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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Dallas

Visto che è morto Geiar, oggi parliamo di Dallas, ehiehiehiehi vienivieni a Dallas, sì, quello.
Non ho mai visto una puntata di Dallas, ma da piccolo mi piaceva la sigla, quindi quando mia nonna e zia Adelina lo guardavano, rimanevo a canticchiare. La tua musica ce l’hai, vuoi ballare balla. Non ballavo, aspettavo finisse la sigla, e poi facevo qualcosa di più interessante. Nei primi anni ’90 ho poi conosciuto un tizio, si chiamava Andrea, che mi ha raccontato un aneddoto interessante su Dallas, però siccome fa brutto raccontare un aneddoto di un altro farò finta che sia successo a me.

Dunque, mia mamma faceva a quei tempi un lavoro per cui ogni tanto doveva fare turni e lavorare di sera, e si era appassionata a Dallas, quindi quando capitava il turno coincidente col nefasto telefilm era un dramma. Come avrebbe fatto senza sapere quel che succedeva a Geiar, Bobbi e soci? La soluzione, in tempi in cui non esisteva ancora il videoregistratore, ero io: mi imponeva di guardare Dallas e poi, il giorno dopo, mi chiedeva quel che era successo.  Io, però, che non conoscevo la storia né i personaggi né, soprattutto, avevo il minimo interesse nelle vicende di petrolieri texani, ero una fonte poco affidabile.
– E poi un tizio col cappello ha detto a una tizia tutta truccata che l’ha tradita.
– Ma…aveva il cappello nero o bianco? Ricordatelo, è importante!
– Boh, ripensandoci forse non aveva il cappello ed suonava la cornamusa. E la tizia non era truccata ma aveva in braccio un procione.
– Ma non ci sono cornamuse e procioni in Dallas!
– Ah, allora forse ho visto Candy Candy.

(La parte di Candy Candy me la sono inventata per rendere ancora più surreale l’aneddoto, come se non bastasse il cambio di persona e il fatto che lo sto spiegando.)