Una volta il professor Locatelli, in prima media, per farci esercitare col lessico ci fece trovare in classe tutti i sinonimi del verbo “dire” da usare per introdurre un dialogo, scrivendoli progressivamente sulla lavagna.
“Esclamare!” Bene. “Parlare!” No. Non è transitivo. “Ribattere!” Eccellente! E così via.
Dopo un po’, quando le proposte iniziavano a latitare, sparai la cartuccia che avevo tenuto in serbo fin dall’inizio: “flautare”.
Avevo incontrato questo verbo in un Giallo dei Ragazzi, serie che leggevo spesso prendendone i volumi dalla biblioteca di Alassio. Non ricordo come l’avessi scoperta, visto che non sono mai stato appassionato di gialli, ma in un modo o nell’altro mi ero sciroppato una bella trentina di libercoli. I miei preferiti erano la serie “Hardy Boys”, che è stata poi spietatamente parodiata in South Park. Penso di essere stato uno dei pochi in Italia a cogliere il riferimento. Mi meriterei un premio.
Beh, comunque, in un Giallo dei Ragazzi c’era un personaggio che si chiamava Trudy che a un certo punto flautava qualcosa, e siccome era scritto in un libro, era per forza valido. Alzai la mano e dissi “Flautare!”. Il professore ridacchiò e disse: “Flautare? Fai come XYZ, ti inventi le parole?”. Non ricordo chi fosse lo scrittore XYZ, forse D’Annunzio, o forse Gadda, e il paragone poteva anche essere lusinghiero, ma io ci rimasi male perché “flautare” non era stato scritto sulla lavagna. E Trudy, allora, cosa aveva fatto?