Dopo la pipa e la barzelletta pelosa, a voi un’altra barzelletta orrenda. Anch’essa proviene da qualche momento oscuro della mia infanzia, ma purtroppo non riesco a ricordarne il responsabile; ho qualche sospetto sull’amico sassellino Marco B., detto Il pamparotto, ma non potrei giurarlo. Ma ora si spengano le luci, si zittiscano i cellulari e si ascolti attentamente “Il pappagallo insolente“.
Allora, c’è una signora che va a comprare un pappagallo. Il negoziante le dice: “Stia attenta, signora, che questo pappagallo ripete tutto quello che sente”. “No, va bene, va bene, non c’è problema”. Mentre lo porta a casa dal negozio, si mette a piovere e un signore che passava di lì dice “Minchia, piove!”. Poco dopo incrociano un tizio con un carro trainato da un cavallo che ad un certo punto crolla dalla fatica. Un passante suggerisce al padrone del cavallo: “Schiacciagli le palle che si rialza!”
Però , una volta a casa, il pappagallo continua a stare muto, tanto che la signora si preoccupa e decide di farlo benedire. Chiama il prete che viene a casa della signora e cosparge l’uccello di acqua santa, al che il pappagallo esclama: “Minchia, piove!”. Il prete allora sviene e il pappagallo dice “Schiacciagli le balle che si rialza”.
Appena smettete di ridere analizziamo la storiella. Nel frattempo canticchio un po’.
Firulì, firulà. Lallallerò lallallà. Puffa una canzon.
Su, ora basta ridere! L’introduzione della barzelletta è debole, manca della verve necessaria ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore. Mi è stata raccontata così, ma si potrebbe aggiungere qualche dettaglio. Ad esempio, potrebbe essere un pappagallo in svendita perché troppo insolente. Oppure la signora potrebbe cercare qualcosa di economico e gli viene rifilato quello. E’ invece ovvio che uno compra un pappagallo perché parla (almeno, nel mondo delle barzellette). A che serve quindi l’avviso del pappagallivendolo?
Della seconda scena, quella del tragitto verso casa, mi piace la scena del cavallo sfiancato, a metà strada tra Tex (“Ehi amigo, schiaccia le palle a quel mustang!”) e Cuore (“Vedi, Enrico, i patrioti del Risorgimento soffrirono molto più di quel cavallo, ma il nobile sentimento dell’Italia Unita fece come se venissero loro schiacciate le palle”), e apprezzo del senso pratico del passante che non si fa i cazzi suoi. Visto che pioveva, però, il cavallo poteva essersi rinfrescato.
L’apoteosi dell’imbecillità sta nella terza scena. Il pappagallo non parla, e la signora che fa? Lo riporta indietro al negozio? Si rivolge ad un veterinario? Tenta qualche tecnica logopedistica? Ne è felice perché non le rompe i marroni? No, niente di tutto questo: chiama un prete! Alla faccia dell’oscurantismo!Il personaggio del prete forse è ancora più surreale di quello della signora o del pappagallo: un uomo di chiesa che evidentemente non ha di meglio da fare che accorrere a benedire pappagalli che non parlano, usando per di più l’acqua santa (la cosa tra l’altro mi puzza un po’ di blasfemo…) e che soprattutto sviene quando sente una parolaccia. Io amo quest’uomo, lo voglio come zio!
Il difetto primario della barzelletta sta a questo punto nel finale: lo svenimento del prete crea una situazione surreale, e la prima frase pronunciata dal pappagallo prelude al finale in modo troppo plateale, e quindi il climax è anticipato. Una delle regole di base delle barzellette è che il finale deve essere in crescendo. E’ come se ne finale della barzelletta del Fantasma Formaggino si aggiungesse: “E il fantasma rimase con un palmo di naso”. Una chiusura in calare deve essere tagliata e se non è possibile, come nel caso della barzelletta oggetto dell’analisi, allora è un’antibarzelletta. Insomma, per che cacchio ridevate prima?
13 Comments »
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Cavoli xx, ma che voglia c’hai di analizzare per iscritto le barzellette?? O_o
comunque bella critica, molto professionale.
Hai mai pensato di insegnare?? :p
Baci M.
Comment di mela • 3 Maggio 2007 11:46
porc, questa è davvero orrenda.
Parola di Gheddafi
Comment di golosino • 3 Maggio 2007 11:52
Dubito che ci siano corsi di Critica di barzellette brutte, ma nel caso farei un figurone!
Più seriamente: sì, in tanti mi hanno detto che sono piuttosto portato per l’insegnamento, ma per ora continuo a fare il Senior Siebel Consultant.
Comment di xx • 3 Maggio 2007 11:53
Critica di barzellette brutte era fra gli opzionali, nel mio corso di laurea. ma io ho scelto Tecniche avanzate del pisolino.
Comment di golosino • 3 Maggio 2007 12:20
…gia` dire Senior Siebel Consultant e` una bella soddisfazione, mica come dire “sono un insegnante”! :p
cmq qualora siebel fallisca, pensaci…ti ci vedo come Proff. XX!
saresti idolatrato se facessi fare critica di barzellette/fumetti/cimena/animazione ai tuoi discepoli! :P
Comment di mela • 3 Maggio 2007 13:45
Ce l’avessi avuto un prof cosi`!!! :-)
(scusate la latitanza – anche se so che nessuno si era preoccupato, cattivi ;-p – e` che sono un po’ incasinato….)
PS: @golo: ci potrebbe essere una relazione tra introito etilico e qualita` delle barzellette… (si vede che mi manca il covo?)
Comment di Botty • 3 Maggio 2007 15:21
cioè, più bevi migliori sono le barzellette? o più bevi e più divertenti ti sembrano le barzellette (io sono per questa seconda ipotesi)?
Comment di golosino • 3 Maggio 2007 15:27
Dato che viviamo in una società in cui apparire è essere, le due ipotesi coincidono.
Bentornato Botty, ho visto che sei stato in Texas. Anche lì le mucche mangiano birra?
Comment di xx • 3 Maggio 2007 15:30
Io, veramente, pensavo al degradarsi della qualita` delle barzellette che racconti, e che, parallelamente, ti sembrano sempre piu` splendide (avvalorando la seconda ipotesi di golo).
@XX: sai che non sei mica il primo che parla del Texas nei miei confronti? Io stesso (per vari motivi) mi ero menzionato ieri come potenziale texano… Com’e` ‘sta storia?
Comunque, non so… pero` mi risulta che tra la Bud e la Asahi (gusto personale, naturalmente) la Asahi stravince, quindi la mucca di Kobe resta in testa!:-)
Comment di Botty • 3 Maggio 2007 16:18
tentare di raccontare una barzelletta da ubriaco può rivelarsi davvero difficile. ma tanto, alla fine, ridi lo stesso.
Comment di golosino • 3 Maggio 2007 16:28
… tra le facce attonite degli astanti… :-D
Comment di Botty • 3 Maggio 2007 16:42
Luca: non fare l’insegnante. Gli insegnanti non hanno ferie a scelta, e non possono andare ad Annecy (né in nessun altro evento che si tenga in mesi che non siano luglio e agosto o durante le feste comandate).
Le mucche di Kobe non bevono la birra Asahi, la producono.
Comment di Kumagoro • 3 Maggio 2007 17:47
No, loro producono la Kirin (Ichiban). La Asahi (Dry e non) viene prodotta dalla Yakuza (e bevuta dai bonzi). (dannazione, mi si sta abbassando la media logorrea)
Comment di kotekino • 3 Maggio 2007 18:49