Se gli sguardi potessero uccidere, io sarei morto il 15 ottobre 1993.
Il giorno precedente a questa fatidica data Paolo Mantovani, storico presidente della Sampdoria, lasciò questo mondo. De mortuis nihil nisi bonum, questo lo so bene, ma quel giorno il bombardamento su quanto quel signore fosse un Grande Uomo e avesse compiuto Grandi Opere era insopportabile, soprattutto a Genova, che spesso si dimostra una città molto provinciale. Intendiamoci, io non ho mai conosciuto personalmente Paolo Mantovani e poteva benissimo essere una bravissima persona; però era un personaggio pubblico coinvolto nel mondo del calcio, mondo che ora come allora mi fa ribrezzo, e in quanto tale non era una persona che poteva essermi simpatica. Quindi, dopo mezza giornata che il mio amico Dr. Deejay mi bombardava sulle virtù di Mantovani, di fronte all’edicola alle fine di Viale Benedetto XV sono sbottato in un perentorio”Mantovani era un buffone!”. Un signore che passava di lì si volto di scatto, esclamo “Ehp!” e la sua espressione, sulle prime di pura sorpresa, si mutò rapidamente in un ghigno di profondo odio. Saggiamente, fischiettai e mi allontanai prima di essere linciato.
Da questa esperienza ho imparato tre cose:
a) Fischiettare la canzone dei Puffi è un salvacondotto senza pari.
b) L’edicola al fondo di Viale Benedetto XV a Genova è un posto pericoloso.
c) Mantovani era un buffone.