Weekend di pochi volumi, ma di buona qualità media. Sono soddisfatto.
Di bello:
Habibi, di Craig Thompson: questo monumentale volume di quasi 700 pagine è rimasto in attesa di lettura dallo scorso Lucca Comics, forse perché ero spaventato dalla mole. E’ un vero e proprio romanzo grafico: romanzo, per il carattere di storia autoconclusiva con un ampio arco, e grafico non solo perché è un fumetto ma anche per il modo in cui la calligrafia araba è parte della storia. E il mondo arabo è il vero protagonista, in un curioso melange tra quello classico da Mille e una notte e quello moderno. Vediamo quindi grattacieli, bidonville in mezzo alla spazzatura e motorette accanto a eunuchi, sultani, harem e scribi. La storia è un po’ meno originale, parla di un rapporto un po’ contorto tra due persone, come si perdono e poi si ritrovano, il tutto che ruota intorno ai tanti modi possibili di dare e ricevere amore. Un gran bel fumetto.
Appartment vol.2, di Kang Full: secondo volume che conclude la storia horror di cui ho parlato la settimana scorsa, non svacca affatto quando si iniziano a scoprire le cose, e l’orchestrazione mediante i diversi punti di vista diventa sempre più complessa e interessante. Non ultimo, il fumetto ha anche una sua morale niente affatto trascurabile, e si usa spesso la parola psicopompo che è buffissima. Ancora più consigliato.
Golgo 13 vol.2, di Takao Saito: secondo volume su 3 di un “Best of” di Golgo 13, un fumetto noir giapponese (un gekiga più che un manga) pubblicato ancora oggi a partire dal 1969. Impossibile tradurlo tutto, ma le storie scelte dall’autore e pubblicate in tre volumi sono davvero belle. In questo volume, in particolare, spicca la prima, lunga storia focalizzata sul destino dei Romanov intrecciata con una spy story particolarmente intricata, e una breve storia di vendette mafiose ambientata nel deserto americano.
Dylan Dog n.1, L’alba dei morti viventi di Tiziano Sclavi e Angelo Stano: mentre mi preparavo il caffè, mi è caduto l’occhi su una libreria e mi son detto “Ehi, ma da quanto tempo è che non mi rileggo il Dylan Dog dei tempi d’oro?”, ho afferrato il numero 1 e l’ho riletto. Non so dire quanto e cosa rileggerò di questa serie, ma intanto iniziamo con questo. A me piace poco Stano. Anche quando si impegna, come in questo albo, trovo i suoi disegni sgraziati e poco adatti alla narrazione. E inoltre il difetto principale di Dylan Dog, l’eccessivo citazionismo (o, potremmo dire, il servilismo nei confronti del cinema) è ben presente nella storia, tanto che le scene di azione e horror sembrano copiate da un distillato di film horror. Eppure i dialoghi sono perfetti, c’è umorismo, ironia, una scrittura di gran qualità, i personaggi sono introdotti con classe e naturalezza. Il primo Dylan Dog si legge ancora con grandissimo piacere cinque lustri dopo.
Di così così:
Le petit sale con di Madet: ion apparenza un fumetto semi-erotico con protagonisti animali antropomorfi, è in realtà la storia di una relazione nata male, proseguita peggio e finita, ovviamente, malissimo. Forse la cosa più interessante è l’analisi di come i due si rendano conto da subito che non funzionerà, né a letto né fuori, ma insistono comunque in una sorta di masochismo.
Nodame Cantabile vol. 22 di Tomoko Ninomiya: quasi giunto alla fine con un po’ di stanchezza questo manga per signorine cresciutelle (ditemi voi come si chiamano gli shojo per universitarie!) ambientato nel mondo della musica classica. Io ho l’impressione che, cercando di far evolvere i personaggi che erano delineati molto chiaramente, l’autrice abbia finito per snaturarli. Ma vedremo come finisce.
Notes, tome 2 di Boulet: originariamente pubblicato sul suo blog, Boulet (disegnatore del Donjon Zenith dopo che Trondheim ci ha mollato) raccoglie micro storie autobiografiche che spesso diventano dei carnet di viaggio, ma fa anche lo sforzo di crearci una cornice intorno, per la verità non molto riuscita. Interessante la varietà di stili di disegno che Boulet sfoggia, mentre le storie non sono malaccio ma mancano dell’incisività dei migliori diari di Trondheim o Sfar. Scritto in un francese colloquiale a volte piuttosto ostico, ma interessante da affrontare.
Di brutto:
Niente! :)