima. Il trauma del Bambino Cattivo è stato troppo forte, e la fiducia nell’umanità di Luca è stata un’altra volta minata. E poi il primo palloncino era più bello.