I giuochi da cortile dei bambini sono sempre stati una mia piccola fissazione. Mi è sempre piaciuto confrontarli con altre persone, soprattutto se provenienti da regioni d’Italia differenti dalla mia, e ho rilevato molte differenze, sia come giuochi in sé che come denominazioni che come sfumature delle regole. Ad esempio, quello che io chiamavo L’orologio di Milano fa tic-tac è molto più noto come "Un due tre stella". Suppongo in effetti che a Milano faccia un po’ ridere parlare dell’orologio di Milano. Quale? Ce ne sono così tanti! Milan l’è un gran Milan!
Potrei poi citare giochi come <i>Fulmine, Rialzo, Strega Comanda Colore, Palla Bufalo, La Settimana</i> e tanti altri, ma molti di voi non saprebbero di che parlo o li conoscerebbero con altro nome o con regole leggermente differenti. Magari un’altra volta ne parlerò, se mi capiterà di non avere idee!
L’aspetto che accomuna i giochi è però il fatto che siano fondamentalmente mirati a divertirsi. Non è così ovvio: tutti questi giochi possono essere facilmente aggirati piegando le regole (ovviamente molto generiche) alle proprie necessità. E non si pensi che i bambini non ci arrivassero: semplicemente loro sapevano che lo scopo del gioco era il divertimento, non la vittoria. Altrimenti non sarebbero lì. Voglio dire, sapendo che la sporcellosissima Ambarabacicicocò ha 46 sillabe, non è complicato calcolare subito a chi tocca stare sotto!
Mi è venuta in mente questa considerazione (apparentemente ovvia, ma, per quanto mi riguarda, un piccolo Pinguino nel Salotto) una sera in cui, in una festa popolata da ingegneri, li vidi giocare a Jenga , il gioco in cui bisogna togliere un pezzo dalla base di una costruzione di mattoncini di legno e riporlo in cima ad essa. Ebbene, mi fece molta tristezza vedere come essi si applicassero nel trovare azioni che andassero a loro vantaggio1 e che non fossero esplicitamente vietate nelle regole, tradendo così lo spirito del gioco…e divertendosi assai di meno.
1a volte le affinità tra ingegnieri e avvocati mi sorprendono
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