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Per i ritardatari
Mi do da fare
Sono alla moda e tuitto
Ma tu, che lavoro fai?

Ai bambini si insegna che i grandi fanno sempre lavori dal significato lampante e facilmente definibile: il postino, l’insegnante, l’operaio, il fruttivendolo, il cameriere. La realtà è che nel terziario avanzato (arretrato?) in cui sempre più gente è impiegata, le definizioni dei lavori risultano sempre più complesse ed oscure, tanto più che spesso si utilizza l’inglese per ottenere qualcosa che suoni meglio e magari anche solo per pigrizia. Non è quindi così strano chiedere a qualcuno di cosa si occupa e sentirsi rispondere "Sono Deputy Human Resources Staff Manager…però junior!". Ah, e sticazzi!

Per quanto mi riguarda, col tempo ho imparato a valutare la conoscenza dell’ambiente del lavoro che svolgo nelle persone con cui mi relaziono, e in base ad essa so fornire una versione più o meno semplificata.
Il mio job title è Senior Siebel consultant, ma solo chi sa cos’è un consulente, cosa significa senior in questo settore e soprattutto che cacchio è Siebel può capirlo. Non sono in tanti.
A chi lavora nell’informatica nel settore della system integration dico che sono un consulente che si occupa di progetti CRM.
Per chi conosce il mondo dell’informatica ma è a digiuno di processi di grandi aziende, la mia risposta è che mi occupo di customizzare software per relazioni con i clienti.
Per chi ha una conoscenza meno precisa di questo mondo mi limito a proporre un più sintetico analista programmatore.
Se ritengo che l’affermazione precedente possa indurre in confusione chi non ha idea di cosa faccia un analista, dico che sono un informatico, cosa che richiede però di conoscere l’esistenza di un settore lavorativo che si occupa professionalmente di informatica.
Ho quindi introdotto il livello più basso, quello che uso quando sospetto che il mio interlocutore, per età, cultura o attitudine, sia lontanissimo dalla mia occupazione: "lavoro con i computer".

Pensavo che tutto questo fosse sufficiente. E invece no. Qualche anno fa, non l’altro ieri ma già nel terzo millennio, mi trovavo in ospedale a trovare mio nonno. Facendo quattro chiacchiere col vicino di letto e i suoi parenti, tutti contadini dell’entroterra ligure, mi son sentito porre la domanda fatidica. Mi è sembrato opportuno tuffarmi subito sull’ultimo livello, ma ho sorprendentemente ottenuto una serie di sguardi perplessi: dalle frasi che sono seguite ho capito quei signori non sapevano cosa fosse un computer. La cosa mi ha sconvolto: dannazione, non dico possederne uno o saperlo usare, ma i computer si vedono ovunque, in tv, nei negozi, in banca, in posta! Probabilmente esistono ancora delle sacche di ignoranza di cui non mi rendo conto. Oppure do per scontato che le basi del mio mondo quotidiano siano conoscenza comune, come magari un formaggiaro si stupirebbe del fatto che non so distinguere al volo un pecorino sardo da uno toscano. Comunque, alla fine siamo riusciti a capirci stabilendo che i computer sono "quelle televisioni con la macchina da scrivere davanti".
– E lei lavora con quegli affari?
– Eh sì.
– Ah.
Probabilmente avrebbero voluto rispondere: "Che lavoro del cazzo!". Più di quanto immaginiate, avrei ribattuto io.

Misteri della vita XLVII

 A dire il vero questo è uno dei tipici argomenti sui quali converrebbe non farsi domande, ma mi son chiesto la cosa e ho un pubblico che non vede l’ora di dissipare i miei dubbi. Vedremo se mi pentirò di aver svegliato il can che dorme.

Parliamo del bollo auto. Non tutti lo pagano, io stesso ho recuperato due anni di mora su quello della motoretta solo per poterla vendere, e non sono certo di essermi ricordato di farlo quest’anno per la mia automobile. D’altronde si sa che la gestione dei bolli è completamente informatizzata, e individuare chi ha pagato e chi è moroso è immediato.  Perché questi ultimi non vengono perseguiti? La solita inerzia delle amministrazioni? O c’è qualcosa di giuridico o magari politico sotto?

 

Perché tutte hanno il ragazzo e io no?

Perché tutte hanno un ragazzo e io no?No, non sono diventato all’improvviso uomosessuale. E’ una recensione! Davvero!
Partiamo dal principio. In estate, in vacanza, tradizionalmente leggo parecchio. Di solito mi porto dietro almeno un classico voluminoso, un saggio di qualche genere, un paio di libri "normali" e poi qualche cosa di svago totale. Quest’anno, in dieci giorni di Grecia, mi sono sciroppato I Buddenbrook di Thoman Mann, La Morfologia della Fiaba di Propp, Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, Zazie nel metrò di Raymond Queneau, il Harry Potter e il Principe Mezzosangue e, ultimo ma non meno importante, il libro scritto da Cathy Hopkins citato nel titolo e la cui copertina vedete campeggiare qua a fianco.
Il libro è parte di una collana di romanzi per ragazzine sui 13-14 anni pubblicato da Mondadori, collana evidentemente di successo: il volume in questione è addirittura il 98, e  segue altri capolavori come Se io sono Giulietta e tu Romeo cosa aspetti a baciarmi?Ti odio, Alison Ashley! o ancora Mio fratello che rottura, mia sorella che sciagiura. Sono certo che, esattamente come me, avete immaginato Troy McLure prounciare quei titoli. [1] Perché tutte hanno il ragazzo e io no? è ambientato in Gran Bretagna, e, scorrendo i titoli, direi che l’intera serie è composta da libri inglesi [2]: sapete bene quello che penso degli inglesi. Figuriamoci delle loro figliolette nell’età più rompiballe!

Ma addentriamoci nelle viscere della complessa trama del libro.
Lucy è una ragazzina di 14 anni che non ha il ragazzo. "Lo avevamo già capito dal titolo, imbecille!" direte voi. Un attimo, dirò io.

Un attimo (ecco, l’ho detto). È single per sua scelta: infatti c’è il fratello della sua amica Nesta (sì, si chiama proprio così. Probabilmene si infortuna ogni quattro anni anche lei), il ganzissimo Tony, che le viene dietro, ma lei lo tiene sulla corda. E ce lo tiene per i nove lunghissimi mesi dell’anno scolastico! Poi, finita la scuola, decide che questo povero disgraziato ne ha avuto abbastanza, e decide di fargli la grazia. Se non che il buon Tony, meglio tardi che mai, si è rotto i marroni di questa stronzetta e decide di mettersi con un’altra, Giorgia la topona. Un plauso a Tony. Tragedia! E adesso Lucy come fa? Le sue amiche hanno tutte il ragazzo: la già citata Nesta, la gnocca della compagnia (eh, è una famiglia di gente fica!), sta con un universitario, l’intellettuale TJ sta con Simon e Izzie sta con Ben. E le amiche sono prese da questi energumeni, che disastro! Sarà l’estate più terribile di tutta la mia vita! [4].
Ma ecco che succede qualcosa (beh, siamo solo a pagina 30, qualcosa dovrà pur succedere). Coinvolta dal papà, Lucy finisce a fare un weekend new age. Tra disastrose meditazioni, biscotti di segale che sanno di cartone, psicologia di terz’ordine e tanta piogga, finisce per incontrare un ragazzo: il meraviglioso Daniel. Ah, quant’è fico Daniel! Non solo è alto e carino, non solo bacia benissimo ed è premuroso, ma è persino interessato alla moda, il grande sogno nel cassetto della piccola Lucy! Di colpo è diventata l’estate più bella della sua vita! Putroppo non tutto può andare per il verso giusto: Daniel pare non andare molto d’accordo con Izzie, TJ e Nesta. Ah, evidentemente erano felici di sentirsi superiori a lei, eh! E come se non bastasse osano anche dire che Daniel è ossessivo, che soffoca Lucy con la sua personalità. Ok, la costringe a bere caffé perché è la bevanda che si sorbisce a Milano (sic) anche se a Lucy non piace. E si è messo a seguirla per vedere dove va. E le ha criticato i vestiti che lei ha confezionato perché non sono simili ai suoi. E le ha fatto una scenata perché una volta lei ha incontrato per caso Tony. Beh, sì, ripensandoci Daniel è un bel pezzo di merda. Meglio lasciarlo. Intanto anche le altre non è che vadano così bene! Izzie si è lasciata con Ben e, udite udite, la strapatata Nesta è stata mollata dal suo universitario (che avrà trovato carne più fresca. A quindici anni ormai sono andate). Mettersi con Tony, anche lui di nuovo single? Mah, quasi quasi…e invece no. Meglio dedicarsi alle amiche.

Ma insomma, qual è la risposta alla domanda del titolo? Beh, direi proprio che sia quella che tutti i maschietti hanno pensato subito:  "Perché non la dai a nessuno, stronza!"

[1] Dev’esserci però lo zampino del famigerato traduttori di titoli di film, il responsabile di "Se mi lasci di cancello" o "Prima ti sposo, poi ti rovino". Il titolo originale è un più innocuo "Mates, dates and sole survivor".

[2] Peraltro questo volume ha una buona traduzione, opera di Egle Costantino.

[3] Ehi, questo è realistico! Le più carine del liceo stavano sempre con tipi più grandi. Salvo poi scoprire, quando cresci, che quelli che stanno con le liceali di solito sono dei babbi di minchia.

[4] Oh, scusate, mi sono immedesimato troppo.

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