Perché gli specchi scambiano la destra con la sinistra ma non l’alto con in basso?
L’umanità è in continuo progresso sotto molto aspetti, ma ci sono alcuni di essi che sono sostanzialmente fermi. L’aspetto paradossale è che l’obsolescenza di essi è dovuta al fatto che, quando sono stati ottenuti, erano talmente rivoluzionari e fondamentali che l’idea di metterci mano, anche in termini di progresso, è paradossalmente considerata reazionaria.
Il miglior esempio è il principio di democrazia rappresentativa con suffragio universale. Non è una novità che la democrazia non funzioni, Churchill stesso diceva che è la peggior forma di governo con l’eccezione di tutte le altre (vabbè, Churchill era un vecchio trombone anche da giovane, lasciamolo stare). Eppure nessun politico, di nessun schieramento, oserebbe mettere in dubbio l’importanza del principio per il quale tutti hanno diritto ad un voto, uguale per tutti. Ho l’impressione che la ricerca filosofica sulla questione sia ferma, mentre in matematica si fa qualcosa in Teoria dei Giochi ma senza mettere in dubbio le fondamenta dell’idea di "governo del popolo".
Si sente spesso dire che si utilizza la democrazia solo perché non si è trovato nulla di meglio. Ma esiste qualcosa di meglio? Mi pare ovvio. Partiamo da una semplice verità: il principio di una testa, un voto è sbagliato e controproducente. Non tutti sono informati allo stesso modo sui fatti e hanno la stessa intelligenza, e quindi ogni opinione ha valore differente. Vi pare antidemocratico? Certo, lo è per definizione! Vi pare irrealizzabile? Forse. È difficilissimo capire il peso da dare all’opinione di chicchessia, ma ci si può lavorare sopra. La soluzione più semplice, ad esempio, è di dare diritto di voto solo a chi ha studiato o ha passato un certo esame. Corollario a questo principio è che l’istruzione deve essere assolutamente gratuita, accessibile ed efficiente.
Ma questa è solamente una proposta come ce ne possono essere tante altre, e può essere sensata o meno. L’importante è parlarne: quello che mi preoccupa è che la democrazia è vista come un punto di arrivo e non una fase della Storia dell’Umanità.
Quand’ero alle elementari, notai che al mattino è una sofferenza doversi alzare dal letto. Ci vuole ben poco spirito di osservazione per capire che godimento sia rimanere tra le coltri, soprattutto in inverno quando fuori fa freddo ed incombe la scuola, mentre sotto le coperte c’è un delizioso calduccio. E la promessa del latte col Nesquik della colazione era ben poco stimolo ad alzarsi. Rilevavo anche che di domenica, ai miei tempi unico giorno festivo, la situazione non si riproponeva semplicemente perché il meccanismo di risveglio era differente. La mia deduzione, quasi sillogistica, era la seguente: avrei dovuto riprodurre di domenica le condizioni di un giorno feriale, e l’azione più semplice era puntare la sveglia alle sette e un quarto.
Ero in un aeroporto, e stavo per partire, ma non trovavo più la mia valigia. Quand’ecco che un altoparlante fa il tipico "plin-plon" per attirare l’attenzione, più e più volte. Ma no,non è un altoparlante…è una sveglia. Apro un occhio e vedo mia sorella che spegne la sveglia imprecando contro chi ha avuto la pessima idea di attivarla di domenica. Ah, e ovviamente non ho goduto per nulla.
Per chi ama le storia colla morale a tutti i costi, questa può essere interpretata come una metafora contro la droga: non cercate paradisi artificiali, o almeno non cercateli la domenica alle sette e un quarto.
Eppure, in effetti, conosco una barzelletta peggiore della pipa e del bocchino. Signore e signori, mettetevi comodi, ve la racconto come la raccontò Simone G. a metà anni ’80, in una memorabile estate a Sassello.
C’è una signora che va sempre in giro senza mutande e ha un cane che si chiama "Comè". Un giorno non riesce a trovare Comè e così gira per la città gridando "Comè? Comè?", ma non lo trova. Alla fine, visto che non lo trova, si mette sopra un tombino a gambe larghe e dice "Comè?" e il tizio che era dentro il tombino: (ammiccando) "Pelosa!"
Analizziamo i vari elementi improbabili della barzelletta:
1) Primo e più importante, "Comè" è un nome irrealistico per un cane (o per qualunque cosa che possa avere un nome), tanto che appare evidente che ci sarà un calembour con l’espressione omofona "com’è". Le premesse quindi vengono poste su basi troppo fragili, già contaminate dalla previsione di ciò che accadrà.
2) Donne che vanno in giro senza mutande ce ne sono, magari ce ne sono di meno che vanno in giro senza mutande indossando la gonna (cosa che è implicita nella meccanica del tombino). A parziale discolpa della storiella, forse la versione originale prevedeva che il cane scappasse mentre, ad esempio, la padrona di Comè faceva la doccia, e quindi la sventurata era costratta ad uscire con l’accappatoio. Però a me Simone l’ha raccontata così.
3) Non si capisce perché Comè dovesse essere andato proprio in un tombino, ma si può immaginare che chi cerca un animale ed è disperato perché non lo trova, possa andare a guardare anche nei posti più improbabili. Anche qui, se io fossi l’autore di questa barzelletta, giustificherei la presenza con qualche espediente: ad esempio, Comè che abbaia dal sottosuolo. Simone era uno scout convinto, forse era troppo impegnato ad arrostire toffolette per considerare queste finezze. In ogni caso nessuno, dovendo guardare in un tombino, si mette sopra a gambe larghe, ma osserva da un lato, magari chinandosi. La posa innaturale è un particolare grottesco.
4) L’omino dentro il tombino. È tanto un luogo comune quanto è improbabile che dentro un tombino ci sia qualcuno, soprattutto in Italia dove sono molto rare le gallerie sotterranee e i tombini di solito sono solo dei pozzetti. Tuttavia, i cliché per definizione sono errati ma accettabili dal punto di vista della percezione comune: tutto questo non va a gloria dell’autore della barzelletta, ma concedo che non sia considerato assurdo.
5) Infine, l’immancabile aspetto pruriginoso. In questo caso mi ha sempre lasciato perplesso il fatto che, implicitamente, l’omino del tombino esprimesse apprezzamento perché la vulva di cui gode la visione sia "pelosa". I comuni canoni estetici prevedono che un eccesso di, ehm, "boschetto" sia disdicevole, anche se la depilazione completa non piace a molti. La mia ipotesi, a questo proposito, deriva dal fatto che la barzelletta mi sia stata raccontata quando avevo intorno ai 10 anni, e a quei tempi la peluria pubica rappresenta una caratteristica di cui si è privi, e, in quanto tale, desiderabile. Oppure i canoni estetici del 1984 erano differenti, o ancora l’autore della barzelletta credeva nel detto "donna peluta, sempre piaciuta".
6) E, ovviamente, la barzelletta non fa ridere nemmeno di striscio. Ma questo lo davo per scontato.
Sappiate quindi che quando qualche mio conoscente, in vena di giovanilismo, mi apostrofa con "Com’è?" per dire "Come va?" io rispondo immancabilmente: "Pelosa".
Ammazza che titolo nerd!
Ehi, signori spammer! Sappiate che:
a) Ho il pene corto e flaccido, ma va benissimo così. Davvero!
b) Non dubito che il poker online mi possa procurare infiniti danari, ma così mi perdo il divertimento nel vedere lo smacco nelle facce degli avversari. È quindi con rimpianto che mi vedo costretto declinare l’offerta.
c) Sono assolutamente convinto che sia un’ottima idea prestarvi i miei soldi per gli affaroni in Nigeria, Svizzera e Russia. Purtroppo ho pochi soldi da parte e preferisco tenerli per altri progetti, sicuramente meno remunerativi ma di maggior importanza per me. "Che stronzo!" vi sento dire. Eh sì, lo dice anche il mio consulente finanziario.
d) I consigli sui siti pornografici da visitare sarebbero i benvenuti, se non che di quel materiale ne ho in sovrabbondanza, e, giuro, tutto di primissima qualità. E poi sto cercando di smettere.
Lo so, sono incontentabile. Leggo la delusione nei vostri volti, ma spero che sarete abbastanza maturi da affrontare la situazione, e quindi d’ora in poi potete risparmarvi la fatica di inviarmi le vostre succose proposte. Scusatemi ancora.
No, eh? Vabbè, però bisogna sempre provare le vie diplomatiche. Poi, quando non funzionano, si dichiara guerra. Vai di antispam!
Sono uno dei pilastri della società italiana, si trovano in città grandi e piccolo e sono immutabili ai tempi che cambiano: sto parlando dei giovinastri.
Ai miei tempi il loro luogo di aggregazione prediletto era costituito dalle sale giochi, ove potevano stazionare, cazzeggiare, fumare di nascosto dai genitori e dagli insegnanti, infastidire l’occasionale ragazzetto sfigato e a volte persino giuocare ai videogames. Ora, alas, le sale giochi non esistono quasi più, soppiantate dalle consolle domestiche.
E allora, dove si riunisce la teppa giovanile del tardo 2006? Dev’essere un luogo al chiuso (i giovinastri hanno la salute delicata), con tanta gente che passa e con qualcosa con un minimo di attrattiva per i ragazzi. Mi pare che in città questo ruolo possa essere assunto dai centro commerciali, mentre in provincia, forse, dai soliti bar o magari dagli oratori. Ma non c’è di meglio? Poveri bulletti, che vita grama!