Alla cremagliera? E come saranno mai? E che relazione ci sarà con un ingranaggio lineare, piano o ad asta, che assieme ad una ruota dentata viene utilizzato in meccanica per convertire il moto rotatorio in moto lineare continuo o viceversa? Leggete oltre e lo scoprirete!
I pomposissimi spaghetti alla cremagliera non sono altro che spaghetti con olio, acciughe e briciole di pane, e ovviamente non c’è nessuna relazione con l’ingranaggio lineare etc. Però mi mancava un nome sintetico per questo piatto, e invece che descriverlo con la lista dei suoi ingredienti ho deciso di battezzarlo con un nome a caso che suonasse bene(*). Come potete immaginare, è un piatto semplice e povero, ma ricco di gusto e di calorie (i Pinguini in Cucina non proporranno mai piatti dietetici, siatene certi!) e, soprattutto, autarchico.
(*) Avrei potuto azzardare forse “spaghetti alla Pollicino pescatore”, ma suona un po’ scemino e privo della sussiegosità del nome che ho scelto. La so proprio lunga!
Nella foto, a Golosino gli spaghetti alla cremagliera non sono piaciuti.
Prepararsi
Dopo un piatto messicano e uno francese, e in attesa di quello cinese che tutti attendono ma che io centellino, finalmente propongo un piatto italiano. Quindi, per festeggiare il Belpaese, dovreste:
- mettere su un po’ di buona musica italiana, stile Minghi o Toto Cutugno o Pupo. Se avete nel mangiacassette le sigle di cartoni dell’altra volta, potete riciclarle.
- suggerire al CT una formazione per la nazionale di calcio.
- indossare calzini bianchi, mutande rosse e cappello verde. Un po’ come un elfo privo di gusto a capodanno.
- suonare il mandolino.
- inveire contro il governo senza muovere un dito per cambiare la situazione.
- mangiare una fetta di Belpaese.
No, dai, seriamente: il Belpaese no, sa di plastica. Vi serviranno invece i seguenti ingredienti, questi per sul serio:
- Spaghetti. Non esagerate, 100 g a testa o poco più. Casomai aveste ancora fame, c’è sempre il Belpaese da finire. Altri tipi di pasta, sia filiformi che di tipo corto, penso potranno andar bene, ma se io chiamo questo piatto “spaghetti alla cremagliera” e non “pasta alla cremagliera” è perché gli spaghetti sono meglio, no? Insomma, la finiamo di fare polemica? (sì, me le canto e me le suono)
- Acciughe sott’olio o sotto sale: so che quelle sotto sale sono migliori, ma io ho sempre cucinato il piatto con quelle sott’olio, quindi non garantisco che venga identico (ma credo di sì). Vi serviranno 2-3 acciughe a persona.
- Pane: non ne serve tantissimo, diciamo un 20-30 g a testa. A mio gusto, preferisco per questo piatto pane con molta mollica soda, quindi suggerisco di utilizzare pagnotte di grano duro fatte a fette. Attenzione a non commettere l’errore di sostituire le briciole di pane col pangrattato, non è la stessa cosa!
- Olio: extra-vergine di oliva, più buono è meglio è, e ne serve anche una discreta quantità. Se, come me, siete dei morti di fame e volete risparmiare, io consiglio quello della Coop, di buona qualità, piuttosto economico e pure italiano (ricordate che stiamo preparando un piatto autarchico!).
- Acqua
- Sale grosso
E l’attrezzatura:
- Fornelli, due: per la prima volta nella storia di Pinguini in Cucina dovrete cimentarvi con due fornelli contemporaneamente! Tremate!
- Forno o tostapane per tostare il pane.
- Pentola per la pasta col suo coperchio
- Padella per il condimento
- Scolapasta
- Cucchiaio di legno
- Grembiule
Nota bene: non l’ho mai detto esplicitamente, ma ingredienti e attrezzatura devono essere nuovi per ogni ricetta, compresi i fornelli, ma non il grembiule. Quello dev’essere sempre lo stesso.
Cucinare
Se sapete già come si fa la pasta, questo sarà il piatto più facile di Pinguini in Cucina. Se non lo sapete, invece, oltre ad avere la disapprovazione di tutto il pubblico ed essere radiato dall’albo degli italiani, sarà più laborioso, perché non posso mica insegnarvi quanto sale ci va (12 grammi ogni litro d’acqua), come buttare gli spaghetti (gli integralisti dicono di non spezzarli, io me ne frego e spezzo) o come girarli (appena buttata la pasta perché non attacchi, dopo non serve più) o come scolarli (rovesciando la pentola sopra uno scolapasta messo in un lavandino) o quando sono cotti (dopo il numero di minuti indicato sulla confezione, ma per i piatti come questo che vengono ripassati in padella è meglio tirarli via un minutino prima). Per queste cose ci va un minimo di esperienza, non posso mica dirvelo io! Vi dirò invece i seguenti passi:
1) Indossate il grembiule e mettete a bollire l’acqua per la pasta. Mettete il sale subito, dai, non fate quelli che “così bolle prima”. Ne abbiamo già parlato. Coprite invece col coperchio, ci mette parecchio di meno a bollire.
2) Mentre l’acqua si scalda, prendete la padella, e fateci sciogliere le acciughe. Per compiere quest’operazione che ha del miracoloso, metteteci una certa quantità d’olio (diciamo sufficiente a coprire la superficie della padella, ma che rimanga poco più di un velo) e le acciughe. A fuoco medio-basso, spezzettate i simpatici pescetti col cucchiaio di legno e vedrete che, come per magia, pian piano si scioglieranno. Io rimango sempre incantato di fronte a questo spettacolo. Quando sono sciolte, spegnete il fuoco, ma lasciate la bottiglia dell’olio accanto alla padella. Vi servirà, eccome se vi servirà!
3) Accendete il forno o il tostapane, ma attendete a metterci dentro il pane. L’acqua bolle? Bene, buttate la pasta, giratela e subito dopo mettete a tostare il pane. Quest’ultimo dovrà risultare bello croccante ma non bruciato, quindi tenetelo d’occhio.
4) Ora viene il bello. Scolate la pasta (come detto sopra, un po’ più al dente di quanto siate usi fare e riversatela in padella. Alzate il fuoco, e iniziate a sbriciolare a mano il pane. Sì, a mano, le briciole devono essere irregolari: concedevene alcune parecchio grosse, meritano. Usate pure sia la crosta che la mollica, in proporzioni secondo il vostro gusto. Contemporaneamente girate la pasta, e aggiungete olio. Il pane si “mangerà” una tonnellata di olio, quindi dovrete metterne ancora. E’ questo il segreto calorico degli Spaghetti alla Cremagliera, il fatto che ci sono un sacco di grassi ma non sembra. Quando tutto vi pare pregno d’olio, togliete dal fuoco. Guardandola, vi sembrerà che manchi qualcosa: sì, aggiungete ancora un po’ d’olio a crudo. Ci sta bene.
Facile, no?
Mangiare, bere, varianti e impatto anale
Servite in tavola con la padella, fa allegria. Occhio però che, come tutti i piatti a base di spaghetti che siano ben conditi, è facilissimo sporcarsi, quindi non fate i fighi col tovagliolo sulle ginocchia, vi ritroverete con una patacca gigante sulla camicia rosa. Potete tenere il grembiule, oppure, ancora meglio, indossare il tovagliolo come Poldo Sbaffini legandolo dietro il collo. Per quanto riguarda il vino, è palese che si tratti di un piatto che si accompagna a un bianco, magari un po’ deciso. Per campanilismo, non posso non suggerire un Pigato.
Ora, se parlate di questo piatto in giro, ci sarà chi dice è meglio con altri ingredienti. Troverete chi suggerisce il pangrattato, e voi li guarderete con compatimento perché non sanno cosa si perdono coi bricioloni imbevuti d’olio; chi asserisce che ci sta il prezzemolo, e voi sbufferete dicendo che magari sì, però è inutile; infine, e sono i più numerosi e i più malvagi, ci saranno coloro che sosterranno la necessità dell’aglio. Questi ultimi li prenderete a cartoni in faccia per la loro impudenza. Mi sembrano invece alternative sperimentabili (ma non sperimentate da me in prima persona) l’aggiunta di pinoli, o di formaggio grattato nel piatto, o una spolveratina di pepe o di peperoncino. Tra le tre, i pinoli è quella che mi ispira di più.
L’impatto anale è basso. Il piatto si digerisce bene, magari fa venire un pochino di sete ma intanto avete il vostro Pigato bello fresco, non dà alito cattivo (se non l’avete già per gli affari vostri) e la cacca sarà perfettamente normale, forse solo leggermente più facile per le quantità di olio che avrete usato. Ottimo piatto quindi per stupire la vostra futura dolce metà al primo appuntamento con le vostre doti culinarie: basta che vi ricordiate di mettervi il tovagliolo sulla camicia rosa.
Un buon appetito autarchico!
24 Comments »
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Ebbene si’, mi assumo l’onore/onere di scrivere il primo commento.
essendo un piatto autarchico (i.e. con ingredienti non di importazione), non hai specificato che anche le acciughe (o meglio, “ciughe”, come dice Braccio di Ferro) devono essere italiane e non spagnole (con tutto rispetto per i neocampioni del mondo). Forse nei supermercati genovesi si da’ la cosa per scontata, ma nei supermercati berlinesi questo non accade.
PS: ora qualcuno mi chiedera’: “ma non potresti proprio andare in ferie invece di scrivere stronzate?” Beh, non gli do torto, ma resto a Berlino questo mese
Comment di paolo • 13 Luglio 2010 12:12
Ne voglio un’altro. Non mi piacciono le acciughe.
(barbara che oggi c’ha il nervosismo per il caldo)
Comment di barbara • 13 Luglio 2010 12:54
Ehm ehm, questa ricetta mi è familiare….
Comment di serir • 13 Luglio 2010 14:21
serir:
1) complimenti per il mondiale vinto da una squadra multiculturale (ci giocano i catalani, altro che polacchi e turchi!)
2) suppongo che avrai anche tu gli stessi problemi che ho io a trovare generi genuinamente italoautarchici
Comment di paolo • 13 Luglio 2010 14:31
Paolo: 1) grazie. Fa piacere che mi venga riconosciuto lo sforzo fatto per giungere a questo importante traguardo.
2) sì li ho. Ma, grazie a Diós, vivere in un paese mediterraneo fa sì che i generi ispanoautarchici siano comparabili. ¡¡¡Arriba España!!!
Comment di serir • 13 Luglio 2010 14:39
Ahum. Ma una volta mi dicesti che le acciughe erano urende crudeli cattive e malvagizime! Sono conTuso!
Lo (s)P(h)igato non l’ho provato giammai.
Potrei farmela stasera, la suddetta pasta, ma anche no.
Comment di Cementino • 13 Luglio 2010 14:47
Paolo 1: ci hai ragione, le acciughe dovrebbero essere italiane in modo da soddisfare il requisito dell’autarchia. Preoccupatèvene.
(a luglio non va in ferie nessuno, almeno in Italia…)
Barbara: me ne dolgo.
Serir 3: ma tu sicuramente ci metti l’aglio, e io ti prendo a cartoni in faccia.
Serir 5: non mentire, te ne fotte una sega dei mondiali e tu tenevi per il Portogallo. I generi spagnoli, ancorché comparabili, sono privi del tricolore (e sinceramente non credo che l’olio d’oliva spagnolo sia come quello italiano…)
Cementino: non ricordo di averlo mai detto, a me le acciughe sono sempre piaciute in tutti i modi, fresche e conservate. Il Pigato non è facilissimo da trovare nei postacci dove sei tu. Provvederemo la prima volta che ci vediamo.
Comment di xx • 13 Luglio 2010 14:58
Cementino: stetti a Gent un mesetto fa. E’ un bel posto malgrado i cantieri e ci sono negozi fighi. Ma mi cadde la fotocamera nella piazza della statua di gruppo e si ruppe definitivamente.
Xx: sì l’aglio ci va. Se non ti sta bene, t’attacchi. L’olio d’oliva spagnolo è buono esattamente come l’italiano, i pomodori invece sono meno saporiti. ¡¡¡Campeones, campeones!!!!!
Comment di serir • 13 Luglio 2010 20:47
Mi permetto di suggerire di allenarsi bene nello sbriciolare il pane, giacche’ potra’ servire per fare il katsudon.
Comment di Joril • 13 Luglio 2010 20:58
Serir: sei stato in Belgio, la perdita di una macchina fotografica è il meno peggio che ti può accadere. L’aglio ci va magari nella tua ricetta, non negli spaghetti alla cremagliera. L’olio sicuramente è buono come quello italiano se non di più, ma questo è un articolo autarchico, quindi lo negherò fino allo sfinimento.
Joril: ho le dita allenate da Mario Kart, nulla mi spaventa.
Comment di xx • 14 Luglio 2010 08:42
Appena letto il titolo del post, pensavo fosse la rubrica Enciclopedia Stronza.
Non mi piacciono le acciughe sotto sale, quindi plaudo all’utilizzo di quelle sott’olio.
Tutto buono e divertente, ma non posso fare a meno di ridere quando leggo impatto anale. Hahaha. Anale. Impatto. Hahaha. Ha.
Comment di kotekino • 14 Luglio 2010 16:47
Mi piace un sacco… La facevo gia`, ma, ahime`, mi mancavano le briciole… Urge rimediare!
Plaudo ancora alla nuova rubrica, sa va san dir! :)
Comment di Botty • 14 Luglio 2010 17:46
Ho il sospetto che questa rùbrica verrà ricordata dai posteri soprattutto per l’espressione “impatto anale”, e non per la gioia che reca alle papille gustative dei miei lettori!
Comment di xx • 14 Luglio 2010 17:48
beh, e’ la tipica situazione della serie che ha successo per un personaggio o situazione secondaria, che prendono il sopravvento al di la’ delle intenzioni dell’autore (il primo caso che mi viene in mente e’ il Thimble Theater di Segar dove Braccio di Ferro compare all’inizio come un personaggio secondario).
In questi casi il personaggio diventa principale e viene creata una serie tutta per lui (oppure la vecchia serie prende il suo nome): dunque xx aprira’ una rubrica intitolata “impatto anale”? O cambiera’ il nome da “pinguini in cucina” a “impatto anale”?
Comment di paolo • 15 Luglio 2010 10:23
Ne aveva parlato Kuma nel suo lunghissimo articolo su The Big Bang Theory sui maialini (che son troppo pigro per linkare), a me piace chiamarla “sindrome di Fonzie”. Beh, comunque qua non capiterà. L’impatto anale se ne starà bello tranquillo, e non importa se è più figo di Ricky Cunningham con la sua giacca di pelle e la sua moto.
Comment di xx • 15 Luglio 2010 14:58
Approfitto dell’occasione per declamare che il Popeye originale anni ’30 mi fa ghignare.
“A comic artist ain’t no different than you or me or anybody excep’ he knows how to draw pitchers an is crazy in the head”
Comment di Joril • 15 Luglio 2010 21:11
Joril: non e’ che anche tu stia comprando l’integrale Fantagraphics? la citazione dalla storia sul Puddleburg Weekly Splash ti tradisce…
xx: conosco anch’io il post di Kuma. Puoi pero’ aprire un altro tema “impatto anale” con articoli illuminanti come “impatto anale del katsudon”, “impatto anale della tartare au reblochon” e simili
Comment di paolo • 16 Luglio 2010 09:04
Beh li ho letti in prestito :) Cmq della Fantagraphics sto comprando la sugosissima serie Complete peanuts!
Comment di Joril • 17 Luglio 2010 01:02
Belin, quella si’ che e’ sugosissima, peccato che abbia gia’ le dailies in italiano in volumi B&C
Comment di paolo • 17 Luglio 2010 11:29
I primi due volumi del Popeye della Fantagraphics ce li ho pure io, ma ho smesso perché facevo troppa fatica con l’inglese di Popeye.
Che poi fa ridere perché io e Golosino diciamo “vado a fare la popeye” per dire popò.
Comment di xx • 19 Luglio 2010 11:47
Popeye -> popo’ -> impatto anale.
Gira e rigira, si finisce sempre li’
Comment di paolo • 19 Luglio 2010 12:00
Il bimbo della foto non può essere Golosino, i boccoli alla Abatantuono che aveva da piccolo non sarebbero entrati nella ciotola.
Comment di deedrew • 22 Luglio 2010 10:25
Mi ha molto conquistata la comprensione del vostro articolo. raccomanderò del vostro blog ai miei amici di Twitter. Grazie ancora. Continuate cosi!
Comment di Prestiti Protestati • 25 Settembre 2010 20:10
Eeeeh, so che non dovrei lasciare gli spam, però questo mi ha conquistato. Non vorreste farmi prestare dei soldi anche voi dauno con quel mostrillo?
Comment di xx • 28 Settembre 2010 14:20