Rieccoci qua. Partiamo con una scorsa ai cortrometraggi fuori concorso, che hanno regalato, come sempre, qualche sorpresa interessante. Intanto, parliamo di qualche grosso nome non in concorso. Perché non sono in concorso? Ce lo chiediamo un po’ tutti, forse per loro scelta? Boh! Innanzitutto, sua maestà Bruno Bozzetto. Forse inizia a essere un po’ anzianotto per realizzare animazione, che è fatta in pratica da qualcun altro, ma le idee, l’intelligenza e l’inimitabile sguardo satirico sono i suoi: Rapsodeus (a sinistra) sembra un episodio nuovo di Allegro non troppo, con un brano di Listz, ripercorrendo la strada dell’umanità che cerca sempre qualcosa. Bellissimo. C’è poi Paul Bush, che con Lay Bare fa quel che fa sempre, animando foto (in questo caso particolari del corpo umano), ma con la sua solita classe. E’ riuscito quasi a commuovermi con foto di ombelichi e di orecchie. Davvero mediocre invece il lavoro di Paul Driessen, che realizza una rilettura dell’ Oedipus incasinata e priva di mordente. Me lo sono pure dormicchiato. Ultimo da citare è Georges Schwizgebel, che ci regala ancora uno dei suoi voli pindarici con Romance (a destra). Come per altri citati, non inventa nulla di nuovo, ma lo fa benissimo, con grazia e poesia.
Al d là dei nomi famosi, qualche citazione sparsa sempre dai corti fuori concorso. (Notes on) biology di Danny Madden (USA) è una divertente variazione sul tema dei “flipper” (le animazioni fatte sugli angoli dei quaderni che vengono fatti scorrere rapidamente), arrivando a conquistare l’intero quaderno con elefanti a razzo. The Maker di Christopher Kezelos (Australia, USA) è una graziosa interpretazione del tema della reincarnazione, fatto con pupazzi in uno stile che deve qualcosa a Tim Burton. Grain Coupon di Xi Chen e Xu An (Cina), temutissimo per i suoi 19′ di lunghezza, è memorabile per essere forse il primo corto cinese che ho visto a non fracassarmi troppo la minchia, anche se ci ho messo metà film a capire che uno dei due personaggi è una donna. Parla di due artigiani a cui viene chiesto di falsificare un francobollo.
Proseguendo i corti fuori concorso, c’è Flamingo Fierté (di Tomer Eshed, Germania) che è scemo forte, ma è anche un sacco rosa, e parla dell’unico fenicottero etero in un gay pride di fenicotteri omosessuali. Divertente. Chiruri di Kenji Kawasaki è una curiosa contaminazione di tematiche e design giapponesi mainstream con ritmi e atmosfere più rarefatte e difficili da trovare negli anime. Interessante anche The Pub (Joseph Pierce, UK) che racconta della giornata in un pub di una pubbista, e nel modo in cui lei trasfigura le persone con cui ha a che fare. Proiettato nella serata finale, infine, un corto mainstream, un piccolo seguito del discreto Rapunzel intitolato Tangled ever after. Ok, è un corto di inseguimenti rocamboleschi come ne abbiam visti mille, ma si ride proprio tanto.
Anche quest’anno mi son visto una bella fetta di TV, e ci sono diverse cose da menzionare. Stella and Sam “Voyage sur la lune” è una graziosa intepretazione dei giochi per bambini. Certo, chiunque abbia letto Calvin & Hobbes sospirerà, ma è un sacco kawaii e lo spirito è quello giusto. The Gruffalo Child, produzione inglese direi ad alto budget, è uno specialone di mezzoretta tratto da un romanzo per bambini narrato da Helena Bonham Carter. Fa un sacco di tenerezza, diverte e insegna. Che si vuole di più? Premio meritato. Come è strameritato il premio a Secret Mountain Fort Awesome “Nightmare Sauce”, una folle folle storia impossibile da riassumere su una serie di mostri e il loro rapporto con gli incubi, in uno stile che ricorda il Robert Crumb più strafatto e con una serie sorprendente di trovate per una serie tv. C’è spazio anche per un anime shonen, Blue Exorcist, di cui vediamo il primo episodio. Molto canonico nei temi e nella realizzazione (demoni, botte, divise scolastiche) ma più piacevole da vedere del previsto. Ci ha inoltre insegnato che Azatoth tira con la fionda ai gatti.
Concludo la trattazione parlando un po’ delle rassegne. Già dissi all’inizio che non ho cagato la povera Irlanda, ma ho visto altre cose. C’è stata serie di tre programmi dedicati all’amore: amore cortese, amore “pepato” e amore in musica. Curiosamente, il primo era mediocre mentre gli altri due proprio graziosi, me li sono davvero goduti. E dopo un po’ di anni che non lo consideravo, mi son deciso a rivedere lo Spike and Mike’s Sick and Twisted Animation Show confidando nel fatto che col tempo cambia anche il programma. Non del tutto, alcune cose erano proprio vetuste, ma complice l’atmosfera particolarmente gaia e goliardica del pubblico mi sono divertito tantissimo. E lascio per ultimissimo uno dei miei grandi amori. Non mi stanco di ripetere che genio sia Borge Ringe e come i suoi tre cortometraggi (Oh my darling, Anna & Bella, Run of the mills) debbano essere imparati a memoria, quindi un suo programma monografico me lo sono visto. E’ stato integrato con altri suoi lavori (non all’altezza, va detto) e con un documentario solo parzialmente interessante e un po’ fuori fuoco. Una nota di biasimo per la pessima qualità della proiezione, in alcuni casi i quadrettoni mpeg sembravano da Youtube.
All’anno prossimo!