Passa in TV una puntata della serie animata americana Kim Possible. "Realtà virtuale? No, è più una specie di realtà attuale!". Attuale? Ma che vuol dire? Quando la frase mi suona male, ho imparato un trucchetto: ritraduco come se fossi un inglese che parla italiano maccheronico[1] e ritrovo quello che era in originale. "Actual reality", certo, "realtà vera": ha senso come contrasto rispetto alla realtà virtuale.
Non è la prima volta che mi trovo di fronte ad errori che farebbero impallidire non dico un professore di inglese, ma anche solamente chi mastica la lingua d’Albione un po’ di più di "the cat is on the table", e mi son messo a ragionarci sopra.
I telefilm e le serie animate sono i media più massacrati da traduttori incompetenti: sembra ovvio che la versione in italiano non venga affidata a professionisti del ramo, essendo considerata un lavoro quasi elementare sui cui costi si può tagliare. Si prende quindi qualcuno a caso un po’ scarico di lavoro, oppure qualche consulente con i conoscenti giusti:
– Lo sai l’inglese?
– Certo! (chi nega di sapere l’inglese, ormai?)
– E allora traduci questo!
Non si tratta solo di prodotti televisivi; anche nei fumetti a volte si trovano alcuni orrori (ma sempre con meno frequenza, va detto, almeno per quanto riguarda l’inglese[2]) per non parlare della letteratura "di consumo". Un pochino meglio va per i film distribuiti al cinema mentre l’alta letteratura di solito ha il privilegio di professionisti molto bravi. Non si affidano Hemingway, Dickens e Capote al fratello del cognato del direttore che dice di aver passato tre mesi a Detroit. Inoltre, il settore dell’animazione giapponese moderna affianca due figure (il traduttore e l’adattatore) la cui combinazione fornisce quasi sempre prodotti di qualità molto alta. Dev’essere una sorta di vendetta karmica per tutte quelle serie storiche i cui dialoghi erano inventati o quasi. "Hiroshi, devo dirti la verità. Tu sei come Superman!"[3]
Non entrerò nel merito della qualità letteraria della traduzione, anche se guardando i telefilm in inglese mi rendo conto di come i dialoghi di Buffy the Vampire Slayer, di West Wing o di Ally McBeal risultino appiattiti, ma mi limiterò a trattare gli errori oggettivi. Essi sostanzialmente sono di due tipi:
Sviste: traduzioni frettolose dovute ad una combinazione di scarsa conoscenza della lingua e poca voglia di controllare la coerenza fattuale. La maggior parte derivano dai cosiddetti "false friends", parole che ricordano un equivalente in italiano ma in realtà significano tutt’altro. L’esempio sopra citato di "realtà attuale" è ottimo, ma estremamente comune (quasi la prassi) è anche tradurre "silicon" con "silicone" e "nitrogen" con "nitrogeno". Il silicone esiste, ma viene usato per le zinne finte invece che per i transistor, i quali sono fatto di silicio (la traduzione corretta). Il nitrogeno invece è una versione terribilmente obsoleta per il più comune "azoto". Frequente è anche "sensitive" tradotto con "sensitivo" invece che con "sensibile", mentre si trovano meno di frequente "fattoria" per "factory" o, dal francese, "tutto il mondo" per "tout le monde".
Cappelle: si tratta di traduzioni completamente errate, in cui il traduttore si rende conto che c’è qualcosa che non va ma non riesce a districare il senso, e allora si butta un po’ a caso. Quasi tutti coloro che conoscono l’inglese ne hanno colta almeno una. Citiamone qualcuna.
–Futurama, puntata 3×01, "La macchina satanica". Il robot Bender viene colpito da una specie di licantropia che nelle notti di luna piena lo trasforma in una "auto-che-era". Eh? Col solito trucco della traduzione inversa maccheronica, otteniamo "were-car". "Werewolf" e’ il lupo mannaro, una "were-car" e’ una "macchina mannara". Insomma, ho visto giochi di parole piu’ difficili da intuire e tradurre!
– Buffy the vampire slayer, puntata "The wish". Il capo dei vampiri, il cosiddetto "Maestro" (gia’ brutta traduzione di per sé di "Master", ma non è questo il punto), pare abbia dei gusti un po’ fru-fru. Infatti ad un certo punto un personaggio proclama: "il Maestro rosa"[4]. Col procedimento usuale, otteniamo "Master rose". Quando a scuola hanno spiegato il paradigma di "to rise" (alzarsi, levarsi) il traduttore doveva essere assente: "Il maestro si è levato".
– Wolverine: nel fumetto Wolverine 20-21, Play Press degli anni d’oro, si leggeva il dialogo: "Quel porco della Guinea, Roughouse, è sopravissuto?". La Guinea è un paese dalla fauna piuttosto interessante, e probabilmente qualche specie di maiale c’è. Peccato che il "Guinea pig" non sia altro che una piccola, tenera, sfigatissima cavia da laboratorio.
– La città di Tantras, di Richard Awlison. Quand’ero giovane avevo il vizio di leggere romanzetti fantasy, scritti male e tradotti peggio. In uno di questi un chierico che aveva perso i suoi poteri incontra degli zombi. Dommage! "Avrebbe voluto avere ancora la facolta’ di trasformarsi in quelle orribili creature.". Chiunque abbia esperienza coi logori stereotipi del fantasy e dei giochi di ruolo sa bene che i chierici hanno il potere di "scacciare i non-morti", (un’estensione del concetto di esorcismo), cosa che in inglese suona come "turn undead". Di lì a "turn into an undead" (trasformarsi in un non morto) il passo è breve, almeno secondo la fantasia del nostro provetto anglicista.
Un piccolo mondo a parte è infine dato dai giochi di parole intraducibili e tradotti letteralmente o quasi, cosa che genera un po’ di straniamento ma sulla quale non mi sento di infierire. In questi casi, o si inventa qualcosa di completamente diverso o si lascia stare, traducendo letteralmente e perdendo l’effetto comico. Ad esempio, in una puntata della V stagione dei Simpsons, Homer mentre guida investe una statua di un cervo. Dialogo:
Homer: D’oh!
Marge: Un cervo!
Lisa: Un cervo femmina!
Il che non ha nulla di male, ma non si capisce dove stia il senso o la battuta. Rivedendolo in inglese ho colto:
Homer: D’oh!
Marge: A deer!
Lisa: A female deer!
Suona qualche campanello? Si tratta dell’omofono del primo verso della canzone delle note nel film Tutti insieme appassionatamente in inglese (The Sound of music): "Doe, a deer, a female deer", che in italiano è "Do se do una cosa a te". Assolutamente impossibile tradurlo, ma sospetto che Tonino Accolla (il traduttore/adattatore/direttore del doppiaggio/doppiatore) non abbia nemmeno lontanamente intuito la citazione.
Un esempio minore l’ho individuato nel film di Wallace and Gromit. Due cani litigano e volano con degli aeroplanini da giostra, sulla quale c’è scritto "Combattimento di cani". In inglese, "dogfight" significa anche "combattimento aereo". Ma questi sono solo alcuni piccoli esempi. Sono convinto che ognuno, lì fuori, abbia una sua cappella preferita. Vero? [5]
[1] Però il termine "maccheronico" mi suona bene solo per gli italiani che parlano male le lingue straniere, non viceversa. Per gli inglesi si potrebbe dire "pudding italian", o "porridge italian" (hanno qualche altro cibo?)
[2] Ho dei forti dubbi sulle traduzioni dei manga, ma a parte difetti macroscopici come l"Aula di gastronomia" in 20th Century Boys è assai difficile capire dove ci siano errori veri e propri.
[3] Così viene liquidato il momento più drammatico di Jeeg Robot d’acciaio, la scena in cui il padre di Hiroshi rivela al figlio che è stato trasformato in un cyborg.
[4] Oh, non che ci sia qualcosa di male! Il rosa e il viola sono i miei colori preferiti.
[5] Lo so che mi sto esponendo a battutacce da caserma, quindi fate i bravi!
12 Comments »
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Ti segnalo fra le battute riadattate quella di Scemo e Piu` Scemo
– Pull Over!
– It’s a Cardigan!
tradotta con
– Accosti!
– E` liscio!
Oppure in Hollywood Part quella completamente stravolta
– You messhugah! (che vuol dire pazzo in ebraico)
– I am not your sugar
che diventa
– Protettore di vacche!
– Come sta sua sorella?
Comment di Carlo • 13 Marzo 2006 16:59
La battuta nel grazioso ed educato film con Jim Carrey la ricordavo anch’io, mentre quella di Hollywood Party la ignoravo. Si tratta comunque di due esempi della parte che non ho approfondito, cioe’ delle batttute reinventate. Sono le meno divertenti! :)
Comment di xx • 15 Marzo 2006 11:03
su Linus fanno spesso errori di questo tipo…
una volta in copertina hanno tradotto “vicious dog” con “cane vizioso”… O_o
Comment di golosino • 15 Marzo 2006 12:19
Uscendo dall’ambito narrativa e cinema per sconfinare nel sempre apprezzato aziendalese, fonte di deliziosi obbrobri, un vero classico e’ “consistent” tradotto come consistente invece di coerente. The system must be consistent with the agreed design: il sistema deve essere consistente con il disegno approvato, ma certo, non e’ forse lampante?
E poi “to pretend” reso come pretendere invece che fingere, the pretender come il pretendente. Questo e’ particolarmente usato da italiani che risiedono all’estero da un po’, assieme a “fa senso” (it makes sense)
Comment di MCP • 17 Marzo 2006 23:31
Beh… vogliamo parlare dell’orrido “esaustivo” che “traduce” (ormai per chiunque… una volta almeno era appannaggio dei soli ingegneri… ) “exhaustive” (=esauriente)?
Comment di Botty • 20 Marzo 2006 09:07
Gli errori fatti in ambito di lavoro pero’ li trovo piu’ perdonabili: sono commessi da persone che, anche se si piccano si sapere l’inglese, non hanno questa skill come attivita’ primaria, e anche perche’ gli errori da voi citati sono ormai talmente diffusi che le parole in questione hanno quasi assunto quel significato. “Pretendere” ormai significa anche “fingere”, ma “silicone” non significa “silicio”!
Comment di xx • 20 Marzo 2006 14:55
Be’, “pretendere” ha in effetti anche in italiano un significato (di uso molto frequente) che rientra nel campo semantico con cui lo usano gli inglesi. E’ precisamente l’accezione 4 dello Zingarelli: “Voler far credere, sostenere per forza: pretende che Omero non sia mai esistito”. Ovviamente il più tipico significato anglofono estremizza il discorso, arrivando a rappresentare una vera e propria recita.
“Consistente” significa anche “coerente”: è solo un’accezione più letteraria. E’ vero che chi lo traduce letteralmente dall’inglese non lo sa e ci azzecca per caso, ma comunque non è un falso amico, è un amico dotto.
Infine, “esaustivo” è un corretto sinonimo di “esauriente” anche in italiano (io gli darei una sfumatura di minor completezza, ma solo perché “esauriente” è più assolutistico). E’ in uso dal 1942 e ci viene dal francese “exhaustif”, non dall’inglese. La matrice è peraltro identica per tutte le versioni (il verbo latino “exhaurio, haesi, haustum, ire”)
Comment di Kumagoro • 20 Marzo 2006 18:08
Oooohhhh… mi batto il capo e mi cospargo il petto di cenere… Vedi che c’e` sempre da imparare!!! Grassie!! :)
Comment di Botty • 21 Marzo 2006 09:45
Benkyo! (quanti anni erano che non lo dicevo?)
Comment di xx • 21 Marzo 2006 10:59
Ah che bell’articolo che ho scritto quattro anni fa! Bravo, Luca!
Comment di xx • 7 Maggio 2010 15:04
Applausi ancor oggi!
Comment di Botty • 7 Maggio 2010 15:34
Chapeau!
Comment di コテキノ • 7 Maggio 2010 16:00