Un giorno, quando avrò avuto sette o otto anni, comprai un sacchetto di patatine da Petronio, uno dei due bar della zona di Alassio dove bazzicavo, dalle parti del negozio di mia nonna. La scelta di andare da Petronio o da Bombelli (l’altro bar) per fare merenda era sempre lancinante, ma in questo caso era stata facile. Infatti da petronio avevo scorto una confezione di patatine sulla quale uno strillone strillava “Grande sorpresa dentro!”, curiosamente senza fare riferimento a un brand particolare: le patatine, ora come allora, si vendevano perché c’era una sorpresa dell’Ape Magà o di Orzowei o di Platini, non per una generica sorpresa. Questo fatto, curiosamente, aveva avuto l’effetto opposto e mi aveva attirato maggiormente: il dono sarebbe stato doppiamente inaspettato! Acquistai il pacchetto con una banconota da 500 lire (*), e me andai felice col mio balocco. Aprii quindi le patatine e, perbacco!, non scorsi la sopresa. Da bimbo ottimista che ero, immaginai che fosse nascosta sotto il prelibato snack. Crunch crunch, divorai tutto il pacchetto, e della sorpresa nessuna traccia. Ero stato truffato. Mi avevano promesso una sorpresa e una sopresa non avevo ottenuto. Da allora, diffido di chi vuole farmi regali, ma mi piacciono ancora le patatine.
(*) In realtà non ricordo questo dettaglio, ma è ganzo ricordare che a quei tempi c’erano le banconote da 500 lire.
(Non è ammirevole quanto sono riuscito a tirarla in lungo a raccontare che una volta non ho trovato la sorpresa nelle patatine?)