Vi assicuro che mi sento assai scemo a proporre questo cosiddetto Mistero, perché sono certo che non solo la soluzione ci sia (e questo è ovvio), ma che sia anche particolarmente semplice. Però io non ci arrivo, devo avere qualche sorta di barriera mentale che mi impedisce di afferrare la risposta, un po’ come mi succede per i moduli delle tasse. Non so se vi succede la stessa cosa, ma quando mi arriva una raccomandata dal Ministero del Tesoro o i suoi amici c’è un omino nel cervello che canta la Cucaracha mentre cerco di capire cosa c’è scritto.
Ma ciancio alle bande, il problema è questo: a Genova, nella zona di San Fruttuoso, ci sono due semafori uno dietro l’altro con una particolare sincronia. La metà delle volte, quando viene verde al primo semaforo scatta il rosso al secondo; nell’altra metà dei casi, i due verdi sono sincronizzati (verde il primo, verde il secondo). Qual è il rapporto tra la durata dei due semafori?
(Sì, lo so che è facile, quindi dando la risposta giusta evitate commenti sarcastici, se potete. Ok, non potete.)
Tappu, come i più sapranno, è la mia nipotina di quasi due anni, la figlia di mia sorella. Ovviamente quello non è il suo vero nome, ma siccome l’estate scorsa c’è stato un periodo in cui “Tappu” era la sua parola preferita (senza che nessuno abbia mai capito cosa significasse), io ho deciso di appiopparle questo soprannome e la povera stellina se lo terrà per tutta la vita. Già mi immagino tra sessant’anni: “Ehi, Tappu, mi cambi il pannolone?” “Cambiatelo da solo, vecchio rincoglionito! E smettila di chiamarmi Tappu!” (si sa, i giovani d’oggi non hanno rispetto per gli anziani…).
Ma veniamo a noi. Uno dei regali che Tappu ha ricevuto a Natale è stato un carrellino della spesa corredato di verdura e frutta di plastica, regalo che ha assai apprezzato. C’era la mela, la banana, il peperone, la fragola, il pomodoro e il… cosa diamine è questo?!?
Una delle preoccupazioni di zia Adelina, oltre che fare in modo che io finissi tutto quello che avevo nel piatto, era che mi tenessi il cappotto (o, come lo chiamava lei, il paletò) in casa. Intendiamoci, non passavo le mie giornate in casa a guardare Trider G7 e Robottino intabarrato in sciarpe e giacconi, ma se, ad esempio, dovevo entrare un momento in casa per prendere un quaderno che avevo dimenticato, o se stavo ad aspettare qualcuno che non era ancora pronto per uscire, non mi stavo a spogliare. E che marroni!
Per zia Adelina, questo era un comportamento gravissimo, poiché “Se tieni il paletò in casa, poi quando esci hai più freddo e ti ammali!”. A me la cosa suonava un po’ strana, perché la temperatura esterna rimane la stessa sia che io tenga il cappotto in casa sia che non lo faccia, e comunque accumulare un po’ di calore prima di affrontare le intemperie male di sicuro non fa. Però, quando lei era in giro, obbedivo, più per evitare futili discussioni che altro.
Mi è rimasto tuttavia il dubbio che potesse esserci un fondo di verità in quello che la zia diceva; adesso, coi potenti mezzi di Internet, vediamo di risolverlo una volta per tutte: tenere il paletò in casa fa ammalare?
(articoletto extra per viziarvi un po’, suvvia…)
L’articolo sui motori di ricerca si fa una volta all’anno, ma non ho potuto resistere: oggi sono arrivati qui cercando su Google la stringa:
ping-pong a či fico-pong
Due domande:
a) cosa cacchio cercavano?
b) esiste al mondo un’espressione più buffa di questa?
Non di rado, per rafforzare l’idea che qualcuno dice una bugia, si utilizza l’espressione “Egli mente sapendo di mentire”.
Ma è possibile mentire senza sapere di mentire? O meglio, è possibile certamente non dire la verità involontariamente, ma questo è classificabile come “mentire”?
E ora, qualcosa di completamente diverso: utilizzo questo blog per chiedere qualcosa che mi serve e per la quale sono troppo pigro per informarmi, quindi utilizzo vergognosamente la pomposa categoria Misteri della vita.
Avrei bisogno di un cellulare che mi funzioni da agenda. Deve quindi potersi sincronizzare con un PC con qualche tipo di applicazione che mi permetta di inserire i miei impegni (e la lista della spesa!), e poi fornirmi un allarme quando è il momento giusto. Tale applicazione, in termini ideali, dovrebbe anche avere una versione web per permettermi di inserire informazioni un po’ ovunque (anche se, va da sé, per la sincronizzazione ci vorrà un programma installato), ma non è fondamentale. Non voglio nulla di pesante o ingombrante, quindi niente delle dimensioni di un iPhone o tantomeno di un Blackberry: la tastiera non serve perché il grosso del data entry lo vorrei fare col pc. Voglio spendere il meno possibile e non mi interessa nulla delle funzioni aggiuntive comuni (fotocamera, suonerie polifoniche, lettore mp3 etc.) , anche se so che ormai te le tirano dietro. Ho simpatia per i Nokia, coi quali mi son sempre trovato bene, ma sono aperto ad altre soluzioni.
Avete suggerimenti?